Sempre sui matrimoni religiosi in calo. La strategia del parroco di Belsito

Tornando sul calo dei matrimoni religiosi, non vorrei scandalizzare, ma mi sento di dire che, per quanto molto spiacevole, si tratta di un fatto che ha una certa sua positività. Secondo me, è segno che un cristianesimo puramente sociologico è in regresso. E questo a me pare innegabilmente un bene. Ho sempre detto (in battuta, ma con un fondo di verità) e l’ho anche scritto qui nel mio Diario che la metà dei matrimoni in chiesa arriva difficilmente ad aver valore sacramentale…

MATRIMONI RELIGIOSI MENO NUMEROSI, MA PIÚ CONSAPEVOLI

Ho parlato di questa mia idea con l’amico parroco di Belsito, che s’è calorosamente detto d’accordo. E ha aggiunto che egli, al fine, addirittura, di provocare un salutare chiarimento, incomincia spiegando lo scopo degli incontri: “Ragazzi, son sicuro che il matrimonio religioso non ve l’ha comandato il dottore…”. Sorriso largo dei presenti. “Sono pure sicuro – aggiunge – che non siete qui per far piacere a me. Ma spero anche che non siate qui solo per non far dispiacere alla nonna”. Altro sorriso. “Noi organizziamo questi incontri per aiutarvi a sapere e pensare ciò che voi volete andare a ricevere. E allora, per entrare nel vivo, provate a dirmi voi perché siete qui. Provate, per esempio a dirmi (o, meglio, a dirvi) perché vi volete sposare e non vi accontentate della convivenza e perché vi volete sposare in chiesa e non vi basta il matrimonio civile. Alcuni di voi so che son già conviventi. Provino loro a spiegare agli altri perché han deciso di sposarsi e di sposarsi in chiesa”.

DOMANDE INELUDIBILI

L’amico di Belsito mi ha assicurato (e io gli credo) che nasce immediatamente uno scambio utilissimo che “smaschera” i motivi più deboli e mette in bella luce quelli più forti.
Naturalmente, venendo a parlare del matrimonio in chiesa, si viene per forza a parlare di Dio. E qui la maggioranza dei fidanzati si trova ad affrontare per la prima volta dopo gli anni dell’adolescenza questo problema che era stato accantonato per i più diversi motivi, non ultimo un certo astio contro la Chiesa. In questa fase giova molto la testimonianza di fede dei giovani sinceramente credenti e del parroco che, visto da vicino, viene scoperto non come il funzionario del sacro, ma come un vero innamorato del Signore.
Per entrare nel concreto della fede, l’amico di Belsito pone due domande chiave. La prima (che cosa c’entra Dio con la sessualità?) permette, Bibbia alla mano, di dissipare dubbi e perfino rifiuti riguardo ad ingerenze sgradevoli nei loro rapporti. La seconda (che cosa c’entra Cristo con la sessualità e col matrimonio?) porta innanzi tutto a cogliere lo specifico della fede cristiana; permette inoltre di scoprire che il matrimonio cristiano non è solo una bella benedizione, ma è un sacramento, grazie al quale un coniuge, se accetta, è mandato dal Signore verso l’altro come segno concreto del suo amore, secondo le parole: “Amatevi come io vi ho amato”.
Nello scambio su Dio come “amor che muove il sole e l’altre stelle” e su Cristo che “avendo amato i suoi li amò sino alla fine”, in molti dei presenti l’atteggiamento religioso si rimette in movimento, appunto nello Spirito dell’amore. Il matrimonio religioso che seguirà potrà così diventare una forte base di ri-partenza cristiana per il resto della vita, come singoli, come coppia, come genitori, come persone impegnate nella “costruzione del mondo come regno di Dio”.

CONTRO UN CRISTIANESIMO MULTITUDINISTA

Comunque, il pericolo di un matrimonio religioso per motivi di conformismo sociale è sempre incombente, anche per i meglio intenzionati. Per aiutare ad evitarlo, il parroco amico chiama in causa Gesù stesso. Quando, secondo il vangelo di Luca, Gesù si vede seguito da una grande folla, invece di compiacersene, come fa qualsiasi cercatore di consensi, si volta e chiede (cito a senso Lc 14,25s): “Siete sicuri di aver capito bene che cosa significhi venire con me? Avete capito che venire con me è, sì, bello, forte, e porta alla felice realizzazione di sé, ma è tutt’altro che facile? Guardate che, se non siete disposti a far fatica, a portare la croce ogni giorno, la mia strada non è per voi”. Questa è l’ultima provocazione del parroco di Belsito nell’imminenza del matrimonio. E serve!
È chiaro che un corso dei fidanzati impostato così, per alcuni, potrebbe pure non sboccare nel matrimonio in chiesa, ma Il corso raggiungerebbe ugualmente il suo scopo, che è quello di portare a scegliere più coscientemente in un senso o nell’altro. Certo, il corso ha il suo top quando porta chi ha fede ad un sì più convinto al Signore, che chiama ad amare il coniuge con il suo stesso amore.
Per il parroco di Belsito questa è la maniera migliore di raccogliere la sfida che ci viene dal calo dei matrimoni religiosi. E io nel mio piccolo sono d’accordo con lui.