Il globo di Giovanni XXIII: non solo un oggetto ma un programma pastorale. La Corea aiuterà a restaurarlo

Non è solo un oggetto, ma riassume un programma pastorale il mappamondo donato a San Giovanni XXIII dai missionari verbiti il 25 giugno del 1960. Deteriorato dal tempo, delicatissimo per i materiali con cui è stato realizzato, ora sarà restaurato, con l’aiuto della Corea che metterà a disposizione un particolare tipo di carta artigianale detta hanjii.
Notevoli le dimensioni del manufatto, alto quasi due metri e con una circonferenza di quattro metri. «L’intervento più urgente – ha sottolineato la restauratrice Nella Poggi Parigi – è la messa in sicurezza di questo oggetto. Abbiamo già eseguito un primo intervento con una leggera pulitura a secco e la rimozione della vernice che è tra le principali cause di degrado». Proprio questa pulitura ha permesso di riportare alla luce particolari inediti, che fanno di questo mappamondo un pezzo unico, realizzato appositamente per Giovanni XXIII. Alla base, in particolare, è stata scoperta una legenda che indica una mappatura della chiesa negli anni Sessanta: i Paesi cattolici, le diocesi, i vicariati, le nunziature vengono illustrati con colori diversi.
«Questo mappamondo – ha sottolineato don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII – richiama la paternità universale di cui Papa Giovanni si è sentito investito: voleva estendere la paternità di Dio a tutti i popoli della Terra. In questo senso il mappamondo è espressione del suo programma pastorale. Papa Giovanni ha girato il mondo, come si può vedere dai timbri rimasti impressi sui suoi passaporti, che sono un segno tangibile di come lui si sentisse cittadino del mondo. Il suo rammarico era quello di essere circondato da una curia che non era mai uscita da Roma. Ma lui ha aperto porte e finestre sul mondo, attento a ciò che unisce e non alle diversità e ai contrasti».

Così scriveva Papa Roncalli sulla sua agenda personale nel giorno in cui ricevette in dono il mappamondo:«25 giugno 1960, sabato. Oggi fu installato il gran mappamondo, regalatomi dai Padri del Verbo Divino. Sta bene nella biblioteca del Papa la visione del mondo religioso. Totus mundus post eum abiit. Fosse vero. Che il Signore ci aiuti a ingrandire il suo regno. Questo è l’anelito del cuore del Papa. Almeno possa io dire che quanto era da me tutto fu fatto secondo questa sublime idealità, “Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare, et infideles universos ad Evangeli lumen perducere digneris: te rogamus, audi nos”». 

La storia rivela anche un particolare legame di Giovanni XXIII con la Corea: «Tra il 1948 e il 1952 che in Corea erano anni di guerra e di divisione, Roncalli aveva incontrato i rappresentanti coreani e aveva parlato con loro di un appello all’Onu perché inviasse una forza internazionale per fermare l’avanzata della Corea del Nord verso il Sud. Il mappamondo, che rinnova oggi in modo simbolico il legame tra Giovanni XXIII e la Corea resta quindi una memoria di quanto abbia ispirato le sue prospettive universali».
Il mappamondo è stato per alcuni anni nella Sala delle Udienze, in Vaticano. Dopo la morte di Papa Roncalli è però arrivato a Sotto il Monte attraverso monsignor Loris Capovilla. È poi rimasto nella residenza di Ca’ Maitino, dove attualmente è custodito dalle Suore delle Poverelle.

«Il nosro paese conta cinque milioni di cattolici – ha detto alla presentazione del progetto di restauro il console generale a Milano della Repubblica di Corea Chang Jae-bok, alla guida di una delegazione che comprendeva anche il console Joh Kyungsok e Kim Noori, funzionaria del consolato generale – Ci sentiamo molto legati a Papa Giovanni, grande viaggiatore con un forte legame con il nostro Paese. Siamo lieti di poter contribuire al restauro con la nostra carta hanji. Ci auguriamo che questa collaborazione con la Fondazione Giovanni XXIII possa proseguire anche in futuro».

La carta hanji viene realizzata a mano a telaio con una tecnica molto antica, ed è stata scelta per la sua particolare resistenza, consistenza, colore e durata. «Questa carta – ha sottolineato la resturatrice – è soggetta a una scarsissima dilatazione, e questo la rende particolarmente adatta allo scopo». L’obiettivo è di terminare il recupero conservativo entro febbraio 2016.

Il cardinale. Loris Capovilla, contubernale di San Giovanni XXIII, oltre a inviare un indirizzo di saluto, dopo la conferenza stampa, ha voluto ricevere personalmente la delegazione guidata dalla Fondazione presso Ca’ Maitino, esprimendo il suo ringraziamento alla Repubblica di Corea per il prezioso contributo.

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