La storia dei «Tesori sepolti» sotto la cattedrale: un invito a costruire una città sempre più bella

« Tesori sepolti », tutto esaurito all’anteprima. Il vescovo Francesco Beschi ha invitato a “scavare” nella vita quotidiana per trovarne i tesori, raccogliendo l’invito che tra le righe lancia l’avventura narrata nel documentario: l’appassionante storia dei ritrovamenti archeologici avvenuti sotto la cattedrale, dove ora c’è il Museo del Tesoro, in Città Alta, a Bergamo.
«Andate in profondità – ha sottolineato il vescovo – nelle relazioni, nelle amicizie, in famiglia e nel lavoro, nello scambio di idee: non lasciamoci prendere da una superficialità che è una delle tentazioni del nostro tempo e che ci porta a consumare tutto». Nella serata di lunedì, al cinema Conca Verde di Longuelo, è stato proiettato in anteprima nazionale il documentario dal titolo «Tesori Sepolti – storia di un cantiere lungo 1.500 anni» (durata 50 minuti), diretto da Omar Pesenti e realizzato da Officina della Comunicazione. La Fondazione Bernareggi, nell’intento di valorizzare il significato delle scoperte archeologiche rinvenute nel sottosuolo della Cattedrale e di recente musealizzate anche con il contributo della Fondazione Credito Bergamasco, ha dunque promosso la produzione di questo documentario, che ricostruisce con documenti amatoriali e interviste ai protagonisti l’avventura della scoperta delle antiche cattedrali di Bergamo.
All’anteprima del film (a ingresso libero) si è dunque registrato il tutto esaurito, a testimonianza dell’attaccamento dei bergamaschi a questa straordinaria opera archeologica, storica e spirituale. «La comunità cristiana, qui – ha sottolineato don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’ufficio Beni Culturali della Curia Diocesana di Bergamo – potrà ritrovare tracce delle proprie origini, l’arrivo del Vangelo a Bergamo e lo sviluppo della Chiesa in città: il ritrovamento ha dunque costituito un’inattesa occasione per dare vita a un luogo di comunione per i cristiani che scavalca i secoli».
Presente alla “prima” del documentario anche il sindaco Giorgio Gori, che ha spiegato: «Sono felice di condividere questa serata e vedere raccontata una storia particolarmente bella, frutto di una decisione importante, quella della diocesi, di trasformare quella scoperta archeologica importante in un museo. Quest’ultimo costituisce uno dei tesori che la città custodisce e che mi sono ritrovato in eredità provvisoria nel mio mandato. Nel Museo della Cattedrale s’intrecciano dunque tanti valori: in primis quello storico, ma anche quelli della bellezza e della fede. L’aspetto ecclesiale (e lo dico da laico) è infatti molto importante nella nostra cultura». Don Giuliano Zanchi, Segretario Generale della Fondazione Bernareggi, ha invece ripercorso le fasi che hanno portato alla realizzazione del film: «Chi ha materialmente scavato scoprendo questo documento archeologico ha avuto un’intuizione geniale: filmare per 10 anni le operazioni di scavo. Questo ha costituito una base documentaristica molto importante e che restituisce la grande emozione e passione di chi scava, ricerca e poi magari trova davvero. Un documento prezioso, innestato con le voci dei principali protagonisti, e che racconta la trasformazione del sito archeologico in un museo. Il dvd del documentario è inoltre inserito nella nuova guida cartacea del museo». Al termine della proiezione, il vescovo Francesco Beschi ha definito, nella sua riflessione, la realizzazione del Museo «un atto di amore verso la città».
«La storia antica non deve rimanere tale, ma deve essere in grado di alimentare sentimenti che vanno nella direzione dell’edificazione continua di una città migliore – ha sottolineato lo stesso vescovo Beschi – sono rimasto affascinato dall’idea di realizzare un’opera fruibile a tutti: vedere quello che emerge dalla terra è infatti un’emozione non solo estetica, ma anche spirituale e costituisce una parabola di ciò che avviene nella persona umana. Gli incontri, le esperienze che viviamo possono, infatti, portare alla luce ciò che è coperto, facendo emergere talvolta ombre e inquietudini, ma anche veri e propri tesori, che divengono patrimonio condiviso, comune. Per questo motivo l’invito che ho fatto a me stesso e che rivolgo a tutti voi parte dall’esigenza di andare in profondità nelle nostre relazioni, nelle amicizie, nella famiglia, nel lavoro e nello scambio d’idee: non lasciamoci tentare da una superficialità che rappresenta una delle tentazioni del nostro tempo».