Corsi di surf all’oratorio

Una delle evidenze più chiare nella società attuale è che tutto è diventato liquido. Liquida la famiglia, liquida – non parliamone – la politica, liquidissima l’informazione, liquida l’economia, liquidi i programmi scolastici, liquidi i rapporti sociali in ogni ambito, liquida anche l’appartenenza alla Chiesa. E così via liquidando… A non finire.

Io non so nuotare, neanche facendo il morto, e come me ce ne sono tanti altri: tutti destinati, se finiamo in acqua, anche in acqua bassa, a sprofondare in quattro e quattr’otto e a lasciarci miseramente le penne.
In un quadro come questo, di totale liquidità, è lampante che l’impegno che urge di più nelle agenzie educative più sane, e quindi anche nei nostri oratori, è quello di attrezzare i ragazzi, in particolare gli adolescenti e i giovani, a stare a galla e addirittura a… camminare sulle acque, anche le più insidiose.

IMPARARE A CAMMINARE SULLE ACQUE

E qui serve la tecnica del surf, lo sport acquatico che consiste nello scivolare sulle onde, utilizzando una tavola, che, fissata ai piedi, consente di cavalcare anche i marosi più forti. (Una variante più alla portata dei comuni mortali è il windsurf, che, oltre a sfruttare la forza delle onde con la tavola applicata ai piedi, sfrutta anche la forza del vento con una piccola vela fissata alla tavola stessa).
È chiaramente impensabile di dire ai ragazzi di oggi di stare lontani dall’acqua. È proprio la sua liquidità, anche mossa, che li attira e li fa sentire liberi.
Occorrono quindi convinti e insistenti corsi di surf (o di windsurf) per attrezzarli a navigare in internet, in facebook, nella lettura dei giornali, nello stare davanti alla Tv, ecc, ecc.
Occorre mettere in guardia quelli che non si rendono conto dei pericoli di annegamento che corrono continuamente se non stanno attenti, ma occorre anche aiutare quei ragazzi che sentono l’ansia per la totale liquidità della vita in cui si trovano immersi.

IL SURF, UNA BELLA IMMAGINE DELLA FEDE

Ai primi si farà venir voglia di aver sotto i piedi la solidità della tavola del surf, ai secondi si dovrà insegnare ad usarla a dovere in modo da muoversi con sicurezza e perfino da campioni quali che siano le condizioni del mare e la forza del vento. E non dovrà trattarsi di allerta e di consigli generici, come troppo spesso succede, ma serviranno esercizi sistematici, insistenti e progressivi perché i ragazzi imparino ad affrontare e dominare le onde di qualsiasi forza, in qualsiasi mare.
La tavola del surf che noi possiamo offrire è paradossalmente la fede. Avete letto bene. La fede sembra la più traballante delle condizioni della persona umana, ma aveva ragione l’antico profeta Isaia quando diceva: «Se non avrete fede non avrete stabilità». Era un esperto in umanità il vecchio. L’asse del surf è la più precaria delle attrezzature, ma, calzata bene e usata con arte, è capace di aiutare a camminare sulle acque da signori, come il Signore.
Un dubbio che mi assilla molto è che nelle catechesi e nei corsi formativi dei nostri oratori si faccia troppo poco in questo senso. Nell’ora di religione nelle scuole forse ancora meno. Sarei felice di essere smentito.