Il BergamoFestival continua domani, giovedì 14 maggio, con tre incontri che spaziano dalle sfide della famiglia alla «Rivoluzione degli ombrelli» di Hong Kong e fino a presente e futuro della comunicazione.
Come può la Chiesa rispondere e intercettare i cambiamenti che interessano la famiglia nella società contemporanea? A questa domanda cercheranno di rispondere Marco Tarquinio e Giovanni Maria Vian, rispettivamente direttori di “Avvenire” e de “L’Osservatore Romano” nel primo incontro della giornata del 14 maggio alle 18 al Centro Congressi Giovanni XXIII.
I due direttori saranno intervistati da Giorgio Gandola, direttore de “L’Eco di Bergamo” nell’incontro «Modern Family. Chiesa e famiglia nella società che cambia». Le grandi transizioni culturali che hanno trasformato la nostra vita sociale hanno anche modificato la simbolica di base degli affetti e le forme di costruzione delle identità. Tutto questo ha trovato riflessi molto concreti nella tradizionale istituzione sociale che è la famiglia. Alla complessità di questi temi Papa Francesco ha voluto dedicare due Sinodi, quello straordinario del 2014 e quello ordinario dell’ottobre 2015, facendo precedere il primo da una capillare consultazione delle diocesi, delle comunità e delle parrocchie di tutto il mondo. Già nella prima parte del suo svolgimento il Sinodo ha fatto emergere la necessità, anche per la coscienza credente, di nuovi criteri interpretativi e di nuove prassi pastorali. L’anno che scorre tra il primo straordinario e il secondo ordinario permetterà di maturare le idee proposte e trovare soluzioni concrete alle molteplici sfide che le famiglie devono affrontare. Perché se è vero che la Chiesa negli scorsi decenni aveva riflettuto su questo tema, è altrettanto vero che tanti cambiamenti sociali e di costume, tante nuove sfide riguardanti non “la famiglia”, ma la concreta vita delle famiglie, richiedono nuovi approcci.
Bergamo Festival apre la sezione dedicata a “Voci del mondo della pace” con un’ospite, Padre Gianni Criveller, la cui esperienza di vita si è tradotta concretamente in una testimonianza di pace in Estremo Oriente.
Giovedì 14 maggio alle 18 al Giardino della pace a Sotto il Monte, Padre Criveller, missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere), in dialogo con Giulio Brotti, saggista e giornalista de “L’Eco di Bergamo”, racconterà l’esperienza dei missionari, operatori di giustizia e pace in Cina.
Padre Criveller, sinologo e studioso tra i più qualificati di Matteo Ricci e dell’opera dei gesuiti in Cina, opera da vent’anni come missionario a Hong Kong.
A Bergamo Festival parlerà dell’eredità dei missionari, ancora oggi oggetto di valutazioni controverse. Storicamente il ruolo dei missionari è stato determinante per sostenere l’emancipazione delle donne, l’elevazione culturale dei giovani, la cura delle persone disabili e l’assistenza alle persone ai margini nella società. A Hong Kong i missionari continuano ancora oggi a offrire un prezioso aiuto ai movimenti che sostengono il processo democratico, i diritti umani, civili e sindacali. Come ha ricordato Papa Francesco «una Chiesa missionaria, non può che essere in uscita, non ha paura di incontrare, di scoprire le novità, di parlare della gioia del Vangelo. A tutti, senza distinzioni. Non per fare proseliti, ma per dire quello che noi abbiamo e vogliamo condividere, ma senza forzare, a tutti senza distinzione».
Aldo Grassi e Franco Iseppi saranno ospiti di Bergamo Festival sempre giovedì 14 maggio alle ore 20.45 e, insieme a Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos Italia, affronteranno il tema della comunicazione pubblica e il senso critico del cittadino, con un’attenzione particolare rivolta al mezzo televisivo nell’incontro «Specchio delle mie brame. La comunicazione pubblica e il senso civico del cittadino».
Il mondo della comunicazione televisiva ha vissuto un radicale cambiamento: se alla televisione di Stato spettava tradizionalmente l’obbligo di informare e di educare il pubblico, con l’avvento della tv commerciale, il volto dal servizio pubblico si è modificato e l’intrattenimento è diventato il fulcro del palinsesto.
Anche il ruolo civile del servizio pubblico televisivo è profondamente mutato, la cultura pedagogica degli inizi ha lasciato il posto a un compito ancora più arduo, la formazione del senso civico del cittadino comune. Senza contare i cambiamenti portati dai nuovi media, che hanno coinvolto e contagiato la comunicazione pubblica con un linguaggio teso a semplificare piuttosto che a lavorare in profondità.