Nara è arrivata dal Brasile 13 anni fa: «Ora mi sento quasi bergamasca. Anche in parrocchia»

Nara Luiza Gama Wanzler e Susamma Madathinakath arrivano da lontano, ma hanno messo radici qui, nelle parrocchie bergamasche. Leggiamo le loro bellissime storie che raccontano come, con pazienza, impegno e umiltà, si possa diventare parte attiva ed essenziale di una nuova comunità. Loro le hanno presentate al convegno ”La parrocchia alla prova della Pastorale Migratoria” a Vertova per la giornata del migrante. 

Nara Luiza Gama Wanzler è una donna brasiliana e come sottolinea lei, il suo nome lungo le ricorda sempre le sue origini. È nata a Vitoria dello Espirito Santo, una città che si affaccia sul mare poco lontana da Rio de Janeiro.

Nara risiede in Italia da ben 13 anni. Prima ha raggiunto i cugini a Peia Bassa, dove ha lavorato in una piccola fabbrica tessile; qui le sorprese non sono mancate. «In fabbrica si parlava solo il dialetto – racconta ridendo Nara -, all’inizio credevo fosse la lingua madre». E come accade per altri stranieri lavoratori, ha imparato a parlare prima il bergamasco e solo in seguito l’italiano.

Quando Nara descrive il paese d’origine, viene spontaneo chiederle come mai ha lasciato la sua terra. La risposta di Nara è molto semplice: «Sono venuta qui per riempire il mio cuore con amicizie, nuove esperienze e con l’amore».

Il cuore Nara l’ha sicuramente riempito sposandosi con Riccardo, un italiano di Leffe, con cui ha dato alla luce Mirella, una bambina di 8 anni. Ora vivono a Gazzaniga, dove Nara è molto attiva all’interno della comunità. Ha frequentato la scuola serale di italiano riuscendo a conseguire il diploma di terza media, un grandissimo obiettivo per Nara. È parte della Commissione Mensa della scuola di Gazzaniga e dal 2010 frequenta anche BiblioMondo, composto da un gruppo di donne italiane e straniere che si ritrovano in biblioteca per parlare, raccontare e stare in compagnia. Inoltre, è riuscita a realizzare anche un piccolo desiderio, partecipando come lettrice alla messa di domenica sera presso la chiesa di Gazzaniga, portando, come dice lei, un po’ di colore e aiuto.

«Mi sento quasi una bergamasca ora –continua Nara -, non ho trovato difficoltà nell’integrarmi, anche grazie ad alcune similitudini nelle abitudini alimentari brasiliane e italiane».

Nara è molto contenta di vivere a Gazzaniga, luogo che le regala sempre delle bellissime esperienze. L’unico rammarico? Il lavoro che rispetto a 13 anni fa è diminuito drasticamente. «Adesso sono una casalinga, fortunatamente mio marito lavora. Ma non mi abbatto, anzi, sono speranzosa per il futuro».

Susamma Madathinakath, o Susi, come preferisce farsi chiamare lei, è una donna indiana che da 35 anni risiede in italia.  Susi è mossa da una fede grandissima che, come racconta lei, l’ha guidata in tutti i passi della sua vita. «Quando mi chiedono perché sono venuta in Italia io rispondo sempre in questo modo – descrive Susi -: le vie del Signore sono misteriose e infinite. È lui che conduce la mia vita, io ho semplicemente risposto alla chiamata».

Susi è nata in India in una famiglia cristiana, l’ultima di 6 fratelli. La vita le ha richiesto di affrontare momenti difficili, come la scomparsa della madre quando aveva soli 8 anni. «Mio padre conduceva una vita disordinata, non riusciva a badare a noi e anche i parenti ci hanno abbandonato – racconta Susi -. Dalla mamma ho imparato il grande valore della preghiera, devo a lei l’aver ricevuto il Battesimo».

Quando la sorella maggiore seguì un missionario gesuita in Italia per prendere i voti da suora, Susi andò con lei. Le suore dell’istituto della sorella le insegnarono l’italiano e il lavoro da infermiera. Ma la vita come suora non la convinceva veramente. Susi si sente cittadina del mondo e con il mondo vuole condividere le difficoltà, le gioie, immergendosi in esso. Questa sua esigenza l’ha potuta soddisfare entrando nell’istituto Secolare Caritas Christi, dove ha dedicato la sua vita a Dio. L’istituto non prevede la vita comunitaria, ma di vivere la comunione fraterna nel proprio ambiente di vita. «La vita oggi è molto frammentata – commenta Susi -, ma Gesù orienta tutte le mie scelte, donando senso al mio vivere quotidiano».

Susi lavora ora come infermiera in una casa di riposo ed è Ministro Straordinario dell’Eucarestia nella parrocchia di Vertova, dove si sente accettata. Certo però non mancano difficoltà e delusioni. Susi ha fatto fatica a sopportare di non essere accettata, imparando a non reagire male e a rendersi amabile. Ha dovuto confrontarsi con ingiustizie e prepotenze, sia sul lavoro, con la diffidenza dei pazienti, sia in altri aspetti quotidiani. «A volte quando distribuisco la Comunione qualcuno cambia fila –commenta sorridendo Susi -. Qui in italia mi sento come a casa, ho accettato la vostra cultura. Quando si entra in un nuovo Paese bisogna accettare le nuove usanze rispettandole e facendosi volere bene. E se si vivono esperienza negative, bisogna avere pazienza: con il tempo, tutto si risolve».

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