La Santa Sede all’Expo: “Non di solo pane”. Monsignor Bressan: “Un segno, un invito a guardare il cibo da un’altra prospettiva”

«Grazie a Expo Milano 2015 parleremo di spreco alimentare (“il cibo sprecato è cibo rubato ai poveri” ha ricordato più volte il Pontefice), di ecologia, di cambiamenti climatici, di migrazioni in massa di popolazioni dovute a guerre, a catastrofi. Tutti temi attuali, sperando che durante i sei mesi di questa importante vetrina Papa Francesco pubblichi la sua Enciclica sull’ecologia. A motivo di ciò Expo, il cui tema cardine è “Feeding the Planet, Energy for Life – Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, potrà diventare quella grande piazza che fa risuonare  – dando valore e vigore – questi temi universali. Con questa Esposizione possiamo fare questo salto, di non rimanere spaventati, per esempio, dai cambiamenti climatici, ma di chiederci che cosa fare per contenerli». Monsignor Luca Bressan dal giugno del 2012 vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale della diocesi di Milano, anticipa gli argomenti più significativi e il senso della partecipazione della Santa Sede a Expo Milano 2015 (1 maggio 2015 – 31 ottobre 2015) il cui messaggio è, “Not by bread alone – Non di solo pane”.  «Speriamo che un avvenimento come questo possa suscitare una serie di domande sul futuro del nostro pianeta contro i tanti critici presenti anche nel mondo cattolico i quali dicono che Expo è una grande sagra. Confidiamo che Expo sia un grande luogo di discussione e di riflessione e permetta di mostrare come ci sia bisogno di aumentare il nostro livello di responsabilità nella costruzione del futuro del Pianeta. Quindi porre domande e accendere metafore anche su temi tecnici come quello degli Ogm, per toglierlo dalle questioni ideologiche che colorano il dibattito e per capire le potenzialità e i rischi di un simile argomento che va affidato all’intelligenza dell’uomo e alla sua cura. Siamo certi che l’Esposizione Universale permetterà, alla fine, all’umanità di aver raggiunto un guadagno in conoscenza e in stima reciproca», precisa monsignor Bressan, nato a Varese nel 1963, presbitero della diocesi di Milano dal 1987.

Il messaggio del Padiglione nel quale saranno ospiti la Santa Sede, la Cei e la Diocesi di Milano è “Not by bread alone – Non di solo pane”. Per quale motivo è stata scelta proprio questa citazione?
«La scelta va interpretata in una chiave metaforica, non oppositiva. Non vogliamo contrapporci al tema di Expo Milano 2015, quanto far capire che il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” riguarda tutti i cibi del quale l’uomo ha bisogno, non solo il cibo materiale ma tutti quei cibi quali la cultura, la religione, la spiritualità che gli servono per costruirsi. Lo prendiamo da questa esperienza di Gesù raccontata nel Vangelo di Matteo in cui dopo aver vissuto questo digiuno proprio per prepararsi alla missione, racconta l’evangelista, Gesù viene tentato dal demonio perché trasformi le pietre in pane. Gesù risponde citando il Deuteronomio “non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4) per ricordare che ci sono momenti in cui aiutare il corpo a riconoscere una dimensione spirituale può essere utile. Quindi un forte richiamo evangelico perché il cibo non è solo nutrimento per il corpo ma anche per l’anima».

Non è la prima volta che la Santa Sede partecipa alle Esposizioni Universali, la prima risale al 1851 in occasione dell’Expo di Londra. Esserci “per rispondere all’invito che Dio ha rivolto a tutti gli uomini, di sedersi alla sua tavola e di spezzare il suo pane per loro”. Non a caso la festa del Corpus Domini sarà celebrata proprio durante l’Expo 2015. Che cosa ne pensa?
«La Santa Sede ha scelto di essere dentro le Esposizioni Universali, perché ha riconosciuto questi luoghi come delle grandi piazze dentro le quali era possibile discutere in modo aperto con tutti gli uomini, quindi anche con quelli che non si riconoscevano come appartenenti alla Chiesa cattolica. Discutere di temi fondamentali per la vita comune e soprattutto per il futuro del Pianeta. Questo è avvenuto dagli anni Settanta, quando le Esposizioni Universali hanno cambiato anche la loro logica organizzativa e sono diventate dei luoghi di riflessione. A maggior ragione questa logica di presenza vale per Expo Milano 2015 che ha come tema quello di nutrire il pianeta, energia per la vita, perché è la nostra fede che ci dice qual è il nutrimento che ci dà energia per la vita, che è l’amore con il quale Dio ci ha amato nel Suo Figlio Gesù, che è morto per noi e che ci chiede a Sua volta di amare gli altri. Noi vediamo tutto questo sintetizzato nel sacramento dell’Eucarestia che ricorderemo nella festa del Corpus Domini, che cade durante la celebrazione dei sei mesi di Expo. Non dentro Expo ma per le vie di Milano. Noi ricorderemo questo significato che motiva tutta la presenza che abbiamo nel Padiglione».

