“Competenza e cuore”: l’enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco. Intervista a Maria Grazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia

“Francesco è il primo Papa che invita all’azione, alla riflessione sul tema della salvaguardia dell’ambiente. Il Papa guarda oltre dimostrando una competenza notevole e un grande cuore. Competenza e cuore, da ciò è composta l’Enciclica ambientalista di Jorge Mario Bergoglio”. Maria Grazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, commenta la “Laudato si’. Enciclica sulla cura della casa comune” del Santo Padre composta da introduzione, sei capitoli e due preghiere finali, nella quale in quasi 200 pagine di testo Bergoglio regala agli abitanti del pianeta la sua visione “verde”. “Il fatto che questa enciclica sia rivolta a tutti fa sì che la Chiesa si proponga come stimolatrice di un dibattito che riguarda tutti. Noi viviamo in un mondo globalizzato che fa fatica a trovare una classe dirigente globale. Sicuramente le aziende hanno una classe dirigente globale, che però vede non il bene collettivo ma i propri interessi. Mi aspetto in futuro che anche le stesse multinazionali facciano un percorso per entrare nella comunità globale per sottoporsi all’interesse comune. Lo stesso Papa fa riferimento alla necessità di avere un’autorità mondiale, delle istituzioni che governino la globalizzazione. In ogni caso oggi Bergoglio si propone nei fatti come leader morale globale”, dichiara Midulla, nata a Roma, presente da 23 anni nella più grande organizzazione per la difesa e la conservazione dell’ambiente e delle specie a rischio, dove coordina, tra le altre cose, un gruppo di lavoro internazionale incaricato di leggere l’Enciclica.

Emblematico è l’incipit del documento “Laudato si’, mi’ Signore, cantava San Francesco d’Assisi”. Dottoressa Midulla, tra i 246 paragrafi del testo dell’enciclica quali sono quelli che più l’hanno colpita?

“Mi ha colpito tutto il testo. Naturalmente occupandomi di clima ho notato le parole che ha detto Bergoglio nei confronti del clima, ‘è un bene comune’. Mi ha fatto molto piacere il riconoscimento di Francesco nei confronti delle associazioni ambientaliste, da lui citate nel paragrafo 166. Il testo è densissimo, l’enciclica mi ha colpito perché unisce l’aspetto pastorale, teologico e educativo, unito a un forte richiamo morale. Su alcuni temi l’enciclica sta già suscitando un forte dibattito. Questo è un fatto positivo, anche se i malevoli già la stanno interpretando più dal punto di vista della contrapposizione, invece il documento è di richiamo all’umanità intera. Questa è una novità significativa, perché è un documento di dialogo che si rivolge a tutti, ai cattolici, agli appartenenti alle altre religioni e a tutti gli uomini di buona volontà. Alla coscienza individuale e collettiva nella sua globalità”.

“Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla”. La prima opera ambientalista della Chiesa è un richiamo universale alla responsabilità di “tutta la famiglia umana”, poiché “sappiamo che le cose possono cambiare”?

“Questo è un altro contenuto rilevante dell’enciclica, perché il Papa richiama alla speranza dicendo che l’uomo è capace di rigenerarsi. Un termine non casuale, perché è quello che noi auspichiamo, pensiamo all’economia rigenerativa che dia la possibilità alle risorse naturali di rigenerarsi. Quindi è un termine molto appropriato. Dal nostro punto di vista conoscendo alcuni tipi di dibattito sul clima, vengono usati molti modi per fermare chi vuole affrontare il problema del cambiamento climatico e fare a meno dei combustibili fossili. Tre sono gli argomenti dei negazionisti: il primo riguarda la negazione del fatto che il clima sta cambiando, ma ciò che sta avvenendo è sotto gli occhi di tutti. Il secondo è il seguente ‘il cambiamento climatico c’è ma non è colpa dell’uomo’. Gli scienziati, compresa la Pontificia Accademia delle Scienze l’hanno superato… Il Papa non entra nel merito della percentuale di colpa dell’uomo (gli scienziati asseriscono che la colpa dell’uomo è al 97%), però dice ‘noi possiamo agire per fare la nostra parte’. Il terzo argomento riguarda la frase dei negazionisti che è una vera sciocchezza: ‘un po’ di caldo fa bene’. Proprio durante la presentazione in Vaticano di Laudato si’, il Prof. John Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ora nominato dal Papa accademico della Pontificia Accademia delle Scienze, ha asserito che è una grande sciocchezza dire che pochi gradi in più non fanno nessuna differenza. Quando la terra era una palla di ghiaccio, aveva 4/6 gradi in meno di adesso. L’ultimo argomento dei negazionisti è dire che ormai non c’è più nulla da fare. Sbagliato questo tentativo di non agire. Francesco nell’enciclica esorta ad agire, occorre fare qualcosa, perché c’è ancora speranza. Ecco, questa speranza è molto importante per tutti i noi”.

