Diamo spazio al dibattito suscitato dall’esito del referendum irlandese sulle nozze tra persone dello stesso sesso. Qui il parere di un parroco. Leggi anche l’editoriale del direttore.
L’esito del referendum Irlandese sulle nozze tra le persone dello stesso sesso ha fatto notizia. È passato con il 62% dei voti e chi ha fatto la differenza sono stati soprattutto i giovani. Ovviamente non si discute il diritto di esercizio del proprio pensiero e della propria opinione espressa attraverso il suffragio universale. Quello che invece ci provoca è domandarci se effettivamente questo voto sia stato espresso con la consapevolezza del “giusto distinguo” tra il progettare una comunione d’intenti tra due persone dello stesso sesso e quello tra un uomo e una donna.
Il matrimonio tra un uomo e una donna si basa su un cammino di conoscenza reciproca che implica la disponibilità ad imparare chi è l’altro/a diverso/a da me per accoglierlo/a arricchendo e completando la vita di ciascuno e della coppia. Una reciproca conoscenza costruita sulla diversità che continuamente rimanda alla comunione per diventare generosa, feconda ed accogliente apertura alla vita.
Il matrimonio tra due persone dello stesso sesso fatico a capirlo e pensarlo così uguale, anche solo per il fatto che è impossibile, a due persone dello stesso sesso, generare biologicamente un’altra vita. Per cui mi chiedo se alla fine il problema non sia di tipo educativo.
Le agenzie educative, a partire dalla famiglia, sanno testimoniare ed educare alla bellezza della reciprocità, della complementarietà e nello stesso momento al valore dell’identità specifica dell’essere uomo e dell’essere donna? Le agenzie educative sanno riconoscere anche la presenza della omosessualità come realtà da accogliere, da conoscere, da rispettare nella sua specificità? Bisogna per forza riconoscere gli stessi diritti ad ambedue oppure occorre trovare modalità diversa che rispettino le reali differenze? Non è annullando la diversità che la si riconosce, comprende, accetta ed integra. Anzi ancora di più la si annulla ed omologa ad un appiattimento incapace di saperne conoscere la sua specificità e cosa essa esprima. Per cui prima di riconoscere la stessa forma di scelta di vita per entrambe credo valga la pena lasciarci interpellare da queste domande.