«La Chiesa non è una realtà statica, è sempre in cammino nella storia»

«La Chiesa non è una realtà statica, ferma, fine a se stessa, ma è continuamente in cammino nella storia, verso la meta ultima e meravigliosa che è il Regno dei cieli, di cui la Chiesa in terra è il germe e l’inizio». A ricordarlo, citando il Concilio, è stato il Papa, all’inizio della catechesi dell’udienza generale di oggi. «Quando ci rivolgiamo verso questo orizzonte – ha proseguito il Papa – ci accorgiamo che la nostra immaginazione si arresta, rivelandosi capace appena di intuire lo splendore del mistero che sovrasta i nostri sensi. E sorgono spontanee in noi alcune domande: quando avverrà questo passaggio finale? Come sarà la nuova dimensione nella quale la Chiesa entrerà? Che cosa sarà allora dell’umanità? E del creato che ci circonda?». «Queste domande – ha aggiunto il Papa a braccio – non sono nuove, sono già state fatte al tempo dei discepoli», che si chiedevano: «Quando avverrà tutto questo? Quando sarà il trionfo dello Spirito sulla creazione». «Sono domande umane, domande antiche -, ha commentato Francesco, secondo il quale – anche noi ci facciamo queste domande».
Il Paradiso, «più che un luogo», è «uno stato in cui le nostre attese più profonde saranno compiute in modo sovrabbondante e il nostro essere, come creature e come figli di Dio, giungerà alla piena maturazione». Un luogo in cui «saremo finalmente rivestiti della gioia, della pace e dell’amore di Dio in modo completo, senza più alcun limite, e saremo faccia a faccia con Lui». A spiegarlo ai fedeli è stato il Papa, che poi a braccio ha aggiunto: «È bello questo! Pensare al cielo. Tutti noi ci troveremo lassù. È bello, dà forza all’anima». La «meta a cui tende la Chiesa», ha ricordato Francesco, è la «Gerusalemme nuova», il Paradiso. In questa prospettiva, «è bello percepire come ci sia una continuità e una comunione di fondo tra la Chiesa celeste e quella ancora in cammino sulla terra». «Coloro che già vivono al cospetto di Dio – ha ricordato il Papa – possono sostenerci e intercedere per noi dal cielo. D’altro canto, anche noi siamo sempre invitati ad offrire opere buone, preghiere e la stessa Eucaristia per alleviare la tribolazione delle anime che sono ancora in attesa della beatitudine senza fine». Tutto ciò, ha spiegato Francesco, perché «nella prospettiva cristiana la distinzione non è più tra chi è già morto e chi non lo è ancora, ma tra chi è in Cristo e chi non lo è! Questo è l’elemento determinante, veramente decisivo per la nostra salvezza e per la nostra felicità».
Quello che ci aspetta, alla fine dei tempi, è «una nuova creazione» che non è «un annientamento del cosmo e di tutto ciò che ci circonda, ma un portare ogni cosa alla sua pienezza di essere, di verità, di bellezza». A puntualizzarlo, alla fine della catechesi dell’udienza odierna, è stato il Papa, secondo il quale «questo è il disegno che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, da sempre vuole realizzare e sta realizzando».
«La Sacra Scrittura – ha spiegato Francesco ai fedeli – ci insegna che il compimento di questo disegno meraviglioso non può non interessare anche tutto ciò che ci circonda e che è uscito dal pensiero e dal cuore di Dio». San Paolo «lo afferma in modo esplicito», quando dice che «anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio». Altri testi utilizzano l’immagine del “cielo nuovo” e della “terra nuova”, per dire che «tutto l’universo sarà rinnovato e verrà liberato una volta per sempre da ogni traccia di male e dalla stessa morte». «Quella che si prospetta, come compimento di una trasformazione che in realtà è già in atto a partire dalla morte e risurrezione di Cristo, è quindi una nuova creazione», le parole del Papa: «Quando pensiamo a queste stupende realtà che ci attendono, ci rendiamo conto di quanto appartenere alla Chiesa sia davvero un dono meraviglioso!».