Il regno dell’economia. La piccola crisi greca e l’enorme crisi di Shangai

“Milioni di piccoli investitori cinesi sono disperati: la Borsa di Shanghai continua a scendere in caduta libera. Anche oggi l’Indice composito ha perso il 5,9%; in meno di un mese, dal picco del 12 giugno, i titoli si sono ristretti di oltre il 30%, per un valore che supera di quasi venti volte il debito greco. Scendono anche le altre Borse, da Hong Kong a Tokyo. Qui in Asia gli operatori oggi dicono: ‘Dimenticate la tragedia greca, che fino a domenica è in intervallo e rispetto a quello che succede in Cina rischia di essere solo una commedia’”.

DALLE IDEOLOGIE  ALL’ECONOMIA 

Così una notizia Internet di mercoledì 8 luglio. Ho cercato di capire se la crisi cinese abbia un qualche rapporto con quella greca. Pare proprio di no. Sono due crisi che si sviluppano parallelamente. Ma la coincidenza fa impressione e la stessa notizia mette in rapporto le due crisi: quella greca che fa tanto discutere qui, è una commedia in confronto con quello che avviene là.

I grandi temi dell’informazione, almeno in questa fase, sono concentrati soprattutto sui problemi economici. Fino a non molti anni fa, Est e Ovest erano dominati da forti divisioni ideologiche rispetto alle quali i problemi economici erano secondari e soprattutto erano visti come conseguenza della visione politica dominante. Le crisi economiche che avvenivano a Est, soprattutto nel mondo comunista, erano viste, a Ovest, come una riprova della ideologia comunista, mentre, da Est, i problemi delle società occidentali erano visti come una inevitabile conseguenza del capitalismo. Ora, mi sembra, nei discorsi di questi giorni vengono in primo piano i problemi economici e passano in secondo piano quelli ideologici. Per cui i confronti sono più quantitativi che qualitativi: in un mese la borsa di Shangai ha perso una cifra pari a venti volte il debito greco.

PROIBITO SOGNARE

Ora questo tratto della fase difficile che stiamo attraversando dice, certamente, un dato positivo: esiste quella che si potrebbe chiamare una specie di ecumene del denaro. Il problema economico è uguale per tutti, a Est come a Ovest. Soprattutto quando i soldi mancano non fa molta differenza trovarsi a Shangai invece che ad Atene. Ma questa strana ecumene dei soldi appare anche, ad alcuni romantici, tra i quali mi pregio di collocarmi, come singolarmente piatta. Le crisi di questi giorni dicono in maniera netta che la politica non rappresenta più un’alternativa seria rispetto all’economia. Questo significa anche che i sogni di un mondo migliore appartengono soprattutto a chi dispone di ricchezze o a chi le manovra. Gli altri possono sognare solo di rimessa o non sognare affatto. Lo sapevamo già che era così. Ora disponiamo di una prova in più.