Villa Fiorita di Val Brembilla: una famiglia allargata

Le foto sono di Mario Rota

Una porta aperta da sedici anni. È quella della comunità psichiatrica ad alta assistenza (CPA) Villa Fiorita di Val Brembilla. Una casa, posta nel centro del paese all’ingresso della Valle Brembana, che dal 1999 accoglie fino a sedici persone provenienti dai servizi psichiatrici territoriali.

La struttura, accreditata con la Regione Lombardia, è gestita dalla Cooperativa Sociale AEPER, da decenni impegnata nel servizio alla psichiatria e che recentemente ha attivato la campagna #iosonogiacomo.

La comunità ospita le persone per tre anni, secondo quanto disposto dalle regole regionali, prorogabili per altri tre in caso di necessità. «Per oltre il 60% i pazienti ospitati hanno una diagnosi di schizofrenia – spiegano dalla cooperativa Aeper -, ma tra le persone accolte sono aumentate quelle affette da disturbi di personalità e di tipo affettivo. Parallelamente si è abbassata l’età media dei pazienti, dei quali la maggior parte ha meno di 50 anni, ed in diversi casi meno di 30 anni. Negli ultimi anni, inoltre, sono accresciute le richieste di accoglienza di persone affette da patologia psichiatrica e con provvedimento restrittivo dell’autorità giudiziaria, in alternativa al ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario o al carcere».

I tempi della giornata in Villa Fiorita cercano di essere coniugati con i tempi individuali degli ospiti. «I ritmi quotidiani – proseguono dalla cooperativa – sono scanditi da attività comuni proprie di qualsiasi persona e poi sono attivi gruppi di attività espressive, motorie e lavorative. Per noi è fondamentale l’integrazione della comunità, dei suoi ospiti e dei suoi operatori con il territorio che la ospita: in modo particolare sono curati i rapporti con le persone del paese, i gruppi che promuovono attività educative, culturali e di tempo libero, gli enti pubblici e le scuole, ma anche le relazioni con altri luoghi della Valle Brembana che permettono di attuare forme di partecipazione e scambio utili ai nostri pazienti».

La comunità, coordinata dalla dottoressa Silvia Pedrini, cura il rapporto con le famiglie di origine delle persone ospitate, consapevole della temporaneità dei progetti di accoglienza e quindi della necessità di costruire un futuro che veda possibile il rientro nel proprio territorio di origine. «Per i pazienti che mostrano significativi miglioramenti nella gestione delle proprie attività quotidiane – specificano da Aeper – è possibile l’inserimento in appartamenti autonomi, denominati “di residenzialità leggera”, con il supporto quotidiano dei nostri operatori».

Villa Fiorita lo è di nome e di fatto. La casa è infatti circondata da ampi spazi esterni adibiti a giardino e orto per gli ospiti: un ambiente spesso animato da attività quali il teatro e la pittura. La porta della casa si apre per accogliere e si chiude per proteggere.