«Papa Francesco, un uomo solidale con l’umanità, che convince con l’azione»

«Fratelli e sorelle, buonasera!». Sono passati venti mesi da quando questa frase, pronunciata dal balcone di Piazza San Pietro da un semi-sconosciuto gesuita, ha fatto sperare, sorridere, emozionare tutto il mondo. In questi venti mesi se ne sono dette parecchie di cose sul conto di quel gesuita “venuto dalla fine del mondo”. Lo si è etichettato come “icona pop”, o “il Papa del nuovo millennio”, o ancora come “il Papa della gente”. Ma chi è davvero Papa Francesco?
Cerchiamo di capirlo meglio con l’ennesimo incontro di “Molte fedi sotto lo stesso cielo”, promosso dalle Acli. La cornice che fa da sfondo è quella del Tempio Votivo della Pace (parrocchia di Santa Lucia), affollatissimo per l’appuntamento. I due ospiti sono quelli delle serate da tutto esaurito: Massimo Cacciari, filosofo, critico, politico (ex sindaco di Venezia); Enzo Bianchi, religioso, scrittore, fondatore della comunità monastica di Bose. A coordinare l’incontro monsignor Alberto Carrara, direttore del Santalessandro.org.
«Il Cristianesimo non fa che cominciare – esordisce Bianchi citando il padre ortodosso Aleksandr Men –. Il Cristianesimo mostra il suo vero volto solo raramente, quando qualche persona si fa Vangelo e non quando c’è qualcuno che cerca di riformare la Chiesa. Chi legge la storia sa bene che la riforma delle Chiese è impossibile. Al massimo si può avere una primavera della Chiesa. C’è stata con Papa Giovanni XXIII e la vedo di nuovo in Papa Francesco».
Ma quali sono le novità portate da Bergoglio? Perché si sente parlare sempre di più di svolta storica? «Papa Francesco è innanzitutto un uomo – prosegue il religioso -. Un uomo solidale con l’umanità, un uomo che non vuole che la Chiesa intervenga, ma, piuttosto, che accompagni. In definitiva, è un uomo semplice così come lo era alle periferie di Buenos Aires; uno che ha bisogno di rapporti, di vedere gente. Non è un attore. Per lui Gesù Cristo è il Vangelo e il Vangelo è Gesù Cristo. Non è una cosa scontata».
La palla passa a Cacciari: come si colloca Papa Francesco all’interno del nostro secolo, all’interno della nostra epoca? «Siamo in un’epoca di grandi trasformazioni e questo Papa si colloca perfettamente in questo contesto – risponde il filosofo -. Il suo appello è che bisogna fare. La sua volontà è di convincere il secolo non con la teologia, ma con il fare. Bisogna confabulare col secolo, bisogna entrarci in sintonia. E lui, con il suo linguaggio fortissimo nella sua debolezza, cerca di indicare che l’Europa non è più al centro, che il tramonto dell’Occidente è realtà. Che stiamo vivendo in una guerra in cui il terrorismo internazionale sta diventando Stato e intanto l’Occidente sta a guardare. Tutto questo il Papa ce lo dice. Ma c’è una reazione da parte nostra?».
Si ha però l’impressione che la figura del Papa rischi di diventare un surrogato. Stiamo andando verso la nascita di una Chiesa mediatica? «Se mettiamo bene a fuoco la situazione della Chiesa nell’Occidente, dobbiamo confessare che è una Chiesa debole – afferma Bianchi -. Le nostre comunità sono sovente afone e la massa è spesso indifferente alla presenza ecclesiale. Per contro, si avverte una Chiesa più aperta, più misericordiosa e in molti tornano alla confessione. Ho sentito che un Vescovo italiano ha detto che l’enciclica del Papa sembra scritta da un campesino. Mi viene da rispondergli: meno male che c’è qualcuno che cerca di parlare a tutti. Insomma, i mass media stanno creando molte aspettative intorno a Papa Francesco e il rischio è quello di illudersi; ma nella storia ci sarà sempre qualcuno che ha il coraggio di muovere la cenere che fa divampare la fiamma. Ecco, per me Papa Francesco è stato capace di farlo».