Diego Armellini: «Ho messo a Soqquadro l’idea tradizionale dell’artigianato»

«Fare le cose bene, con la testa, con il cuore e con le mani»: è questo lo stile di un artigiano secondo Diego Armellini, titolare con la sua compagna della «Soqquadro srl», che si occupa di «trasformazione degli ambienti della casa»: decorazione, tinteggiatura, rivestimenti, cartongesso, ma anche lavori con un contenuto artistico come installazioni, quadri e sculture.
Diego, che ora ha 35 anni, ha seguito un percorso particolare: «Mi sono diplomato all’esperia – racconta – come perito elettrotecnico. Poi sono partito per il servizio militare. Mentre facevo l’alpino a Vipiteno, però, mi è venuta voglia di fare qualcosa, a modo mio, per cambiare il mondo. Così quando sono tornato mi sono iscritto all’università alla facoltà di Scienze dell’educazione e ho iniziato a lavorare in una comunità che si occupava di miinori. Ci ho lavorato per cinque anni, poi ho contribuito ad aprire un centro diurno, un servizio dedicato sempre ai minori. Sono rimasto lì per tre anni, poi sono scoppiato: troppe responsabilità, una mole di lavoro e turni molto pesanti. Non ce l’ho più fatta».
Nel frattempo Diego aveva già incominciato a dedicarsi a un’altra passione, l’arte: «Dipingevo e avevo avviato qualche laboratorio di arteterapia con i ragazzi. Così a un certo punto mi è venuta l’idea di mettere a soqquadro la visione dell’abitare. Ho pensato di unire quello che avevo imparato nel percorso di scienze dell’educazione mettendolo a frutto attraverso la trasformazione degli ambienti. Mio padre era un imbianchino, perciò in casa mia ho sempre trovato colori e attrezzi per la decorazione. Ma io ho pensato di trasformare questa attività rispetto a quella tradizionale di mio padre, dandole un tocco personale, e così è venuta fuori l’impresa di oggi».

L’inizio non è stato facile: «Sono stato avvantaggiato perché ho potuto iniziare con qualche cliente di mio padre – spiega – ma poi nel tempo sono arrivate persone diverse, più interessate all’impronta artistica e meno legata alla tradizione che ho dato alla mia attività. Ha fatto molto il passaparola: è stato il mio biglietto da visita più importante». Da allora sono passati nove anni: «L’attività è cresciuta, solo quest’anno siamo diventati una srl, prima era un’impresa individuale».
Diego ha iniziato da solo: «Già nel secondo anno di attività, però ho trovato un altro artigiano giovanissimo – allora aveva solo 19 anni – con cui collaborare. Poi ne sono arrivati altri due. Col tempo ho coinvolto anche la mia compagna, che ora è socia della srl e si occupa della parte amministrativa e del recupero crediti».

Fare l’artigiano per Diego è stata una scelta di valore: «Credo che in questa professione ci sia molto. C’è il rapporto diretto con il cliente, bisogna conoscere tutto il processo di produzione, e non solo un pezzo. Ma soprattutto ai clienti non si vende soltanto un prodotto, ma un pezzo di noi stessi e della nostra storia. Credo molto nel futuro dei giovani artigiani. Partecipo al gruppo giovani di confartigianato e sento quanta voglia hanno di lavorare e di rendere questi valori visibili sul territorio. Per loro il primo obiettivo è costruire una comunità dove abitare e portare dei valori, e questo è più importante che guadagnare . Vedo intorno a me giovani diversi rispetto al passato. I giovani non sono più i “bocia” che devono servire l’artigiano in tutto per tutto. Sono più attivi, più intraprendenti e più “social”, sono attenti a connettersi con altre realtà, sono promotori di se stessi. In questo atteggiamento c’è un bel potenziale di rinascita del nostro territorio». Gli artigiani possono essere un valore aggiunto per il territorio: «Possono essere, per esempio, nel mio settore, quelli che fanno tornare i materiali del luogo nel loro posto d’origine. Si vedono tante case un po’ snaturate, ci sono gli archistar che usano materiali diversi, sperimentano innovazioni perché vogliono distinguersi. I giovani artigiani mettono la loro impronta partendo da ciò che c’è sul posto, ma aggiungendo innovazione perché sono più capaci di sperimentare e di trasformare rispetto al passato. Sanno dare al lavoro una spinta propositiva. Vedo con piacere anche l’attenzione alle professioni artigianali che c’è nell’orientamento scolastico e nei centri di formazione professionale, che spesso si impegnano sul territorio e mostrano con segni concreti che l’ artigianato può essere un luogo di eccellenza e non una scelta di ripiego. Credo che tutti dovremmo impegnarci per questo».