Chi non ricorda il capolavoro della commedia hollywoodiana «Indovina chi viene a cena?». Le «coppie miste» sono sbarcate dal grande al piccolo schermo, grazie alla messa in onda sul canale Real time della docu-soap «I colori dell’amore» (ogni domenica alle 21,10).
È stata un’amica ad avvisarmi della trasmissione: «Non so come sia, ma magari ti può interessare». Sin da subito mi sono incuriosita: di solito quando si parla di «coppie miste», lo si fa solo per i casi di cronaca nera, in cui per esempio il partner straniero porta via i bambini oppure di femminicidi, dimenticandosi che sì, questi casi purtroppo esistono, ma esistono anche moltissime coppie felici e non problematiche di cui non si parla. In Italia, secondo i dati Istat, nel 2013 gli italiani con un partner straniero erano circa 600 mila e su 237.138 matrimoni celebrati, il 15% sono stati “misti”, in crescita di 4 mila unità rispetto all’anno precedente. La docu-soap porta gli spettatori nella vita quotidiana di queste coppie, attraverso storie d’amore andate avanti nonostante i pregiudizi di amici e familiari e delle difficoltà che possono nascere a causa della burocrazia. «Essere una coppia mista è colore. C’è colore. Non c’è grigio, non c’è nero, ci sono tutti i colori»: afferma Sabrina, sposata da due anni con Younes, originario del Marocco. Da questa frase prende spunto il titolo della docu-soap, in cui undici coppie si raccontano, facendo entrare nelle case degli italiani un po’ di Cina, Brasile, Giappone, Senegal, Marocco, Mauritania, l’amore nelle sue diverse sfumature. Per scoprire che il più delle volte a creare qualche difficoltà agli innamorati, più che le differenze culturali o religiose, è la presenza – spesso ingombrante – dei famigliari, che non sempre riescono ad accettare a cuor sereno la situazione. Ad esempio nel caso di Luigi e Janina, brasiliana: quando viene chiesto al padre di lui se avrebbe preferito che il figlio sposasse un’italiana, lui risponde dopo qualche attimo di esitazione: «Io sono all’antica, ma magari mi sbaglierò».
Ma se all’inizio non sembra accettare la richiesta della futura nuora di accompagnarla nel giorno del fatidico sì, poi lo si vedrà sorridente e commosso a braccetto di Janina, per portarla alla presenza del funzionario comunale per coronare il sogno d’amore. Alcune coppie rompono i pregiudizi verso l’Islam, più che mai attuali: quante volte ci si immagina le donne con partner musulmano costrette a convertirsi e a limitare al minimo indispensabile le uscite e le frequentazioni? Come Veronica ed Elyas, giovanissimi, il cui amore è sbocciato in una discoteca delle Canarie e dopo un anno è venuta alla luce Jasmine. Maurizio, il padre di Veronica, senza troppi giri di parole, riporta la speranza che la figlia mantenga la religione cristiana, mentre Veronica sottolinea: «Non siamo poi tanto diversi. Io sono cristiana, lui musulmano. Quando andiamo a letto io prego il mio Dio, lui il suo. Comunque preghiamo un Dio» ed Elyas aggiunge: «Insegneremo a nostra figlia entrambe le religioni e lei saprà prendere il meglio, sarà più brava di noi». Marzia è invece sposata con El Hadji, dal Senegal: «L’unica cosa diversa nello stare con un musulmano? Il cibo. Avere un marito musulmano non ha cambiato nulla nella mia vita: vado dove voglio, esco con chi voglio, mi vesto come mi pare». E le paure del diverso prendono forma attraverso i familiari, come la mamma di Sabrina, sposata con un marocchino, che ammette: «Quando ho saputo che era incinta, volevo morire», o la stessa madre di Marzia: «A me non interessa il colore della pelle. Quando mi ha detto che era musulmano ero preoccupata, ma poi ho visto che non è fondamentalista come quelli che si vedono in tivù». E questo dovrebbe far riflettere su quanto spesso i media siano responsabili dei pregiudizi verso l’Altro. «I colori dell’amore» a mio avviso è un ottimo antidoto contro questa informazione parziale, mostrando come, in fondo, gli stessi pregiudizi si possano sbriciolare attraverso l’incontro e la conoscenza reciproca e con molta pazienza da parte degli innamorati.