Don Alessandro Previtali: «Ci mette l’anima in quello che fa. E non si arrende mai»

Nell’anno dedicato alla vita consacrata la comunità di Suisio festeggia l’ordinazione del giovane don Alessandro Previtali.
Chi è don Alessandro?
Nato a Bergamo il 3 dicembre 1989. Ha frequentato la scuola materna dalle Suore Sacramentine, elementari e medie a Suisio, il Liceo Classico Paolo Sarpi in Città Alta. «Nell’adolescenza ho vissuto l’Oratorio di Suisio, prestando servizio nel Cinema, facendo il catechista e l’animatore al Cre, rafforzando tante amicizie belle che vivo ancora oggi. Dopo la maturità ho chiesto di poter entrare nella Scuola Vocazioni Giovanile per approfondire il mio cammino di discernimento. L’anno successivo sono entrato in Teologia, durante il primo anno della quale ho prestato servizio nelle parrocchie dell’Alta Valle Brembana con tutta la mia classe. In seconda Teologia, con altri due miei compagni, sono stato mandato il fine settimana nella Parrocchia di Clusone; da prefetto, in terza Teologia, ho accompagnato i ragazzi di IV Liceo del nostro Seminario. Ora presto servizio da due anni nelle parrocchie di Ponte S. Pietro e Villaggio S. Maria, dove seguo soprattutto le attività legate alla vita dell’Oratorio».

Come e quando è nata la tua vocazione?
«Rare volte il Signore folgora i suoi sulla via di Damasco… Con me non ha fatto così, ma ha lavorato pian piano, negli incontri che ho fatto, nelle parole che ho ascoltato, in una parola, nella mia storia, affinché, dopo un intenso lavoro di discernimento, potessi accogliere la sua chiamata a diventare prete. Non perché più bravo degli altri o meritevole di qualche premio, anzi, con una storia, come tutte, segnata anche da momenti di dolore, di incomprensioni, di crisi, eppure con la certa fiducia nella provvidenza. Il Signore è più grande di tutti i nostri casini! La frase che ho scelto per la mia Prima Messa è “Anche se vado in una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me” (Sal 23,4), e penso che dica bene questo rapporto di fiducia filiale verso il Padre che ho via via scoperto. Dalla scoperta alla gratitudine, e dalla gratitudine alla risposta, per cercare di donare agli altri almeno un poco di quell’amore che costantemente mi viene regalato».

Esperienze di fede più significative?
«Senza dubbio l’esperienza del Mese Ignaziano ad Ariccia, predicato da suor Maria Paola Aiello, nell’estate tra la IV e la V Teologia, cui è seguito, dopo poche settimane, il viaggio in Terra Santa con i miei compagni di Teologia. Pregare per un periodo così prolungato e intenso il Signore, cercando di capire il senso della mia vita, e dopo poco andare nei luoghi dove ha vissuto la sua storia d’amore e di infedeltà il popolo d’Israele, dove ha camminato Gesù, penso che sia un’esperienza unica, che lascia un segno forte».

Esempi che ti hanno condotto ad accogliere la vocazione sacerdotale?
«Sono varie le figure che riconosco come esempi nella fede: i miei nonni prima di tutto, con la loro fede mai banale e disponibile a lasciarsi mettere in discussione. Poi l’influenza importante di don Walter,parroco di Suisio per tanti anni, che mi ha testimoniato l’importanza della carità e dell’attenzione a chi vive varie forme di disagio. Inoltre la lettura, fin dal tempo delle superiori, degli scritti di don Lorenzo Milani e della Scuola di Barbiana, mi ha aiutato a non dare per scontato tante cose, in rapporto alla fede e all’educazione delle nuove generazioni. Lo studio personale sul prete fiorentino si è affiancato a quello su don Primo Mazzolari, anche per motivi scolastici, dal quale ho potuto cogliere numerose istanze ancora oggi valide per essere un buon prete».

