Il mistero insondabile di Dio, i dogmi, i cristiani e la loro difficile unità

Foto: il cardinale Walter Kasper

LA CRISI DELL’ECUMENISMO

L’ecumenismo non riscalda più il cuore dei credenti. Perché? Alle spalle sta la crisi novecentesca della ragione. Crisi della ragione, soprattutto quando essa pretenda di imbrigliare nelle categorie umane l’esperienza del Sacro e di nominare Dio. I primi quattro Concili (Nicea nel 320; Costantinopoli nel 381; Efeso nel 431, Calcedonia nel 451) fondativi della dottrina, quale consacrata nel Credo, hanno impiegato più di quattro secoli per dirimere controversie filosofico-teologiche, che giravano tutte attorno alle categorie del pensiero greco: ipostasi, physis, persona, individuo… Attorno alla definizione della Trinità e della natura di Cristo si sono combattute battaglie filosofico-teologiche e politico-militari, soprattutto da quando la fede cristiana è diventata religione di Stato, nel 313. E non è stato che l’inizio. Nel 1054 si è consumato lo scisma d’Oriente/Occidente, nel 1517 è partita la Riforma luterana, ultimo e più potente grido di una serie di movimenti “ereticali”, che hanno scosso l’intero Medioevo: il tentativo di applicare le categorie della ragione umana al contenuto dell’unica fede, producendo dogmi, ha generato una frammentazione continua dei credenti. Non che ai tempi delle origini del Cristianesimo il clima fosse più tranquillo. Basta leggere gli Atti degli Apostoli e le Lettere di San Paolo. La separazione del Cristianesimo come nuova fede rispetto al Giudaismo è stato il risultato di un processo doloroso e di conflitti, già a partire da quello tra il pescatore Pietro e l’artigiano intellettuale Paolo di Tarso, che si è esteso dalla Chiesa di Gerusalemme a tutte le prime comunità cristiane. Ma ciò che, alla fine, ha distrutto la pretesa della ragione di guardare dentro il Mistero sono state le guerre di religione del ‘500, che hanno messo a ferro e fuoco l’Europa.

L'”IMPOSSIBILE” IMPRESA DI DIRE DIO

Alla fine di questo processo storico, il Cristianesimo nelle sue più varie versioni ha cessato di impregnare di sé la civiltà europea, che è andata per proprio conto. L’effetto di tale fallimento è uno scetticismo diffuso circa la necessità/possibilità di statuire dogmi. Chi crede più, oggi, all’infallibilità del Papa? Più che falso, sembra inutile. Ai fini dell’ecumenismo è dannoso. E che cos’è la transustanziazione, mentre le specie restano le stesse? E’ assai più semplice dire che lì, in quelle specie, sta una Presenza, sulla cui natura, tuttavia, resta il buio del Mistero. E se il numero e la credibilità dei dogmi diminuisce, ha senso dividersi o, magari, uccidersi tra monofisiti, ariani, nestoriani, ortodossi, luterani?…. Il tentativo di dire Dio in linguaggio umano è necessario, ma deve essere preso in senso sperimentale: non può precipitare in un dogma. Giusto o sbagliato che sia questo giudizio, è opinione diffusa non solo degli agnostici, ma anche dei credenti. E se non ci sono più dogmi per cui valga la pena dividersi ferocemente, perde importanza agli occhi dei credenti e dei non credenti un movimento ecumenico, qualora si riduca alla discussione dottrinaria tra teologi.

L'”ECUMENISMO SPIRITUALE” DI KASPER

Il Concilio Vaticano II ha provato a rilanciare il movimento ecumenico, nella convinzione che una ritrovata unità dei cristiani avrebbe favorito il ritorno religioso, dopo gli anni dell’eclisse del Sacro. La Chiesa superava definitivamente l’impostazione diffidente della Mortalium animos di Pio XI del 1928 e andava incontro con fiducia ai fratelli separati e ai protestanti con la Unitatis redintegratio del 1964. Lo stesso accadeva dall’altra parte. Ma, mentre il movimento ecumenico avanzava, ancorchè lentamente, eliminando le reciproche scomuniche di tutti contro tutti, più veloce ha corso la secolarizzazione, più cogenti sono diventate le sfide della globalizzazione, più importante il confronto con altre religioni, quale l’Islam. Oggi, come ha scritto da ultimo il card. W. Kasper, ciò che serve è un “ecumenismo spirituale” fondato sulla conversione personale e sulla condivisione di esperienze spirituali. Su questa linea si muove papa Francesco. L’ecumenismo sta cambiando strada e passo.