Bla, bla, bla: la politica vista con gli occhi dei giovani

È l’inizio del 2015, siamo nel nuovo millennio da poco, 15 anni, in cui però sono successe tante cose a livello politico. Atti terroristici che hanno cambiato l’assetto del mondo, la crisi economica. Fatti che hanno plasmato le nostre coscienze e colorato caleidoscopicamente le lenti dei nostri occhiali sul mondo, anche se qualcuno di ostinato cerca sempre di levarseli. I giovani si dice siano quelli con meno memoria storica e oggigiorno preferiscono stare senza occhiali, anche se sono sempre bombardati di notizie dalla televisione e dalla rete, anche col rischio di possedere così meno informazioni su ciò che li circonda, accecati dalla numerosità dei fatti e delle opinioni su Marò, Islam, rapimenti in Siria, Charlie Hebdo, Kobane, Nigeria, ecc. con la politica nazionale che spesso fa da fanalino di coda, persa negli slogan del presidente del consiglio Renzi e di altri leader. Visti più come personaggi a sé preoccupati dalle apparenze e dal seguito del partito e del governo hanno smesso di essere politici di coalizioni forti in grado di far valere il bene comune dei cittadini. Sono venute meno le grandi ideologie di un tempo, destra e sinistra quasi non si distinguono più per il loro modo di operare ma per scialbe prese di posizione, sempre meno identificabili. Insomma “parole, parole, parole” come diceva la canzone, e i giovani sono sempre più sfiduciati verso la politica, in primis quella nazionale.
Ho chiacchierato con alcuni di loro: Arianna e Mirko, che hanno scelto di tenere gli occhiali di un colore solo, e Maria e Marilisa, che cercano di levarseli sempre, esercitando al nuovo assetto di cose i poveri occhi affaticati.

“Dopo la guerra fredda sono caduti i partiti – dice Mirko, che milita in Rifondazione Comunista da 5 anni – e piano piano i giovani hanno perso la voglia di prendersi una responsabilità politica e di impegnarsi”. “Vediamo il marcio, corruzione, mafia ovunque, non si può più credere nella politica” è l’idea di Maria, che non ha mai avuto occasione di entrare in un’associazione ma che la considererebbe un’alternativa valida.
Arianna invece è nel PD da 3 anni, scrive una rubrica di aforismi sull’attualità sul sito dei GD, i Giovani Democratici. Marilisa è una volontaria della Croce Rossa Italiana, neutrale e apartitica.

Arianna: “Spesso si sente parlare della questione del “lavoro giovanile”, ma non è stato ancora fatto nessun passo concreto per migliorare la situazione dei giovani disoccupati. L’Italia è il primo paese in Europa per il tasso di disoccupazione tra i giovani attualmente e trovo che la situazione sia sconcertante. Dall’altra parte abbiamo molti giovani che, invece di abbandonarsi all’indifferenza, si avvicinano ai gruppi politici “estremisti” del paese, perché vedono nei capri espiatori che questi propongono una valvola di sfogo e un “colpevole” su cui scaricare le proprie frustrazioni. Tuttavia, per fortuna, ci sono ancora dei ragazzi disposti ad impegnarsi e a lavorare seriamente all’interno di una politica costruttiva, che possa davvero provare a rispondere ai loro bisogni e a quelli delle altre fasce deboli. Non posso dire con sicurezza che riusciremo davvero a proporre una soluzione che possa risolvere la crisi e tutte le difficoltà che ci troviamo ad affrontare in questi tempi, ma penso che il fatto che ci siano giovani ancora disposti ad avvicinarsi alla politica nonostante gli insuccessi sia positivo. Ci dimostra che siamo ancora disposti a lavorare consciamente per il futuro, consapevoli delle difficoltà ma anche capaci di credere che saranno superate. In fondo quello che stiamo costruendo è il nostro avvenire ed è un nostro diritto e dovere farlo.”

