Papa Francesco, Medjugorie, le parrocchie

Foto: Pellegrini a Medjugorie

Il Papa parla di Medjugorie. O meglio, non ne parla esplicitamente. Ma non ci sono dubbi sulle allusioni contenute nell’omelia tenuta nella messa in Santa Marta del 9 giugno. Il Papa parla dell’identità cristiana e afferma (cito la sintesi dal sito della Santa Sede): “Ci sono ‘quelli che sempre hanno bisogno di novità dell’identità cristiana’ e hanno ‘dimenticato che sono stati scelti, unti’ che ‘hanno la garanzia dello Spirito’ e cercano: ‘‘Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio?’ Per esempio, no? E vivono di questo. Questa non è identità cristiana. L’ultima parola di Dio si chiama ‘Gesù’ e niente di più’’.

Dunque, il problema è quello dell’identità cristiana. Il Papa dice che l’identità cristiana sta nel riferimento a Gesù, nella fede in lui. Che, quindi, tutte le altre devozioni prendono senso da  quella fede e solo da quella. Circa Medjugorie il Papa denuncia una mentalità pericolosa: la fame di segni, di messaggi, precisi, legati a tempi e luoghi che, proprio per questo, assumono la fisionomia di una prova da parte di Dio e di una sfida da parte dell’uomo. Non è difficile trovare riferimenti evangelici al riguardo. Gesù fa molti miracoli, infatti, ma se la prende, più volte contro chi vuole miracoli su comando e che fa dipendere la sua fede da quei miracoli. Questa non è identità cristiana, dice il Papa.

Una considerazione, semplicissima, di carattere pastorale. Tutti, nella Chiesa di oggi, conoscono i gruppi legati a Medjugorie. Alcuni dei partecipanti a questi gruppi sono credenti che certamente hanno quella fede in Gesù di cui parla il Papa e l’hanno in maniera dominante e determinante. Ma ce ne sono alcuni, di quei fedeli, che la vivono in maniera totale e intollerante e la fedeltà ai messaggi di Medjugorie diventa più importante del messaggio evangelico. Soprattutto diventa inquietante quando un prete, responsabile di una comunità, impone uno stile Medjugorie a tutta la sua comunità. E allora avviene, inevitabilmente, che una fede legata in maniera abnorme a una devozione e imposta in maniera altrettanto abnorme a tutta la comunità divide invece di unire. Non è identità cristiana quella devozione vissuta così e tanto meno è identità cristiana la sua imposizione unilaterale a tutta una comunità.