Gesù è morto a Vertova. Il silenzio dopo la Via Crucis

Tutti gli anni a Vertova, paese della Val Seriana, si rinnova la straordinaria esperienza della rappresentazione sacra della Passione. Il grande evento evangelico si veste delle tradizioni locali e diventa evento sentito come proprio, vicino, di casa.

Ognuno scova in una rappresentazione così sontuosamente solenne qualcosa di interessante, di intrigante, di bello. Abbiamo chiesto a un fotografo, Gianvittorio Frau, che mettesse la sua sensibilità al servizio di quell’avvenimento. Ci ha mandato una serie di foto straordinarie. Ne abbiamo scelto alcune.

 

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Contrasti. Contrasto tra i volti vivi dei partecipanti e quello, sullo sfondo, del Cristo morto, contrasto fra le vesti sontuose e la nudità del Crocifisso, contrasto tra le vesti dai colori esuberanti e il volto scuro e forte dei personaggi.

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Luci. Il paese immerso nella notte, ne emerge con dei disegni luminosi: le luci delle strade e quelle, inattese, delle luminarie della processione e delle croci. L’evento straordinario del venerdì santo che dà senso agli eventi ordinari di tutti gli altri giorni…

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La maschera. L’identità del personaggio è cancellata. Nessuno sa chi è. Rimangono chiare solo le mani. Quelle soprattutto sono rimaste indispensabili perché sono le mani che devono afferrare la croce e trasportarla. Spesso i grandi cirenei sono grandi sconosciuti.

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Il muro. Il muro solido, stabile, immagine di un paese che è lì, resistente, con la sua storia, la sua economia, le sue trame sociali. Davanti al muro passa, per un istante, la scena fugace e fragile: il condannato con la sua croce, la maschera e il soldato. Ma quella scena che se va via vorrebbe dare fondamento a tutto, anche al muro solido e forte e alla comunità che vive lì attorno. L’evento di un momento è quello che dura oltre il momento e va oltre il muro.

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Il bambino. Il bambino è seduto ai piedi degli adulti, ha una fiaccola in mano. Forse si è stancato per quella lunga manifestazione degli adulti. Ma la sua fragilità è molto simile a quella del condannato. Il bambino è stato condotto lì dagli adulti e il condannato è stato condotto alla croce dai suoi crocifissori. La Passione è sempre una questione di fiducia e di affidamento e i bambini hanno da dirci molto al riguardo. Sono inconsapevoli portatori di luce.

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Lo sguardo. Il giovane papà guarda intensamente quello che sta avvenendo. Ha un bambino in braccio: quasi volesse prestare al proprio bambino l’intensità dello sguardo che questi non può ancora avere. Si insegna a vivere anche insegnando a guardare e a guardare soprattutto agli eventi grandiosi che ci superano e ci immergono in un mistero molto più grandi di noi.

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Mani. Una mano di legno, scolorita e inerme; la mano viva che la tocca. La Passione, questione di mani: mani che portano la croce, mani che si offrono. Dopo aver visto si sente il bisogno del contatto. Lui ha toccato il nostro dolore, noi tocchiamo il suo.