Papa Francesco a Cuba: «Una sorpresa. Lo aspettiamo con allegria e tanta speranza»

Nella “casa sacerdotal” in pieno centro dell’Avana sono stati giorni tumultuosi, carichi di aspettative per la visita di Papa Francesco a Cuba, il prossimo settembre, poco prima di giungere negli Stati Uniti (Washington, New York e Philadelphia). La settimana scorsa si sono riuniti intorno ad un tavolo tutti i vescovi della Conferenza episcopale cubana. Ospite d’onore è stato il cardinale Beniamino Stella, prefetto della Congregazione per il clero, inviato dal Papa per programmare il viaggio e incontrare il clero cubano. Il cardinale è stato ricevuto dal presidente cubano Raul Castro, per dialogare su “questioni d’interesse generale e in particolare sulla visita di Papa Francesco”, come riferito con il solito stile sintetico e compunto dal quotidiano ufficiale del Partito comunista di Cuba “Granma”. Durante l’assemblea della Conferenza episcopale cubana (Cec) è stata istituita la “Commissione centrale della Chiesa” per la preparazione e realizzazione della visita del Papa. La Commissione è presieduta da mons. Dionisio García Ibáñez, arcivescovo di Santiago de Cuba e presidente della Cec. Papa Francesco è il terzo Papa, nell’arco di due decenni, a recarsi a Cuba: ognuno di loro ha contribuito in maniera specifica al processo di riavvicinamento tra l’isola caraibica della “Revolucion” guevarista e l’Occidente. Hanno fatto il giro del mondo il 21 gennaio del 1998 le immagini di Fidel Castro in doppiopetto blu che sorregge Giovanni Paolo II, già provato dalla malattia. Nei suoi discorsi in terra cubana Wojtyla ribadì che i cristiani di Cuba avevano il diritto di vivere liberamente la propria fede, esortando più volte gli Stati Uniti a porre fine all’embargo. Un “no” convinto all’embargo ripreso anche da Benedetto XVI nel 2012. Infine, il ruolo decisivo di Papa Francesco lo scorso anno, per favorire il disgelo tra i due Paesi fino allo storico incontro dell’11 aprile tra il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il presidente di Cuba Raul Castro. Pochi giorni dopo, il 22 aprile, la Sala stampa vaticana ha annunciato la visita di Papa Francesco a Cuba. Fa parte della Commissione incaricata di organizzare la visita anche monsignor José Félix Pérez Riera, segretario aggiunto e portavoce della Conferenza episcopale cubana. Il 17 dicembre scorso aveva auspicato al Sir: Papa Francesco “ha già annunciato che verrà in America l’anno prossimo, speriamo venga anche da noi”. Oggi è felicissimo.

Come la popolazione cubana ha accolto la notizia della visita di Papa Francesco?
“La notizia della visita del Papa è stata per noi totalmente inaspettata. Sarà accolto con molto affetto, lo aspettiamo con tanta allegria e speranza. La popolazione cubana è felicissima perché considera Papa Francesco una persona molto vicina, provano molto affetto e simpatia nei suoi confronti. Siamo anche sorpresi perché la Provvidenza ci sta regalando la visita del terzo Papa in terra cubana, dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”.

La visita di un Papa latinoamericano che conosce bene Cuba marcherà una differenza?
“Il fatto che sia un Papa latinoamericano è per noi una garanzia di maggiore vicinanza ai nostri problemi, una migliore comprensione del carattere dei latinoamericani, delle nostre aspirazioni. Tutto ciò faciliterà moltissimo la comunicazione”.

Vi aspettate cambiamenti ancora più sostanziali?
“Cambiamento è un’espressione che presenta molte ambiguità. Per noi è importante che il Papa venga tra noi a confermarci nella fede, a chiederci la conversione dei cuori. È questo il cambiamento necessario, nella mente e nel cuore. Solo così sarà possibile cambiare, di conseguenza, nella società”.

Qualcosa è già cambiato dopo l’annuncio di Raul Castro e Barack Obama di ristabilire relazioni diplomatiche tra i due Paesi…
“L’annuncio del 17 dicembre da parte del presidente Obama e Castro ha aperto un orizzonte di speranza. Entrambi hanno confermato pubblicamente che la mediazione di Papa Francesco è stata molto importante. Poi c’è stata la nota della Santa Sede che fa riferimento alle lettere personali che il Papa ha mandato a Obama e Castro e agli incontri tra le delegazioni dei due Paesi per arrivare a questo accordo. Non è un caso che la visita a Cuba sarà prima del viaggio negli Stati Uniti”.

In questi giorni, con i vescovi cubani, avete parlato dei preparativi per la visita…
“I preparativi non sono ancora iniziati perché stiamo ancora aspettando la conferma dei giorni esatti del viaggio da parte del Vaticano. Appena avremo le date potremo occuparci della logistica e della preparazione spirituale, che è importante tanto quanto la parte organizzativa. Non sappiamo ancora se andrà anche a Santiago de Cuba al Santuario della Virgen del Cobre perché il programma non è stato fatto. Ma non credo che l’itinerario sarà molto diverso da quello degli altri Papi. Abbiamo istituito una Commissione incaricata di organizzare la visita. Sicuramente ci aspettiamo una enorme affluenza di gente alle celebrazioni, come è stato in passato con Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Parteciperà il popolo cubano, cattolici e laici, operatori della pastorale, religiosi e religiose, sacerdoti”.