Ringraziamenti
Alessandro: «Il ricordo grato in questi giorni va prima di tutto al Seminario, ai miei superiori, ai compagni e ai professori. Giorno dopo giorno mi sono stati accanto, accompagnandomi nel cammino di discernimento e custodendo la mia storia; alla mia famiglia e a tutte le persone di Suisio che mi conoscono da sempre, agli amici, ai preti che sono stati a Suisio, in particolare don Walter, e ora don Filippo, perché nel quotidiano mi hanno mostrato che si può vivere testimoniando Gesù nelle cose di ogni giorno; alle parrocchie di Clusone, Ponte S. Pietro e Villaggio S. Maria, dove sto muovendo i miei primi passi nella pastorale; ai giovani, agli adolescenti, ai bambini, alle famiglie, agli anziani che mi hanno raccontato la bellezza e la fatica di essere uomini e donne».
Si dice che gli amici siano parenti che si scelgono da soli. Abbiamo parlato con Gloria Paris, Leonardo Citterio e Mario Saggese, amici da una vita di don Alessandro, insieme hanno condiviso cammini, esperienze di fede e avventure. Lo descrivono così: «Determinato, ci mette l’anima in quello che fa, è diretto, ama mettersi in gioco, gentile, solare, socievole e preciso».
Gloria: «Alessandro è un ragazzo che fin da piccolo si è portato dietro l’etichetta del bambino educato, posato e propenso a frequentare l’ambiente della chiesa e dell’oratorio. Nonostante il grande impegno profuso nello studio, ha sempre coltivato mille interessi. È un giovane che ha voluto concludere il suo percorso di studi al liceo e poi si è lasciato affascinare dalla missione di diventare sacerdote, sperimentando la vita di seminario, il vivere insieme ai suoi compagni e cercando di capire se l’ingresso in teologia sarebbe stata la giusta scelta. Mettendosi in gioco nei sei anni di teologia, ha incontrato varie comunità, ma è restato sempre legato alla sua di Suisio e ai suoi sacerdoti. È uno che ama stare in oratorio, circondarsi di ragazzi, senza, però, mai togliere spazio agli studi e alla liturgia. Gli piace viaggiare, mangiare, stare con gli amici, vecchi e nuovi».
Mario: «Non si arrende mai, volenteroso con tutti, ha quasi sempre l’idea giusta». Gloria aggiunge: «È una persona di cui mi fido ciecamente, è un buon ascoltatore, ha sempre una parola buona per tutti».

Momenti
Gloria: «Ricordo con piacere gli anni in cui abbiamo seguito un gruppo di ragazzi (ora diciottenni) come catechisti, dalla seconda elementare alla seconda media, ci siamo lanciati cercando di proporre a questi ragazzi un modo di essere cristiani e di vivere la fede forse un po’ diverso, ma altrettanto forte. Potendo scegliere altri momenti, è bello ricordare come a causa dei vari impegni siano sempre più rare le volte in cui riusciamo a vederci, ma saltuariamente, insieme agli altri nostri amici, lo raggiungiamo e ci concediamo qualche cena e delle lunghissime chiacchierate».
Mario: «Di episodi con l’Alessandro ne avrei tanti da raccontare, voglio ricordare i bellissimi momenti di condivisione del pranzo e della cena quando siamo stati a Taizé con il gruppo Ado dell’Oratorio».
Leonardo: «Ricordo i viaggi di ritorno in pullman il sabato, i pomeriggi di catechismo in segreteria, i forzieri del Cre, le serate in cioccolateria o in casa parrocchiale, le gite della domenica».

Gli auguri
Gloria: «Gli auguro di portarsi con sé tutti i sorrisi e la gratitudine delle persone che in questi anni ha incontrato, di far tesoro di tutte le fatiche e le esperienze che ha compiuto in questi anni. Gli auguro di trovare una comunità che sia anche famiglia e che possa continuare nel suo cammino con la serenità, la semplicità, ma anche la forza con cui lo ha affrontato fino ad ora».
Mario: «Gli auguro un buon cammino in questa sua nuova avventura eucaristica e che, in qualsiasi posto che lo manderanno, porti con sé la sua SEMPLICITÀ e la sua voglia di fare. Gli amici in qualsiasi momento ci saranno sempre. Auguri reverendo e buen camino!»
Leonardo: «In bocca al lupo e felicità nella vita». In un caloroso abbraccio la famiglia di don Alessandro si stringe attorno a lui: mamma Stefania, papà Eugenio, il fratello Simone, i nonni e gli zii.