L’ecumenismo del sangue. Le molte confessioni cristiane, l’unico martirio

Foto: i martiri copti uccisi dall’Isis, lo scorso mese di febbraio

Il 9 aprile di settant’anni fa, il pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer veniva impiccato nel carcere di Flossenburg. L’accusa a suo carico era di aver partecipato al complotto contro Hitler del 20 luglio del 1944. Con lui, in quei giorni, andarono al patibolo il cognato Dohnanyi, l’ammiraglio Canaris, il colonnello Oster, Klaus Bonhoeffer e molti altri ancora. I cadaveri vennero bruciati: non doveva restare alcuna traccia di coloro che hanno osato tentare di rovesciare il regime nazista. Dietrich Bonhoeffer aveva compiuto da poco i 39 anni. I suoi testi e le sue lettere, specialmente quelle scritte in carcere, hanno costituito una linfa vitale per il percorso teologico e la vita spirituale di moltissimi cristiani e tra questi tanti cattolici.

MONS. ROMERO

Trentacinque anni fa il vescovo cattolico Oscar Arnulfo Romero veniva assassinato mentre celebrava l’Eucarestia, proprio nel momento dell’elevazione. Le sue ultime parole furono: “In questo Calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo ed il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”. Romero sarà beatificato il prossimo 23 maggio, al termine di un processo sbloccato da papa Benedetto e accelerato da papa Francesco, dopo un lungo periodo nel quale, nella chiesa cattolica, per ragioni diverse, il vescovo salvadoregno aveva subito una “ibernazione” e una lunga e voluta dimenticanza. Non la pensavano cosi le altre Chiese. Molte di loro (da quella luterana a quella veterocattolica) celebrano ogni anno il suo sacrificio; nel 1998 la regina Elisabetta ha presenziato alla cerimonia con la quale gli anglicani gli hanno eretto una statua sulla porta occidentale di Westminster, accanto alle immagini di altri nove “martiri del Novecento”: Dietrich Bonhoeffer, Martin Luther King, Massimiliano Kolbe… Un’altra effige di lui è stata posta nella National Cathedral episcopaliana a Washington.

I MARTIRI COPTI

Milad Makeen Zaky, Abanoub Ayad Attiya, Maged Soliman Shehata, Youssef Shukry Younan, Kyrillos Shukry Fawzy, Bishoy Estefanous Kamel, Samuel Estefanous Kamel, Malak Ibrahim Sinout, Tawadros Youssef Tawadros, Girgis Milad Sinout, Mina Fayez Aziz, Hany Abdel-Messih Saleeb, Bishoy Adel Khalaf, Samuel Alham Wilson, Ezzat Bishri Naseef, Lucas Nagati, Gaber Munir Adly, Essam Baddar Samir, Malak Farag Abram, Sameh Salah Farouq, Mina Shehata Awad: sono i nomi dei 21 lavoratori copti uccisi, lo scorso febbraio, dai jihadisti dello Stato Islamico in Libia. Papa Francesco, appresa la notizia, non ha esitato – ha scritto Enzo Bianchi – “a compiere un gesto liturgico inaudito”, commemorare in un’eucaristia cattolica dei cristiani di altra confessione: “Offriamo questa messa per i nostri ventuno fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani … preghiamo per loro, che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello [il patriarca copto] Tawadros che soffre tanto”. Nel video di propaganda girato dai carnefici, poco prima della loro esecuzione, si vede chiaramente che alcuni di loro ripetono l’invocazione “Signore Gesù Cristo”. La Chiesa copto-ortodossa in Egitto ha annunciato che sono stati ufficialmente canonizzati come martiri. I loro nomi sono stati inseriti nel Sinassario copto e verranno festeggiati ogni 15 febbraio.

IL SANGUE CHE UNISCE

Luterani, cattolici, copti. Una lunga lista di martiri del Novecento accomuna le diverse confessioni cristiane. Papa Francesco l’ha chiamato “l’ecumenismo del sangue”. Ai rappresentanti della Chiesa riformata di Scozia ha detto: “Il sangue dei nostri fratelli cristiani è una testimonianza che grida. Siano cattolici, ortodossi, coopti, luterani non importa. Sono cristiani. E il sangue è lo stesso. Il sangue testimonia Cristo. I martiri sono di tutti i cristiani”. Lo aveva già scritto con lucidità Giovanni Paolo II nella lettera apostolica “Tertio Millenio Adveniente” in preparazione al Giubileo del 2000: “L’ecumenismo dei martiri è forse il più convincente, la communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione”.

Ripartire dai martiri, dunque. Per recuperare una memoria condivisa, purificata. Per tornare ad attingere ad un patrimonio di fede vissuta nel segno del Vangelo, al di là e prima dei recinti confessionali. Per comprendere che oggi, sempre di più, vi sono donne e uomini che hanno ragioni grandi per vivere. E per queste ragioni sono perfino disposti a dare la vita. Come ha scritto Bruni Maggioni: “il martire non sceglie la morte, ma un modo di vivere, quello di Gesù”. Testimone (è questo è il significato del termine greco martyría) della radicalità evangelica. E dunque dono e giudizio per quanti di noi rischiano di annacquare la vicenda cristiana ad un ricettacolo di buon senso, ad un crocevia ingarbugliato di regole piuttosto che al fuoco del Vangelo che cambia la vita. Fino al punto da metterla in gioco fino in fondo.