Festa di Sant’Alessandro: ottanta persone al lavoro per preparare l’azione teatrale

Cercando il termine «gratitudine» sul vocabolario Treccani, si può leggere: «Sentimento e disposizione d’animo che comporta affetto verso chi ci ha fatto del bene, ricordo del beneficio ricevuto e desiderio di poterlo ricambiare». La gratitudine, però, può avere anche volti e voci, può essere un gesto o un oggetto, dei pensieri o delle parole, dette, scritte o cantate. Così l’hanno descritta i partecipanti al laboratorio di teatro, a cura del «Teatro Due Mondi» di Faenza in collaborazione con la compagnia teatrale «Isabelle il Capriolo» di Ranica, che si sta svolgendo in questi giorni a Ranica. Il frutto di questo laboratorio sarà un’azione teatrale di strada che avrà per tema la Gratitudine e che si terrà domani, mercoledì 26 in piazza Vecchia e in piazza del Duomo alle 20 in Città Alta.

L’iniziativa si inserisce nella serie di appuntamenti organizzati dalla Diocesi e dal Comune di Bergamo per la celebrazione di Sant’Alessandro.

Per preparare l’azione teatrale, domenica ha preso il via un laboratorio di tre giorni di teatro partecipato aperto a tutti. Siamo passati a guardare come stava andando: c’erano quasi 80 persone. Tutte impegnate per realizzare «Azione per la Gratitudine». Donne e uomini, adulti e giovani, studenti, lavoratori e pensionati, attori e non-attori, persone di diverse lingue e provenienza. C’era anche TafTaf Teatro, gruppo creato grazie al progetto della Comunità Ruah di Bergamo e della Compagnia Teatrale Isabelle il Capriolo di Ranica.

Guidato da Alberto Grilli, regista del Teatro Due Mondi, il gruppo di partecipanti al laboratorio, in uno spirito di condivisione e partecipazione, ha iniziato a creare e comporre i primi movimenti, le prime immagini. Con musiche, canti e gesti ha cominciato a dare vita a storie, sentimenti, azioni. Per noi che assistevamo alle prove, le emozioni erano palpabili.

«La gratitudine è il riconoscere il regalo che è la vita e il bene fatto e ricevuto», dice Federica, educatrice musicale per bambini. «È un grazie duraturo che anticipa la nostra stessa vita», aggiunge Cinzia, insegnante di religione nella scuola primaria. Entrambe allieve dei corsi di Àrhat Teatro: «questo laboratorio è stato una bella sorpresa». «Gratitudine è dire grazie anche a chi ci ha rinfacciato qualcosa, che ci fa male, ma ci permette di perdonare», spiega Bambina Finassi, casalinga e teatrante. Per Omar, 29 anni del Mali, da un anno in Italia, la gratitudine è «qualcosa di positivo – spiega – oggi è stato molto bello. È stato un dono stare insieme. È stato molto importante per me perché è come se fossimo stati un’unica cosa. Siamo tutti uguali come essere umani».

«La gratitudine è una specie di sentimento lungo che non ha un picco evidente, forte, ma che ti accompagna sottotraccia – parla Alberto Grilli – Ad esempio, con i miei genitori: è una linea nascosta, che c’è e senti, non ti fa dire un “grazie” esplicito, in un momento preciso, ma è lì sotto e ti accompagna sempre».

Il teatro con questo tipo di azioni esce dai luoghi canonici e diventa una modalità per dialogare con la città: «È una scelta di politica culturale – continua il regista – è un modo anche per incontrare quel pubblico che normalmente non va a teatro e per molti che partecipano è un’occasione per uscire di casa e incontrare qualcuno. Non c’è bisogno di avere una vocazione artistica, ma una spinta a partecipare. Inoltre, il teatro può diventare strumento di parola per chi non può comunicare con altri mezzi».

Teatro Due Mondi non è nuovo a questo tipo di teatro: «Ci sono contenuti che in strada hanno più forza perché in strada si incontra tutto il pubblico, anche quello non consenziente, che ha una posizione diversa. Un’azione di questo tipo cerca di dare una visione del mondo più ampia: tutti conoscono le notizie, ma manca l’incontro e la relazione con le persone, il superamento della diffidenza e dei confini». Un prossimo progetto della compagnia di Faenza sarà legato, come lo era stato «Lavoravo all’OMSA», alla questione lavorativa. Anche in questo caso riguarda un’azienda faentina. Si tratta della Cisa che ha annunciato una delocalizzazione che potrebbe lasciare a casa oltre 200 dipendenti. Il progetto vedrà le «staffette del lavoro» che da fine settembre si presenteranno in vari luoghi e occasioni di Faenza per leggere brani sul tema del lavoro.
Anche questa volta ci saranno attori e non-attori: «mi piace e mi diverto a lavorare con non-attori, in questo momento preferisco così – prosegue Grilli – non hanno ambizione di dimostrare nulla e le risposte sono sorprendenti».

Per creare l’azione teatrale che andrà in scena domani, mercoledì 26 si lavora sui contenuti: «Questo è un punto di partenza importante. In generale, il primo passo è cercare di capire che “aria tira” nel gruppo, qual è il loro pensiero e le cose che pensano, poi tenere tutti uniti e procedere con cose semplici. Nell’azione, poi l’uso del corpo è importate per sostituire la parola. Con il gruppo, il gesto diventa più forte perché viene moltiplicato».

«L’unico vero obiettivo è di stare bene in questi giorni e che le persone provino qualcosa che nella vita non fanno, facciano qualcosa per conoscere e abbattere i confini non solo geografici, ma anche relazionali – conclude il regista – E poi anche di mostrare che possiamo convivere, parlarci e scoprire che abbiamo tante cose in comune. Infine, riuscire a mostrare a chi guarda che è possibile».

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Bambina Finassi

Federica e Cinzia