Papa Francesco, appello per il Niger: «Non si può fare la guerra in nome di Dio»

«Le persone scartate: questo è il motivo principale della povertà, non le famiglie numerose». A ribadirlo, a braccio, è stato il Papa, che ripercorrendo il viaggio nelle Filippine ha detto che «gli incontri con le famiglie e con i giovani, a Manila, sono stati momenti salienti della visita». «Le famiglie sane sono essenziali alla vita della società», ha esordito il Papa: «Dà consolazione e speranza vedere tante famiglie numerose che accolgono i figli come un vero dono di Dio». «Ho sentito dire che le famiglie con molti figli e la nascita di tanti bambini sono tra le cause della povertà», ha detto il Papa: «Mi pare un’opinione semplicistica», ha commentato. «Posso dire che la causa principale della povertà è un sistema economico che ha tolto la persona dal centro e vi ha posto il dio denaro, un sistema economico che esclude e che crea la cultura dello scarto che viviamo», ha poi affermato salutato da un grande applauso. «Occorre proteggere le famiglie, che affrontano diverse minacce, affinché possano testimoniare la bellezza della famiglia nel progetto di Dio», ha esclamato: «Occorre anche difenderle dalle nuove colonizzazioni ideologiche, che attentano alla sua identità e alla sua missione».

«La cura dei poveri è un elemento essenziale della nostra vita e testimonianza cristiana: comporta il rifiuto di ogni forma di corruzione che ruba ai poveri e richiede una cultura di onestà». Lo ha detto il Papa, che nella parte finale della catechesi ha rivelato che «è stata una gioia per me stare con i giovani delle Filippine, per ascoltare le loro speranze e le loro preoccupazioni». “Ho voluto offrire ad essi il mio incoraggiamento per i loro sforzi nel contribuire al rinnovamento della società, specialmente attraverso il servizio ai poveri e la tutela dell’ambiente naturale”, ha affermato il Papa, ringraziando “il Signore per questa visita pastorale in Sri Lanka e nelle Filippine”: “Gli chiedo di benedire sempre questi due Paesi e di confermare la fedeltà dei cristiani al messaggio evangelico della nostra redenzione, riconciliazione e comunione in Cristo”, ha concluso Francesco.

“Non si può fare la guerra in nome di Dio!”. È il forte grido, pronunciato a braccio e accolto da un applauso, durante l’appello in favore della pace e della riconciliazione in Niger, rivolto dal Papa al termine dell’udienza generale di oggi, subito prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana. “Vorrei ora invitarvi a pregare insieme per le vittime delle manifestazioni di questi ultimi giorni nell’amato Niger”, ha esordito il Papa: “Sono state fatte brutalità, con i cristiani, con i bambini, con le chiese”, ha proseguito fuori testo. “Invochiamo dal Signore il dono della riconciliazione e della pace, perché mai il sentimento religioso diventi occasione di violenza, di sopraffazione e di distruzione”, l’invito del Papa. “Auspico che quanto prima si possa ristabilire un clima di rispetto reciproco e di pacifica convivenza per il bene di tutti”, ha concluso Francesco.