Matrimoni religiosi in calo

Nella diocesi di Milano, vicinissima a noi da tutti i punti di vista, negli ultimi quindici anni le cerimonie nuziali si sono più che dimezzate. (Dai 15.954 nel 1999 ai 6.135 nel 2014!). Ed è soprattutto il matrimonio religioso a patire questo calo.

CRISI E CAUSE DELLA CRISI

A dire il vero, i matrimoni di qualsiasi tipo sono in calo, innanzi tutto perché… mancano i giovani. La forte denatalità del nostro paese è il segnale che l’Italia sta scivolando verso il suicidio.
Ma poi fortissime sono pure le ragioni culturali. Oggi si pensa sempre meno che l’amore tra un uomo e una donna ha anche una ineludibile valenza pubblica. Le coppie si richiudono nel privato, romantico sì, ma a forte rischio di asfissia. Ciò ha una facile ricaduta pure in campo religioso: se gli altri non c’entrano col nostro amore, che c’entrano Dio stesso, Gesù, e soprattutto la Chiesa?
Nessuna meraviglia quindi se i matrimoni religiosi diminuiscono. Molti di quegli stessi che avvengono ancora in chiesa hanno motivazioni molto deboli. Non è ancora del tutto superato, per esempio, il rispetto di una qualche sintonia col costume familiare («Per non far dispiacere alla nonna…»). Ma anche quando la fede è ancora viva e convinta, molte volte i fidanzati dicono di volere sposarsi in chiesa per avere la benedizione del Signore. Una benedizione, si sa, non fa mai male e poi, quando è così suggestiva come nel matrimonio religioso, perché rinunciarvi?

COME RISPONDERE ALLA SFIDA

Se questa è la situazione, urge sempre di più un’adeguata preparazione al matrimonio, Per ricevere un sacramento, occorre “sapere e pensare ciò che si va a ricevere“. Lo scopo di questo impegno da parte della Chiesa non dovrà essere tanto a quello di frenare il calo dei matrimoni in chiesa, ma quello di aiutare i fidanzati a mettere in pratica la raccomandazione che Gesù, nel Vangelo di Luca. rivolge a chi decide di costruire una torre (o di metter su casa): «Siediti prima a calcolarne la spesa».
Evidentemente la preparazione non potrà limitarsi a un “corsettino” all’ultimo momento, ma dovrà partire da lontano, almeno dall’adolescenza. La catechesi degli adolescenti non può limitarsi, come spesso succede, ad incontri di allegra socializzazione, ma dovrà aiutare i ragazzi ad impostare alla luce della fede nel Signore la loro scelta professionale, l’impegno sociale e anche politico, e soprattutto il discernimento della propria vocazione affettiva.
Venendo poi ai cammini immediati di preparazione, forse anche qui serve cambiare. Più che pensare a corsi interdisciplinari (con medico, giurista, psicologo, ecc. ecc.), sarà bene optare per espliciti cammini di fede. Per la maggioranza delle coppie che vengono a questi incontri è un vero e proprio primo ritorno alla Chiesa. Perciò non si possono eludere domande come: Perché vogliamo sposarci in Chiesa e non ci accontentiamo della convivenza o del matrimonio civile? Come ci definiamo personalmente per quanto riguarda la fede? Chi è Dio per noi? Che cosa c’entra Dio con “le cose dell’amore”, con la sessualità? Che cosa c’entra Gesù Cristo? Che cosa c’entra la Chiesa? Che rapporto ho con lei? Perché e in che senso il matrimonio cristiano è un sacramento (e non una semplice benedizione)? Da dove scaturiscono e quali sono le esigenze morali per chi si sposa in Chiesa?
Anche a riguardo della morale del matrimonio, si fa strada, per impulso di papa Francesco un cambio di prospettiva. Finora noi abbiamo impostato la dottrina morale in questo campo in senso deduttivo: il matrimonio come istituzione e come sacramento è questo (e si spiega in dettaglio), quindi ne deriva che… e si elencano i precetti che ne conseguono. Il Papa invece, evidentemente, non dimentica né tantomeno nega la dottrina, ma, una volta detta la dottrina sul matrimonio, partendo dalla situazione di fatto, si domanda: che cosa si deve fare per portare le persone al “sì totale” e al “per sempre“? Occorre fare come Gesù. Gesù è così chiaro ed esigente sulla dottrina che i discepoli gli dicono: «Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi». Ma poi, lo stesso Gesù, quando incontra l’adultera e la samaritana, molto irregolari riguardo al matrimonio, non le caccia via, ma, senza ritirare nulla della sua concezione del matrimonio, con pazienza (la pazienza di Gesù di cui parla tanto papa Francesco) le orienta verso il raggiungimento del suo ideale.

SPERIAMO NEL SINODO

Sono convinto che il Sinodo ci darà delle belle indicazioni in questo senso. Ho già avuto modo di scrivere che, se si trattasse soltanto di ribadire la dottrina sul matrimonio, non sarebbe necessario un Sinodo, come, a detta di Papa Giovanni, non era necessario il Concilio se fosse stato solo per «trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica» (cfr. Gaudet Mater Ecclesia 2-5).
Il problema ora del Sinodo non è quello di studiare degli accomodamenti compiacenti, ma di cercare pastoralmente il modo in cui «questa dottrina certa ed immutabile, alla quale si deve prestare un assenso fedele, sia approfondita, esposta (e proposta) secondo quanto è richiesto dai nostri tempi».
Ma noi siamo pronti a convertirci dal nostro modo di impostare le cose?