La preghiera che chiede un castigo per i terroristi. L’alternativa evangelica

Foto: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Rappresentazione sacra della Passione (Parre, 2014)

Cara suor Chiara, nella mia parrocchia, domenica scorsa ho sentito una preghiera che mi è sembrata, a prima vista, un po’ singolare. Grosso modo diceva così: “In questi giorni molti innocenti sono stati vittime del terrorismo. Affidiamo alla tua giustizia la punizione dei colpevoli…”. Di fatto si prega per chiedere una punizione, un castigo. Tu che ne pensi? Loredana

NELLA BIBBIA SI CHIEDE A DIO DI CASTIGARE

Credo che alla base di una preghiera come questa ci sia tanta sofferenza, rabbia, impotenza, cara Loredana! Il cuore che soffre per oppressioni e violenze gravi trova conforto nel rivolgersi a Dio chiedendo che sia fatta giustizia. Tutto questo non è scandaloso! I salmi imprecatori, contenuti nella Bibbia, ce lo insegnano, invitandoci a non avere paura di manifestare a Dio i nostri sentimenti e quell’anelito che vibra nel cuore.

Scorrendo le pagine della Bibbia, soprattutto dell’Antico Testamento, ci si rende conto che di fronte a Dio è legittimo rivelare anche ciò che in noi appare disdicevole.

I profeti hanno pagine molto belle a questo proposito: “Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo, sarà una vergogna eterna e incancellabile. Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa!” (Ger. 20,11-12).

IL COMPORTAMENTO E LA PREGHIERA DI GESÙ

È necessario, tuttavia, che il cristiano non si fermi qui, ma faccia un passo ulteriore confrontandosi con il Signore Gesù! Il Nuovo Testamento, infatti, apre un orizzonte nuovo: Gesù, pur essendo in croce, deriso e umiliato, non proferisce nessuna parola di condanna verso i suoi uccisori, né chiede al Padre suo di provvedere affinché gli venga resa giustizia, ma dischiude le sue labbra solo ad una richiesta di perdono per i suoi persecutori, inconsapevoli della gravità di quanto stanno facendo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). Il padre predicatore della casa pontificia, Padre Raniero Cantalamessa, così ha commentato questa preghiera del crocifisso durante l’omelia del Venerdì Santo il 3 aprile 2015: “Gesú morì gridando: ‘Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno’ (Lc 23, 34). Questa preghiera non è semplicemente mormorata a fior di labbra; è gridata perché la si oda bene. Anzi non è neppure una preghiera, è una richiesta perentoria, fatta con l’autorità che gli viene dall’essere il Figlio: ‘Padre, perdona loro!’ E poiché lui stesso ha detto che il Padre ascoltava ogni sua preghiera (Gv 11, 42), dobbiamo credere che ha ascoltato anche questa sua ultima preghiera dalla croce, e che quindi i crocifissori di Cristo sono stati perdonati da Dio (certo, non senza essersi prima, in qualche modo, ravveduti) e sono con lui in paradiso, a testimoniare per l’eternità fin dove è stato capace di spingersi l’amore di Dio.”

LE VIE DI DIO E LE NOSTRE

Una delle tentazioni subdole, ma molto frequente nei cristiani, è quella di proiettare su Dio i nostri criteri umani, esigendo da Lui la nostra stessa misura nel valutare le situazioni. La sua giustizia, invece, supera di gran lunga i nostri parametri umani: “I suoi pensieri non sono i nostri pensieri, le nostre vie non sono le sue vie. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le sue vie sovrastano le nostre vie” (cfr. Is 55,8-9). Se è vero che Dio ascolta la preghiera degli oppressi e fa loro giustizia, è altrettanto vero che la realizza in modalità nascoste e misteriose agli occhi di tutti noi, secondo le categorie della debolezza e della fragilità. Egli non rimane impassibile di fronte alle atrocità che l’uomo è capace di compiere con le sue stesse mani, ma con il cuore gonfio di compassione ci insegna a vincere il male, facendo e volendo il bene.

Oserei dire che anche per i terroristi Dio ha progetti di bene, di pace e non di sventura, poiché anche per loro Egli ha versato il suo sangue! Perciò anche a loro è rivolto l’invito del profeta Isaia: “L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona” (Is 55, 7).

Allora, cara Loredana, riformuliamo insieme la preghiera ascoltata durante una celebrazione e rivolgiamoci al Padre così: “O Dio, Padre nostro, accogli il sacrificio delle tante vittime del terrorismo, consola quanti piangono a causa di atroci brutalità; tocca, con il tuo amore, il cuore dei tanti terroristi che seminano ovunque terrore e morte e aprili alla vita e alla pace. Fa’, ti preghiamo, che il sangue versato a causa della loro malvagità sia, per loro, seme di salvezza. Amen”.