Change.org: la rete come strumento per cambiare (in meglio) il mondo

Change.org è una piattaforma online che conta nel mondo oltre 100 milioni di utenti in 200 Paesi. Fa un lavoro molto semplice: raccoglie e lancia petizioni. Un lavoro che permette però di compiere un passaggio sostanziale: da una storia personale al cambiamento sociale. E non è una bufala: cambia davvero la vita delle persone.
È un caso in cui la rete fa da amplificatore virtuoso, crea comunità di persone, le aiuta a raggiungere traguardi importanti: anche su internet l’unione fa la forza.
Abbiamo incontrato al SmmdayIt, una giornata di riflessione intorno ai temi legati alla rete, svoltosi di recente a Milano, nella sede del Sole 24 ore, la country manager italiana di Change.org, Elisa Finocchiaro: «Questa piattaforma – sottolinea – realizza il sogno di offrire alla gente un potere diffuso, accessibile a tutti, e propone la possibilità di cambiamento come parte della vita quotidiana».
Una storia che è stata a lungo protagonista delle pagine di cronaca nazionale dei quotidiani è quella di Giannetta, madre di una ragazza, Stella, uccisa in un incidente stradale da un uomo drogato, alcolizzato e che guidava senza patente una macchina rubata: ha proposto a Change.org una petizione per introdurre il reato di omicidio stradale. «La petizione – osserva Elisa – è diventata virale e ha avuto un notevole successo». È ancora in corso e ha raccolto oltre 160 mila sottoscrizioni.
In questo caso la petizione era diretta a un soggetto pubblico, il ministero italiano della giustizia, ma molte si rivolgono a soggetti privati, grandi aziende, multinazionali. Grazie a una petizione di Change.org, per esempio, negli Stati Uniti la Coca Cola e Gatorade hanno eliminato un ingrediente nocivo per la salute dalle loro bibite, l’olio vegetale brominato. In Italia una donna licenziata perché malata di cancro è stata reintegrata grazie alla raccolta di ottantamila firme. Ma sono moltissime le storie che si potrebbero raccontare.
Change.org, piattaforma di attivismo online, è nata nel 2007. Non ha un’agenda politica, non esclude cause per motivi ideologici, purché siano animate da valori condivisi. È la piattaforma più nota al mondo di questo genere, in Italia ha 3,8 milioni di utenti, il 10% della popolazione che naviga su internet. Dal luglio 2012 ha ottenuto oltre 400 vittorie e propone in media circa 650 petizioni al mese. Ce ne sono di ogni tipo: tra le più popolari pubblicate di recente per esempio quella che chiede di eliminare la censura sui libri per bambini nelle scuole materne a Venezia, oppure quella di Slow Food sulla questione spinosa dell’utilizzo del latte in polvere per produrre formaggio (sono già 82 mila le firme raccolte). A che cosa serve la piattaforma? Da un lato aiuta gli utenti a formulare e a comunicare nel modo migliore le loro petizioni, dall’altra offre visibilità e aiuta anche le organizzazioni a entrare in contatto con gli utenti. Viene sempre offerta ai “decisori” cioè ai soggetti ai quali la petizione è rivolta, la possibilità di rispondere e di fare bella figura offrendo la soluzione che viene richiesta. Come mai molte di queste azioni si trasformano in vittorie? «Un movimento che viene davvero dal basso – chiarisce Elisa – è molto più terrificante di uno controllato e organizzato dall’alto».