Mirko: “Io frequento la facoltà di scienze politiche e sono iscritto a Rifondazione Comunista e ad altre associazioni. Una volta sono andato a donare il sangue all’Avis e un’infermiera, saputo cosa studiavo, mi ha fatto i complimenti perché sarei andato a Roma a rubare soldi alla gente. È questo il clima adesso in Italia. Per le strade del mio paese ci sono volantini anti-Europa e le persone sono per lo più attratte da fatti di cronaca o dagli attentati, quando siamo ai banchetti non siamo molto calcolati. Io voglio imparare dai più anziani e dai miei compagni più grandi, che stimo e che mi possono insegnare qualcosa, c’è poco riciclo generazionale, nell’ANPI ad esempio sono tutti anziani, ma è doveroso che i giovani diano un segnale di speranza”.

Maria, laureanda in sociologia, pensa che sia importante agire dal basso, nel piccolo. “La politica ha fatto tante promesse ma non ha portato vero cambiamento, ormai è solo politica economica, assoldata al dio denaro, e anche alcune associazioni sono state agganciate da questo, ma poi c’è l’associazionismo buono. La sua forza sta nella vicinanza alle persone ed ai veri bisogni. Nella capacità di individuare le vere necessità e programmare interventi mirati ed efficaci. Ha un punto debole però: spesso è incapace di programmi sul lungo periodo coordinati a livello nazionale. Cosa comune alla politica, per la quale è una colpa, per l’associazionismo è semplice carattere.”

Arianna sembra contraddirla: “Il mio impegno e il mio interesse per la politica sono nati per un bisogno di informazione. La politica è difficile da comprendere a fondo dall’esterno, quindi ho deciso di avvicinarmi per poter capire come funziona dall’interno. Infatti conoscere i “retroscena” e soprattutto poter lavorare con dei ragazzi che avevano più esperienza di me mi ha aiutato a comprendere alcuni meccanismi che prima mi risultavano poco chiari. Fare politica e fare volontariato in un’associazione sono due esperienze ben diverse. Penso che la differenza stia soprattutto nella finalità. Il volontariato ha come primo scopo il fornire assistenza a chi ne ha bisogno e a offrire servizi alla comunità. Fare politica invece significa innanzitutto coinvolgere persone all’interno di un gruppo che ha un’identità e degli obiettivi ben precisi. I meccanismi sono molto più complessi e sono necessari una serie di tattiche e compromessi che nel normale lavoro di volontario per un’associazione, almeno tra le persone non impegnate nella sua amministrazione, non sono solitamente presenti.”

Marilisa pensa che in questi anni si sia registrata un’inversione di tendenza da parte dei giovani che desiderano impegnarsi. Preferiscono l’associazionismo, tornare alla giustizia, a fare qualcosa di concreto e di buono invece che ascoltare i politici, le ideologie sommerse.

Arianna e Mirko sembrano rispondere all’unisono: “Perché credo nella politica? Diciamo che mi pare l’opzione più sensata. La politica è lo strumento con cui possiamo contribuire a costruire il nostro futuro e lavarsene le mani sicuramente non è il modo migliore per aiutarsi. I mezzi ci sono, manca solo una vera volontà collettiva di cambiare la mentalità e i modi in cui vengono usati.”

Marilisa: “Sensibilizzare va bene, parlare di diritti, come il diritto alla cura per tutti, va bene. Ma è come se si indossasse la divisa della Croce Rossa tutti i giorni. Quando abbiamo di fronte qualcuno, di qualsiasi partito o qualunque idea abbia non giudichiamo. Ci sono persone invece che se vedono le cose in un certo modo devono attaccare le persone con idee diverse, e trattare ogni situazione attraverso quello specifico punto di vista, con cui filtrano ogni questione. Così si finisce per desensibilizzare. Molti miei amici si sono voluto iscrivere alla Croce Rossa dopo che io collaboravo da un po’. Mi ha fatto piacere. Io penso che il vero impegno sia essere sempre coerenti con ciò che si pensa e si fa: meglio stare zitti e fare, che parlare e parlare, parlare.”

Mi ricorda qualcosa, e a voi?