Don Mauro Riva: «La vita mi ha messo alla prova. Ho attraversato il dolore, e ho trovato la mia strada»

«La mia vocazione è nata da una grande sofferenza, cioè la morte di mio fratello per un incidente sul lavoro. Questa sofferenza con il tempo mi ha fatto scoprire che Dio mi stringeva forte la mano, donandomi amore e amicizia. E così voglio essere verso i fratelli che incontrerò sul mio cammino». Fiducia, crisi, dramma, risurrezione: è il racconto del cammino di don Mauro Riva, 25 anni, di Spirano, uno dei cinque diaconi che sabato 30 maggio saranno ordinati sacerdoti dal vescovo Beschi. Don Mauro è entrato giovanissimo in Seminario, a 11 anni. Nella sua parrocchia era chierichetto, si sentiva attratto dalla vita parrocchiale e dalla missione del «don». Cammin facendo, però, avvertiva che la sua vocazione non era proprio forte. Poi nella sua vita fu sconvolta da un evento tragico: la morte improvvisa del fratello Sergio, a 20 anni, per un incidente sul lavoro. «Mi sentivo sconvolto a livello umano e di fede, come uno spartiacque — ricorda don Mauro —. Questa disgrazia mi ha spinto a interrogare la mia vita in profondità. Ho superato crisi e dolore grazie alla vicinanza di un prete che già mi seguiva e che mi ha fatto riscoprire la fede vera, cioè che Dio è amore e che la preghiera è vicinanza e colloquio continuo con il Signore. E ho capito anche che erano molte le persone che mi volevano bene e mi stavano vicino». Una sofferenza che, racconta don Mauro, è diventata anche una scoperta personale. «Questa sofferenza con il tempo mi ha fatto scoprire quanto Dio mi stringeva forte la mano per farmi sentire il suo amore e la sua vicinanza. Io e Dio mano nella mano e questo mi ha fatto rialzare, mi ha sollevato dal dolore e ho sentito in me la chiamata a donare a mia volta agli altri questo amore grande».
Don Mauro ha voluto esprimere questa «scoperta» anche nell’immaginetta che ha scelto per l’ordinazione. È una icona copta del VII secolo, conservata al Louvre di Parigi, che raffigura Cristo con la mano sulla spalle di un abate. «È conosciuta come “icona dell’amicizia” e credo esprima meglio la sintesi della mia scelta di vita: Gesù Cristo mette la sua mano sulla spalla per accompagnarti ogni giorno, per dirti di andare avanti con fiducia in Lui». Nel corso degli anni di Teologia, don Mauro ha vissuto diverse esperienze pastorali nelle parrocchie nei fine settimana: con la sua classe per un anno nelle piccole comunità dell’Alta Valle Brembana, poi nelle parrocchie di Grassobbio e Comun Nuovo, dove ha toccato con mano che la parrocchia era e rimane una casa fra le case e fra le persone, un faro per testimoniare il Vangelo in ogni epoca. Porta con sé un primo bagaglio di esperienze in due oratori bergamaschi. «Questa esperienza affascinante — dice don mauro — mi fa affermare che il mondo giovanile non è superficiale o frivolo, ma ha bisogno di proposte forti nel cammino umano e di fede. In pratica, bisogna dire ai giovani di puntare in alto, non di allinearsi o di volare basso. Al prete non chiedono esplicitamente proposte o suggerimenti, ma li attendono anche inconsciamente, con ansia e fiducia».

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