Vito Mancuso commentando l’enciclica, definita da alcuni osservatori “anticapitalista”, ha parlato “della forza sorprendentemente laica degli argomenti e delle argomentazioni”. Concorda con la riflessione del teologo?

“Concordo, del resto è stato chiarito anche durante la presentazione, che l’enciclica sia anticapitalista nel senso che è contro le imprese. Questo è un argomento fondamentale dal punto di vista morale. Oggi chi uccide viene punito, se per guadagno si attenta all’ambiente, questo viene visto solo come ‘un peccato veniale’. Il documento papale invece dice che chi attenta all’ambiente attenta la vita di tutti. Io credo che uno dei grandi problemi del nostro tempo sia proprio questo. Il fatto che il Papa metta in correlazione lo sfruttamento nei confronti dei poveri con l’ambiente, dimostra che non c’è limite agli appetiti. La grande questione del Terzo Millennio è che la libertà di impresa deve fare i conti con la salvaguardia del bene comune. L’emergenza è mondiale, le istituzioni appaiono sempre più deboli, perché non sono in grado di fermare il degrado ambientale”.

“Il clima è un bene comune di tutti”, scrive il Santo Padre che vorrebbe vedere l’avanzata di “politiche urgenti” per l’emissione dei gas inquinanti. Le associazioni ambientaliste hanno chiesto al Papa di rivolgere un appello a tutti i Governi e ai leader industriali affinché si impegnino concretamente nel contrastare il riscaldamento globale, puntando su un sistema energetico basato al 100% sulle fonti rinnovabili. È questa l’unica strada da seguire per azzerare le emissioni da carbone, petrolio e gas entro la metà del secolo?

“Ci sono vari aspetti, è ovvio che non possiamo e non vogliamo dire che dobbiamo tornare alle candele, non è questo né il nostro orizzonte e nemmeno quello del Papa. Lo stesso Francesco scrive che bisogna promuovere le energie rinnovabili e fare a meno gradualmente dei combustibili fossili. Bisogna risparmiare, usare meglio e bene l’energia. Quindi efficienza e risparmio energetico devono procedere parallelamente. È evidente che dobbiamo privilegiare l’economia sostenibile, cioè cercare di fare in modo che il nostro stile di vita e l’economia siano adeguati. Il Papa scrive una cosa che a noi ecologisti è sempre piaciuta molto: dobbiamo pensare a come usare fino all’ultimo ogni risorsa, creare quindi dei cicli, mi sto riferendo appunto all”economia circolare’, in modo che le risorse vengano usate, riusate e non buttate. Tutto questo fa parte della stessa ricetta. La questione delle rinnovabili è importante, vediamo negli altri Paesi come le energie rinnovabili stiano cambiando totalmente il sistema elettrico. Sono democratiche di per sé, perché danno la possibilità a ciascuno di noi di produrre la propria energia. Adesso si sta risolvendo il problema degli accumuli, il Papa fa accenno anche a questo. È molto importante uscire dall’era dei combustibili fossili, questo è la parte più difficile, perché ci sono attorno a ciò degli interessi di proporzioni gigantesche, mi riferisco alle lobbie più potenti del pianeta. Accanto a questo c’è molto da fare, non possiamo dire ‘affrontare solo un aspetto’, bisogna affrontarli tutti, senza farci spaventare. Noi siamo in grado di affrontarli tutti insieme con degli strumenti che abbiamo già”.