Il Padiglione promuoverà una riflessione sul concetto del “nutrimento” in linea col tema di Expo. Quattro sono gli ambiti su cui insisterà la riflessione. Ce li descrive brevemente?
«Proprio questa tematica di un nutrimento integrale per l’uomo ha portato alla costruzione degli itinerari di riflessione del Padiglione che si svolgono su quattro dimensioni: ecologica, economica, educativa e religiosa. Quella ecologica perché dall’inizio la nostra fede configura il mondo come un giardino, quel giardino, l’Eden, che Dio ci ha dato non solo perché ci nutrissimo ma perché avessimo un ambiente vitale. Non a caso l’Eden è anche il luogo dove l’uomo impara a contemplare, a vedere la bellezza della natura. Per cui fin dall’inizio il messaggio cristiano contiene un’implicita dimensione ecologica che la Chiesa negli ultimi decenni aveva poco presente e sul quale volentieri accetta la sfida dell’Expo per tornare a pensare in che modo vivere questo tema. La dimensione economica è legata al cibo. La fede ha sempre legato l’esperienza della solidarietà, si pensi all’episodio della moltiplicazione dei pani, il cibo diventa un’esperienza di solidarietà o al contrario di discriminazione. Il Padiglione vorrà far riflettere su quel grande tema che il Papa continua a richiamare, quello dell’iniquità. La fame nel mondo, dice Bergoglio, non è solo un problema etico, ma anche antropologico. La terza dimensione è quella educativa. Da sempre l’educazione culturale delle persone è passata dal rapporto con il cibo, si pensi al focolare, al tema del pasto in famiglia. Questa dimensione educativa è stata assunta anche dalla religione e dalla fede cristiana. Pensiamo a cos’hanno fatto i monaci, alle loro regole, all’ascesi, ovvero la capacità di usare il cibo per scrivere la fede in un corpo. Infine la dimensione religiosa, la nostra fede dice che Dio ha usato il pane e il vino per rendersi presente tra di noi, ecco il sacramento dell’Eucarestia, che cosa vuol dire tutto questo e come ci cambia».

Quello della Santa Sede sarà un Padiglione sobrio e di dimensioni ridotte, collocato vicino a quello italiano, francese e spagnolo. È vero che ci sarà anche uno spazio interattivo dedicato ai visitatori più giovani?
«Il Padiglione è effettivamente piccolo rispetto ad altri, la superficie costruita è di 380 mq su uno spazio di quasi 800. Il motivo di un padiglione così modesto è per ricordare la dimensione della sobrietà, perché tutti intuiamo i costi di realizzazione che hanno simili strutture. Chi entra nel Padiglione viene invitato a vivere questa esperienza, innanzitutto allargando lo sguardo secondo la logica “non di solo pane”. Quindi il visitatore incontrerà una serie di fotografie che richiamano questo tema legate agli squilibri che il Papa continua a citare e a ricordare che ci fanno capire come ci sia un’urgenza di tornare a riflettere su che cosa nutre il Pianeta e l’uomo. Poi ci sarà il momento della contemplazione con un dipinto di Tintoretto, proveniente dalla chiesa di San Trovaso a Venezia che richiama l’Ultima Cena, che resterà per i primi tre mesi, e poi sarà sostituito da un arazzo di Rubens, proveniente dal Museo diocesano di Ancona, avente lo stesso soggetto. Tutto questo per richiamare il tema fondamentale, quella logica di Dio che si fa pane per noi, perché noi a nostra volta ci facciamo pane per gli altri. Sulla terza parete saranno mostrati video su che cosa si può fare secondo quella logica economica della solidarietà, che mondo possiamo mettere insieme per risolvere le iniquità e tutti quegli squilibri denunciati all’ingresso del Padiglione. Al centro ci sarà un grande tavolo interattivo, installazione multimediale pensata soprattutto per i più giovani, un itinerario di scoperta dei “tavoli” della nostra vita quotidiana e del legame di solidarietà che si crea perché si possano soddisfare le diverse forme di “fame” dell’umanità».

La struttura per soddisfare la curiosità del viaggiatore globale ospiterà eventi di carattere culturale e artistico, oltre che spirituale e religioso?
«Sì, non proprio la struttura ma saremo accolti per esempio dal Padiglione Italia. Organizzeremo anche eventi fuori da Expo per sottolineare le tante dimensioni del cibo che nutre l’uomo. Nel mese di maggio avremo a Milano i responsabili delle Caritas mondiali, a giugno oltre al momento religioso legato alla festa del Corpus Domini, considerato che sarà l’inizio degli oratori estivi, ci organizzeremo per portare gli studenti dentro Expo e vivere anche momenti di festa. Così anche luglio e agosto. Il 5 settembre ci sarà la giornata del Creato, in collaborazione con la Cei, il 27 ottobre sarà dedicato al dialogo interreligioso, a cura dell’Arcidiocesi di Milano».

Lei ha detto “Visitando il Padiglione della Santa Sede si farà l’esperienza di scoprire quanto è ricco e quanto ci rende umani (o al contrario ci disumanizza) l’esperienza quotidiana del nutrirci”. Cosa intende?
«Il Padiglione della Santa Sede vuole aiutarci a capire come anche lo scambiarci un semplice pezzo di pane, è molto di più di un gesto tecnico, perché è un gesto che umanizza. Per cui negare un pezzo di pane, l’esperienza contraria, è un gesto che disumanizza».

PADIGLIONE EXPO 2015