“Ricordo bene il dramma di quei giorni, densi di oscurità e di dolore”. Dal Calvario alla Pasqua, insieme con Maria

Immagine: Michelangelo, Pietà Rondanini, Milano, Castello Sforzesco (particolare)

Cara suor Chiara, si metta nei panni di Maria e ci faccia percorrere con lei questi giorni, dal giovedì, al venerdì fino al sabato e alla mattina della pasqua. Grazie. E auguri anche a lei e a tutta la comunità. Renata

Ricordo bene il dramma dei quei giorni densi di oscurità e di dolore! Anch’io ho vissuto e ho attraversato, con cuore di donna e di madre, quegli eventi che andavano via, via snodandosi, lasciando i discepoli nello smarrimento e nello sconforto. In modo singolarissimo ho seguito i passi di Gesù, mio Figlio e ho accompagnato il suo donarsi fino alla fine: da quella sera, quando nell’intimità del Cenacolo si è regalato come pane per la vita di ciascuno e come vino per la gioia di tutti nel mistero di un tradimento che andava via via consumandosi mentre era già notte, a quell’ inaspettato mattino quando, come seme gettato nella terra e irrorato dal sangue, ha germinato vita per tutti.
Nella mia carne ho conosciuto il fremito delle sue viscere; con lui ho pianto l’angoscia dell’agonia; il mio grido, doglie come di partoriente, si è unito a quello del Figlio che dal profondo di quegli inferi di dolore invocava il Padre suo, prima di emettere lo spirito. Trafitta da una spada lancinante, sotto la croce, mi è stato donato di accogliere una maternità universale, che mi ha spalancato orizzonti impensati.
Lì, ritta ai piedi di quel singolarissimo albero della vita riascoltavo nel profondo le parole dell’angelo, nell’intimità di Nazareth: davvero quel Figlio era Re e dall’alto della croce esercitava la sua regalità come mai nessuno prima di lui aveva fatto. Così, tra le lacrime, davanti al corpo trafitto, dal quale sgorgava sangue ed acqua, anch’io ho rinnovato il mio sì e, anche se sconvolta nella mia carne, ho percepito che il mio grembo si dilatava ad accogliere e a generare la Chiesa e tutti i viventi. Nel discepolo amato, la nuova maternità prendeva, ora, un volto.
Dopo la sua sepoltura, pareva veramente tutto finito: calata ormai la sera, le luci del sabato iniziavano a risplendere e la vita riprendeva il suo corso! Non è stato facile sostenere il silenzio di quel lungo giorno. Solo la certezza della fedeltà di Dio ha sostenuto l’attesa: non sapevo nulla di ciò che sarebbe accaduto, ma continuavo ad affidarmi a quelle promesse. Come donna e madre vigilante ho atteso colui che, come sposo e Signore, ero certa, sarebbe tornato. Intanto, nascosto tra le viscere della terra, Gesù riportava alla luce quell’Adamo sepolto da secoli, dimenticato tra gli abissi dell’umanità.
Il mattino successivo, la notizia sconvolgente di alcune donne tornate dal sepolcro mi diede una grandissima gioia. Fui chiamata, allora, a confermare nella fede i discepoli, che presi dall’incredulità, faticavano ad accogliere “l’evidenza”. Con cuore di madre, mi sono posta loro accanto, accompagnandoli in un itinerario di fede sempre più purificato e autentico. Insieme, rileggendo l’intera vicenda del Maestro, dalla Galilea a Gerusalemme, cominciavamo a vedere in modo nuovo ogni cosa.
Quello che è successo poi, ha dato una svolta alla storia. Le sue apparizioni, il pane spezzato e il pesce abbrustolito sulla spiaggia, consumato insieme. Veramente la sua presenza nella storia non sarebbe mai più venuta meno e tutto ciò mi riempiva di una grandissima gioia.
Sono passati molti secoli da quei giorni, ma ogni volta che mi accingo a rivivere lo stesso mistero, tutto riprende vita dentro di me. Per questo, caro fratello, cara sorella, voglio accompagnarti in questi giorni santi: insieme potremo spalancare i nostri cuori al grandissimo mistero che è dell’Amore di un Dio che, per te, esclusivamente per te, ha attraversato il mistero del dolore e dell’iniquità, per giungere al mattino di Pasqua!