Per il Pontefice serve “fratellanza universale”, perché “un vero approccio ecologico diventa sempre più approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente”. Attraverso l’enciclica Laudato sì’, il magistero ecologico di Bergoglio indica la strada per sanare gli squilibri non solo climatici ma anche sociali di “nostra Sorella Terra”?

“Le due cose vanno insieme, sono insieme all’economista Riccardo Moro, una dei due portavoce della Coalizione Contro la Povertà (Gcap), tanto più se si parla di cambiamento climatico laddove le emissioni non hanno confini. Molte industrie europee e italiane hanno delocalizzato in altri Paesi. Per fare questo salto occorre pace, solidarietà e concordia, ci sono sempre i ‘furbetti’ che vogliono mantenere lo ‘status quo’. Se non affrontiamo tutti insieme la sfida del cambiamento climatico le conseguenze saranno orribili per tutti, peggiori per i paesi più poveri».

Il 2015 è un anno decisivo dal punto di vista della tutela ambientale? Ci riferiamo non solo al manifesto ecologista del Papa che ha scritto “fermate il saccheggio del mondo” ma anche alla Conferenza sui cambiamenti climatici di Parigi (30 novembre – 11 dicembre), che dovrebbe stabilire gli obiettivi ambientali del decennio 2010-2030.

«Ci sono due importanti appuntamenti nel 2015. A New York a settembre preso la sede dell’Onu verranno definiti gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Interverrà lo stesso Bergoglio che parteciperà all’apertura della conferenza sullo sviluppo sostenibile. Parigi sarà un’ottima occasione per avere un primo balzo nella collaborazione a livello mondiale sul clima. Verrà definito un accordo che deve vedere anche delle azioni immediate, questo è il nostro appello come Wwf. Questo accordo deve essere equo nei riguardi dei Paesi in via di sviluppo e più vulnerabili anche con adeguati finanziamenti, ed efficace nel taglio delle emissioni a livello globale, perché non si può negoziare sugli effetti delle nostre emissioni».

Papa Francesco non tralascia di parlare del futuro dell’oro blu del pianeta, l’acqua, alimento prezioso, in grado di scatenare conflitti, giacché “il mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché significa negare ad essi il diritto alla vita’. Desidera commentare questo passaggio”

“Da anni la questione della gestione dell’acqua è motivo di guerra. Vi sono già da tempo delle analisi sull’influenza del cambiamento climatico e della scarsità d’acqua sulla guerra in Siria e sui profughi che vanno verso l’Europa e l’Italia in particolare. Prima della guerra in Sira c’è stato un grande periodo di siccità e questo ha fatto sì che enormi masse di popolazioni si spostassero verso la capitale Damasco. Questo ha provocato notevoli problemi. È ovvio che il cambiamento climatico e i problemi ambientali sono delle cause di alcuni conflitti e sono delle concause di altri drammi umani che sono sotto gli occhi di tutti. Il cambiamento climatico, lo scioglimento dei ghiacciai (fenomeno più lento ma ugualmente grave, che rischia di esaurire le nostre riserve d’acqua, pensiamo all’Himalaya), alluvioni, inondazioni, dissesti geologici, sono dei grandi moltiplicatori di problemi esistenti”.

Il J’accuse di Bergoglio tocca anche la questione dell’impoverimento della biodiversità che fa diventare la terra “meno ricca e bella, sempre più limitata e grigia”. Salvare la biodiversità significa salvaguardare un patrimonio genetico, economico, sociale e culturale di straordinario valore per tutti. Eppure l’uomo sembra averlo dimenticato?

“Dentro il termine ‘biodiversità’ c’è tutta la ricchezza della vita sulla terra, dai microorganismi ai piccoli insetti tanto fastidiosi, sono coloro che hanno reso possibile la vita e che continuano a svolgere dei servizi che noi neanche elaboriamo e quantifichiamo.  Il fatto che ci siano tante specie è un segno della vitalità della natura, eppure stiamo assistendo all’estinzione di moltissime specie. Questo impoverimento si traduce in una scarsa vitalità dei sistemi che rendono possibile la vita”.