L’assoluzione per il delitto di Perugia. Le molte domande sulla Giustizia e i suoi meccanismi

Foto: i due protagonisti del processo per il delitto di Perugia Amanda Knox e Raffaele Sollecito

La giustizia in altalena non può piacere granché. La gente ne resta sconcertata. Innocente al primo grado, colpevole al secondo, tutto da rifare al terzo, condannato di conseguenza al quarto, definitivamente assolto al quinto. E allora chi l’ha detto che ha ragione proprio l’ultimo giudice?

AMANDA E RAFFAELE. E RUBI GUEDE?

La questione è calda per via della sentenza finale in Cassazione del processo per il delitto di Perugia, Amanda Knox e Raffaele Sollecito a questo punto scagionati. Ma il tema era già d’attualità. Vari casi – tutti da prima pagina, e quest’ultima constatazione forse non va giudicata aprioristicamente casuale – hanno conosciuto, nel recente passato, analogo percorso.u
Nel caso specifico – a quasi otto anni dell’uccisione della studentessa inglese Meredith Kercher – esiste un motivo d’incertezza in più. Un uomo – l’ivoriano Rudi Guede, oggi ventinovenne – fu considerato colpevole nel 2010. Condannato a 16 anni, che sta scontando. Reo di “concorso” nell’omicidio. In quella casa c’era anche lui. Resta perciò da capire insieme a chi Rudi uccise. E sbrigativo appare il commento di Giulia Bongiorno, il valente avvocato dì Sollecito: “Ora non c’è più da cercare nessuno: caso chiuso”.
In realtà, la giustizia – pur nel più assoluto rispetto della legge – non ha riservato lo stesso trattamento agli imputati. Il rito abbreviato, chiesto e ottenuto dall’africano in vista di uno sconto di pena effettivamente riconosciuto, non può che apparire oggi inadeguato. Se ci sono voluti cinque processi per definire l’innocenza dei due ex fidanzati, giusto sbrigarsela in un paio d’udienze per la colpevolezza dì colui che allora era il presunto concorrente?
Giustizia a due velocità, che alimenta un dubbio atroce. Anche giustizia in base al reddito? Ma quanto ha dovuto spendere Sollecito, il coraggioso padre medico alle spalle? E meno male, dato che l’inappellabile verdetto d’assoluzione recita “per non aver commesso il fatto”. Però Rudi? Lui il denaro per arrivare fino in fondo non l’aveva. E il suo racconto, che all’inizio aveva fatto propendere per un delitto a sfondo sessuale, non sembra superato? Quel verdetto continua a custodire deduzioni logiche?

ANCHE I GIUDICI SONO UOMINI

Più in generale, l’eccessiva esposizione mediatica non favorisce la serenità dei giudici. Siamo tutti al riparo da una componente di protagonismo, magari involontaria? Il supervisore, quale va inteso il magistrato di grado superiore investito del riesame di una sentenza, che supervisore sarebbe se non trovasse nella ricostruzione precedente proprio nessun errore? Umana debolezza, non di tutti, ma di molti sì. La giustizia – si dice sempre – ha bisogno di maggior celerità. Fuor di dubbio. Ma anche di minore enfasi.