Donne e Chiesa. Senza di loro in parrocchia è il collasso. Ma responsabilità e potere abitano altrove. C’è da pensarci su

Uno strano contrasto sembra caratterizzare oggigiorno lo status delle donne nella Chiesa cattolica: da un lato, se (per ipotesi) dovesse venir meno il loro contributo nella catechesi, nell’animazione liturgica e nelle attività caritative, è facile immaginare che le comunità parrocchiali collasserebbero. D’altra parte, negli stessi ambienti è ancora abbastanza diffuso un atteggiamento forse non proprio patriarcale (al di là delle polemiche dei gruppi tradizionalisti che non digeriscono neppure le “chierichette” durante la messa), ma perlomeno paternalistico: si elogiano, a parole, i “carismi femminili”, ma di fatto si escludono le donne dai ruoli in cui si prendono le decisioni di rilevanza collettiva (“Quando se ne tiene conto – sostiene la biblista Anne-Marie Pelletier -, la partecipazione attiva delle donne alla vita della Chiesa è considerata alla stregua di un servizio che sarebbe una “specialità” femminile; l’esercizio delle responsabilità e del potere decisionale, invece, toccherebbe agli uomini, in particolare a quelli investiti del sacerdozio ministeriale”). Si propone di alimentare una riflessione su questo tema il convegno Le donne e la Chiesa. La questione femminile come occasione di rinnovamento pastorale, in programma nei pomeriggi e nelle serate di martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 luglio presso la Sala civica di Sotto il Monte Giovanni XXIII. A promuovere l’iniziativa, secondo una tradizione consolidata, è un gruppo di preti e laici della diocesi di Bergamo che a suo tempo, a Redona, sotto la guida di don Sergio Colombo (1942- 2013), si era costituito per approfondire i diversi aspetti della liturgia e, in seguito, i documenti del Concilio Vaticano II; in questo caso, i lavori di preparazione del convegno hanno beneficiato del sostegno fraterno dei teologi Christoph Theobald, Giuseppe Angelini e Marinella Perroni, oltre che di Maria Ignazia Angelini, abbadessa della comunità benedettina di Viboldone, alle porte di Milano.

A Sotto il Monte, si vorrebbe non tanto «parlare di donne», quanto ascoltarle: per esempio, suor Carla Lavelli, delle Orsoline di Somasca, terrà una relazione con il titolo Concilio e dintorni. Tracce di una questione non pervenuta, in cui ricorderà – tra l’altro – l’esperienza del gruppo di ventitré donne, religiose e laiche, che presero parte come uditrici alle ultime sessioni del Vaticano II, sotto il pontificato di Paolo VI. “Pur non avendo la possibilità di prendere la parola in aula – spiega suor Carla -, queste donne portarono un contributo significativo all’elaborazione dei documenti conciliari, in particolare per quanto riguarda la Lumen Gentium e la Gaudium et Spes. Una di queste uditrici, l’australiana Rosemary Goldie, osservò in seguito come il fatto più importante fosse stato che la presenza femminile al Concilio, da ‘novità strabiliante’, era divenuta ben presto una cosa del tutto normale”. Se la questione del ruolo delle donne nella Chiesa non ebbe molto spazio nei testi del Vaticano II, ha però un valore strategico dal punto di vista del processo di rinnovamento teologico e pastorale avviato dal Concilio: “La questione della specifica ‘vocazione della donna’ nella Chiesa – prosegue suor Carla Lavelli – riguarda le comunità cristiane per intero, non qualcuno in particolare. Essa interpella i preti, i religiosi e i laici – quei laici, soprattutto, che hanno maggiormente a cuore l’andamento della vita comunitaria. Le stesse donne sono chiamate a riappassionarsi a questo tema, a osare, a inventare, a superare forme di pigrizia e di ripiegamento che inducono solo un senso di stanchezza”.

Perché i progetti non si riducano a pie intenzioni, occorre pure misurarsi con la realtà di fatto. Sarà orientata in questo senso un’altra relazione del convegno, intitolata Cosa dicono le donne. Il punto di vista di alcune “laiche impegnate” nelle nostre comunità, in cui Mariagrazia Capello, Chiara Di Stefano, Lucia Manenti e Stefania Ravasio hanno raccolto gli esiti di una ventina di interviste condotte nel territorio della diocesi. Emerge, anche da questi racconti e testimonianze, come la questione delle donne nella Chiesa abbia un significato generale e comporti un ripensamento dei rapporti che attualmente regolano le comunità cristiane, in direzione, per esempio, dell’esercizio di un’effettiva corresponsabilità tra i preti e i laici. Citano, le autrici dell’inchiesta, un brano di madre Maria Ignazia Angelini: se, rispetto all’atteggiamento di Gesù, le donne sono spesso state marginalizzate nella successiva vicenda della Chiesa, “con il Concilio Vaticano II vediamo ricomparire nel dialogo ecclesiale l’intelligenza, la sensibilità, la comprensione della realtà al femminile – scrive l’abbadessa di Viboldone – ; mi domando che cosa ne nascerà. Perché qualcosa deve succedere in questo senso, ma forse è ancora presto per vedere. […] Nel tentativo di leggere i segni e gli avvenimenti della storia, non sarebbe niente di strano, o sconvolgente, il pensiero che la Chiesa nel corso del tempo abbia trascinato certi errori di prospettiva, come la collocazione della figura femminile, a causa di non so quali equivoci, paure, o difese. Ad un certo punto ci si potrà rendere conto di ciò. E sarà un giorno nuovo per tutta la Chiesa e la storia umana”.

Il programma completo del convegno Le donne e la Chiesa. La questione femminile come occasione di rinnovamento pastorale può essere scaricato qui. Ricordiamo che è necessario comunicare previamente la propria adesione mediante e-mail all’indirizzo info@ilconciliooggi-bergamo.it, o telefonando al numero 035.341545. Per la partecipazione al Convegno, la consegna degli atti e la cena fredda delle tre serate si chiede un contributo di 45 euro.