I ventidue canti di Doyel: ragazzi adottati, storie di coraggio e speranza

Un libro che si legge tutto d’un fiato, dove l’adozione viene trattata in modo originale e reale: non mitizzandola, ma presentandola nella sua concretezza, raccontandola dal punto di vista di chi l’ha vissuta sulla propria pelle. Si tratta de “I ventidue canti di Doyel” di Shanti Ghelardoni (Edizioni Dalla Costa, 138 pagine).  L’autrice, nata a Vasai (periferia nord di Mumbai, India), è arrivata in Italia all’età di 17 mesi e in età adolescenziale è iniziata la riscoperta delle sue origini. A portarci per mano nel mondo degli “abbracciati” è la millenaria cantastorie Doyel: «Quello che ora vorrei presentarvi è un mondo rimasto ignoto a molti per molto tempo, ma i pochi che l’hanno conosciuto ne sono rimasti affascinati. È un mondo ricco di mistero, dove abbondano felicità e allegria, malinconia e tribolazione. Racconterò battaglie contro orchi cattivi e guerre vinte contro draghi spietati; le imprese di chi ha cercato in tutti i modi di difendersi dal dolore e di chi sogna la propria realtà rendendo reali i propri sogni. Quelle che sentirete sono le parole di chi finora non ha mai parlato, frasi dette a chi non ha mai sentito, ma la vita di questi abitanti del sottobosco, ormai cresciuti, è una storia universale. È la storia di una ragazza, di otto ragazzi e di altri milioni di ragazzi in tutto il mondo. È la storia degli Abbracciati». Gli «Abbracciati» del libro sono ragazzi accomunati dal fatto di essere stati tutti adottati, e che si incontrano puntualmente per condividere la loro esperienza, interrogando e interrogandosi su temi quale il rapporto genitori-figli, la ricerca della propria identità e delle proprie origini, il razzismo della società circostante. Interrogativi frutto di riflessioni nate in seguito ad otto anni di incontro con altri “abbracciati”, a cui la stessa autrice ha partecipato. C’è chi si porta ancora dietro la paura di essere abbandonato, altri che cercano in tutti i modi di eliminare i ricordi che li legano al passato, chi ancora racconta gli “imbarazzismi” nella vita di tutti i giorni, come quando al colloquio viene posta la domanda se si parla italiano oppure scambiano il padre e la figlia per amanti.  Nel libro trovano voce anche i pensieri e le sensazioni dei genitori adottivi e il momento dell’arrivo dell’”abbracciato” in famiglia viene descritto anche dal punto di vista degli altri parenti, da quelli più stretti, fino al cuginetto, al quale importa solo che il nuovo arrivato possa giocare insieme a lui. Leggere “I 22 canti di Doyel” è percorrere insieme agli “abbracciati” la strada che devono compiere per riappropriarsi della propria storia e riuscire a diventare persone complete. Per informazioni sull’autrice: www.shanti-ghelardoni.com.