Gesù “pane disceso dal cielo” e l’anoressia degli uomini

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?» (Vedi Vangelo di Giovanni 6, 24-35. Per leggere i testi liturgici di domenica 2 agosto, diciottesima del Tempo Ordinario, clicca qui)

LA RICERCA DELLA FOLLA E LA RISPOSTA DI GESÙ

Gesù ha appena fatto lo straordinario miracolo della moltiplicazione dei pani. La folla lo cerca. Anche se non capisce e fraintende, la folla però capisce che in Gesù sta la risposta a molte delle sue domande. Lo trova “di là dal mare”. Ma, ancora una volta, averlo trovato non significa necessariamente averlo compreso. La folla, infatti, è, certamente, alla ricerca. Ma dovrebbe cercare diversamente da come ha cercato finora. Gesù deve riorientare il desiderio della folla che chiede a lui ciò che lui non può dare.

Gesù, infatti, sta realizzando un progetto che egli riassume dicendo di essere venuto per dare la vita agli uomini. Il Padre stesso vuole portare a termine questo progetto. Ma, di fronte al miracolo strepitoso della moltiplicazione dei pani, gli uomini corrono il rischio di cercare qualche cosa (“un cibo che non dura”) che non è quello previsto dal Padre (“un cibo che rimane per la vita eterna”). Bisogna mettersi in sintonia con Dio. D’altronde Dio stesso offre un aiuto. Gesù, infatti, può essere riconosciuto grazie a un “sigillo” che Dio ha messo su di lui, come si usava fare con gli inviati che portavano i documenti ufficiali dei sovrani: l’impronta messa sulla lettera o su un qualsiasi oggetto li rendeva riconoscibili. E il sigillo che Dio ha messo su Gesù sono le opere che egli compie e che rivelano l’amore di Dio, Dio e salvatore. È successo con il miracolo che Gesù ha appena compiuto: la moltiplicazione dei pani, appunto.

GLI INNUMEREVOLI FRAINTESI

Gli interlocutori faticano a capire e chiedono: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Ma Gesù risponde che non sono necessarie molte “opere”, ma una sola è  l’opera necessaria da compiere: la fede. L’unica cosa che l’uomo può fare, la sua “opera” è darsi a questo Dio che gli si fa incontro, credergli, affidarsi a lui.

Ma affidarsi a Dio è rischioso: che cosa vorrà da quella folla che lo cerca? E poi, quali sono le garanzie? Gli ebrei pongono le loro condizioni. Ritorna la fede pretenziosa di chi vuole vedere per credere, la fede di Tommaso. Non vedono che Dio ha già fatto, si è già esposto per loro, mandando il figlio, rivelando la sua “gloria” e il suo amore di Padre. Fissati come sono su un’idea di fede centrata su di loro, gli Ebrei non riescono a capire che, invece, tutto viene da Dio. Che il pane che dà la vita scende dal cielo. Gesù parla di Dio e della sua bontà, gli ascoltatori parlano soprattutto di sé e delle loro prestazioni. Tutto il vangelo è, come qui, un drammatico gioco di fraintesi.

Alla fine Gesù ribadisce: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete. Mai!”. Dio estingue la fame più profonda dell’uomo attraverso quel pane, il figlio, pane “disceso dal cielo”. Gesù è il pane della vita, il pane che non lascia più deperire la vita.

“CHE COSA È QUESTO?”

Interessante la prima delle tre letture di oggi. Gli Ebrei stanno attraversando il deserto. Mancano di tutto, anche del pane. Dio dà loro da mangiare: è la manna, il “cibo leggero”, piovuto dal cielo, che toglie la fame ma che, insieme, ricorda agli ebrei che tutto viene da Dio. Infatti, quando gli Ebrei lo vedono, si chiedono gli uni gli altri: Man hu?, che cosa è questo? E quella domanda diventa il nome del cibo.

GLI ANORESSICI DELL’ANIMA

Dio si è fatto incontro a noi, ci ha donato il Figlio, ci ha parlato della sua bontà, della sua misericordia. Siamo come dei commensali che si trovano davanti a un tavolo sontuosamente imbandito per loro. Solo che, davanti a quella strabocchevole abbondanza e quindi alla possibilità di mangiare tutto quello che si vuole, qualcuno decide di non mangiare nulla. Noi, di fronte a Gesù, che è la tavola ricchissima imbandita per noi, siamo spesso degli anoressici. Spesso, infatti, abbiamo delle semplici curiosità su Gesù. Oppure Gesù “ci serve” per avere per avere questo o quest’altro, come fosse un cibo che si possa immediatamente mangiare. Le molte curiosità su Gesù sono direttamente proporzionali con la poca fede su di lui.  Abbiamo davanti a noi il cibo che scende dal cielo e ci abbuffiamo di tanti altri cibi. E la nostra fame resta intatta.