Ancora sul delitto di Sant’Angelo in Vado. Il perdono chiesto dall’assassino non va concesso

Si è continuato a parlare, nei giorni scorsi, dell’assassinio di Sant’Angelo in Vado. Un ragazzo albanese, Igli, ha decapitato un compagno di scuola, Ismaele, sospettato di avergli “rubato” la ragazza. Se ne è parlato anche per il motivo che Igli, attraverso il suo avvocato, Salvatore Asole, ha chiesto perdono: “Il ragazzo mi ha pregato di dire che chiede perdono alla famiglia e alla cittadinanza”.

LO STUCCHEVOLE PROTOCOLLO DEL PERDONO

È ormai una stucchevole costante. Appena qualcuno viene pesantemente colpito nei suoi affetti perché gli uccidono una persona cara, immancabilmente, qualcuno gli chiede: “Sei disposto a perdonare?”. Il perdono fa parte del protocollo. Fossi io risponderei duramente, sia perché avrei perso una persona cara, sia perché quella domanda banalizza in maniera grave il perdono.

LA RISPOSTA “NATURALE” DELLA VIOLENZA

Quando a qualcuno viene ucciso un parente la prima reazione è quella di restituire il colpo, o uccidendo a sua volta o facendo qualcosa di simile. La mafia lo sa benissimo. La catena di omicidi della mafia obbedisce a questo aspetto “speculare” della violenza. Ma ci sono forme sostitutive dell’omicidio di ritorsione: il linciaggio, per esempio. Anche nel delitto di Sant’Angelo in Vado hanno avuto luogo abbozzi di linciaggio, frenati con fatica dalla polizia. Poi ci sono le forme “pulite”. “Bisogna fargliela pagare”, si dice quando si invoca un punizione esemplare per un delitto. Non si ammazza più, ma si conserva lo “stato d’animo” della ritorsione violenta.

LA RISPOSTA “INNATURALE” DEL PERDONO

In questo quadro il perdono è la soluzione radicalmente alternativa. Uno è colpito e rinuncia alla reazione, non solo, ma perdona chi l’ha colpito. Il circolo della violenza non funziona semplicemente perché qualcuno, con libera magnanimità, rinuncia a farlo funzionare. In qualche modo si potrebbe dire che si rinuncia a far violenza agli altri facendo violenza su se stessi. La risposta violenta infatti viene spontanea, è, si potrebbe dire, naturale. La risposta del perdono è difficilissima e “innaturale”. Per raggiungerla davvero ci vuole una straordinaria forza d’animo. Per questo o è seria, lunga, faticosa o non è. Per lo stesso motivo la richiesta di Igli, fatta tre giorni dopo aver ammazzato a quel modo un amico, va respinta perché non è stata lunga, quindi si deve supporre che non è stata faticosa e, di conseguenza neppure seria.

Se ne potrà riparlare fra mesi, anni e ci vorranno molti eventi da una parte e dall’altra perché si possa parlare, finalmente e seriamente, di perdono.