Dall’Italia al Nord Africa «Sul corno del rinoceronte». Un’amicizia senza barriere

È un inno all’ amicizia femminile, un’ amicizia che va al di là delle culture di appartenenza, l’ultimo libro della giornalista e scrittrice Francesca Bellino «Sul corno del rinoceronte» (L’Asino d’oro edizioni, collana Omero, pag. 250, 2014), vincitore del Premio Costadamalfilibri 2014. La protagonista, Maria, da tutti chiamata Mary, è un’antropologa ed è la voce narrante del romanzo. Un giorno si imbatte in Meriem, una ragazza tunisina. Inizia a chiacchierare con lei, attratta dal ciondolo a forma di mano di Fatima che la giovane porta al collo. Da questo incontro casuale nasce un’amicizia che cambierà per sempre le vite di entrambe: nel giro di poco tempo le due ragazze decidono di affittare insieme un appartamento. Eppure non potrebbero essere più diverse: Mary, modaiola, sempre attenta a curare il suo look, colleziona un uomo dopo l’altro e fa parte della generazione che «si vergogna solo di aver vergogna»; Meriem è un’immigrata dell’amore, trasferitasi in Italia per seguire l’uomo di cui si è innamorata, andando contro la sua stessa famiglia. Entrambe finiscono per assorbire una parte della cultura dell’amica: Mary cede, lasciandosi fare la ceretta alla araba, cerca di vivere con più calma; Meriem, che ormai ha visto infrangersi il suo sogno d’amore, assapora i momenti di privacy che riesce a ritagliarsi, divora un libro dopo l’altro, comincia ad uscire per gli aperitivi e a partecipare alla vita del Pigneto, il quartiere dove si sono trasferite. Tutto procede per il meglio finché, di ritorno da un viaggio di lavoro, Mary trova la coinquilina irrequieta. Meriem le annuncia che per lei non ha più senso restare in Italia e vuole tornare a Kairouan, dalla sua famiglia. Mary si offre di accompagnarla, cercando di tenere bene a mente le parole del suo professore: «per entrare in contatto con un’altra cultura bisogna essere disponibili e lasciare a casa le proprie abitudini». Ma anche per un’antropologa a volte le cose sono più difficili del previsto: «Come si fa a spogliarsi dello sguardo eurocentrico? Come si fa ad andare incontro agli altri? Come si fa a guardare le cose con oggettività? Come si fa ad essere onesti? Come si fa a non tradire le comunità con cui si entra in contatto e la propria? Come si può liberare la vista?». Mary si invaghisce di Farouk, il fratello artista di Meriem, ma quest’ultima appare sempre più inquieta e ben lontana dalla ragazza timida e solare che ha conosciuto. Qualche mese più tardi Mary riceve una strana telefonata: Meriem è morta. Il libro si apre proprio con la corsa ansiosa e disperata di Mary verso Kairouan per partecipare al funerale dell’amica, e da lì attraverso numerosi flash-back, la storia si dipana. È il 15 gennaio 2011, giorno successivo alla fuga di Ben Alì, l’ex presidente della Tunisia: Mary trova un Paese completamente diverso, attraversato dai moti di rivolta della cosiddetta primavera araba, in cui «lo sguardo del ragazzo malmenato dai poliziotti parlava di rabbia trasformata in coraggio. (…) Il suo era lo sguardo di chi ha reagito. Di chi è passato attraverso la paralisi del nulla e ne è uscito. Di chi ha vinto il timore di esprimere i suoi desideri e ha trovato la forza di affrontare il potere per visualizzare il futuro e dire basta alla fame, alla corruzione e al soffocamento dell’identità». Mary non riuscirà a partecipare al funerale e tornerà a casa delusa e amareggiata. Dovrà mettere da parte i sogni per il dottorato, in quanto l’Università non ha fondi sufficienti, in un’Italia che “si sta spegnendo” e in cui «si diffonde la cultura dello stordimento». Troverà lavoro come operatrice per occuparsi della cosiddetta «emergenza nord Africa» e lì farà una scoperta che la lascerà a bocca aperta.
Francesca Bellino è scrittrice, giornalista e reporter di viaggio. Collabora con diverse testate, italiane ed estere, tra cui “Ansa”, “Il Mattino” e “Reset”, e cura un blog su “Huffington Post”. È autrice di “Il prefisso di Dio. Storie e labirinti di Once, Buenos Aires” (Infinito, 2008), “Uno sguardo più in là” (Aram, 2010), “Sale” (Lite Editions, 2013), due saggi sul mito di Lucio Battisti e racconti pubblicati in antologie. Nel 2009 ha ricevuto la Targa Olaf al “Premio Cronista – Piero Passetti”, nel 2013 il Premio giornalistico Talea e nel 2014 il Premio letterario Costa d’Amalfi 2014.