Vittorio Messori attacca Papa Francesco. Soffice la forma, dura la sostanza

Vittorio Messori ha usato un suo personalissimo modo per fare gli auguri al Papa, con un articolo, pubblicato dal Corriere il 24 dicembre. Si tratta, in buona sostanza, di un duro attacco.

PERPLESSITÀ

Il giornalista confessa che il suo giudizio oscilla continuamente tra adesione e perplessità. Papa Francesco è, infatti, imprevedibile, tanto da turbare la “tranquillità del cattolico medio”. Particolarmente forti le critiche alle varie aperture del Papa: Scalfari, Pannella, i rappresentanti delle altre religioni. Le perplessità di Messori rendono più evidente l’idea, fortemente affermata, che comunque ogni Papa è il rappresentante temporaneo del “Cristo onnipotente e onnisciente”. Come a dire che ciò che Papa Francesco fa è limitato, temporaneo, criticabile. È finanche troppo evidente la simpatia di Messori per Papa Ratzinger e la relativa sorpresa per il fatto che il Papa emerito non ha mai, nemmeno velatamente, preso le distanze dalle avventurose posizioni di Papa Bergoglio.

IL PAPA NON FA IL PAPA

Non ci vuole molto per vedere nelle posizioni di Messori una tipica espressione di queste “minoranze pensanti”, che sono convinte di essere più cattoliche del Papa e che, in nome della libertà di espressione, intendono insegnare al Papa come si fa il Papa. I cattolici tradizionalisti come Messori, che predicano l’adesione alla Chiesa, ne prendono dunque le distanze quando la Chiesa non la pensa come loro. Sottinteso: la vera Chiesa siamo noi e il Papa, al massimo, ne deve prendere atto. Significativo in particolare il passaggio nel quale Messori descrive Papa Francesco che oscilla tra il buon parroco, quello delle omelie di santa Marta, e il rischioso dialogante con Scalfari e con Pannella. Il Papa, in altre parole, non fa mai il Papa: o fa il parroco o fa il transfuga che dialoga con i nemici. Da questo punto di vista mi pare strano l’accenno che Messori fa ai cattolici medi che soffrono per quello che il Papa fa e dice.

A PROPOSITO DI “CATTOLICI MEDI”

Vivo continuamente in mezzo ai cattolici medi, forse più “medi” di quelli con i quali vive Messori, che non scrivono libri e neppure articoli per il Corriere e mi risulta, con assoluta certezza, che il cattolico medio è, senza la minima esagerazione, entusiasta di papa Francesco. Quelli che lo criticano non sono né molti né medi. Mi sembrerebbe quindi, segno di semplice buon senso che Messori non pretenda di rappresentare la massa dei cattolici. E di non pensare che le convinzioni dei cattolici medi coincidono esattamente con le sue. In tutto il discorso di Messori serpeggia un’idea che, anche questa, non è solo sua, ma di diversi altri credenti, anche cardinali e preti. La Chiesa si difende e non si offre. E cioè, in altre parole, la Chiesa è prima di tutto per se stessa e non per gli uomini. La preoccupazione prima di Messori è l’identità della Chiesa, non la sua capacità di parlare con il mondo. La Chiesa “per” gli altri non è la Chiesa di Messori.

“DIO CI SCAMPI DAI CONVERTITI”

Scambio quattro parole con un amico sulle critiche di Messori. E l’amico, con una certa ruvidezza, commenta: “Dio ci scampi dai convertiti”. “Perché?”, gli chiedo. Mi spiega: Messori è il classico convertito, che ama dipingere i suoi trascorsi anticlericali e agnostici. Poi arriva, trionfale, la conversione che, naturalmente, è improvvisa e inspiegabile (tutti i convertiti seri, mi dice l’amico, sentono l’esigenza di essere un po’ san Paolo). E, con la conversione, si passa dal rifiuto di tutto all’accoglienza di tutto. Diventa vero tutto infatti: anche il fatto che a un contadino del ‘600 sia cresciuta una gamba per intercessione del Vergine del Pilar (Vedi il libro “Il miracolo” che Messori pubblicò nel 1998). “Sarà anche vero quel miracolo, mi dice l’amico, ma a me che sono invitato a credere a un Dio che si fa bambino, che cosa dice una gamba che cresce miracolosamente? Nulla, nulla di necessario e pochissimo di utile. Con buona pace di Vittorio Messori”. “Abbiamo bisogno di testimoni, non di padri eterni. Di quelli ce ne sono già troppi” conclude l’amico.

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