I gesti senza cuore e la fede senza “carne”

Immagine: una ricosruzione del Tempio di Gerusalemme, ai tempi di Gesù

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». (Vedi Vangelo di Marco 7, 1-8.14-15.21-23. Per leggere i testi liturgici di domenica 30 agosto, ventiduesima del Tempo Ordinario, clicca qui).

GESÙ MESSO SOTTO INCHIESTA

Gesù sta annunciando la “bella notizia” in Galilea. Quello che dice e quello che fa suscita obiezioni. I tutori dell’ortodossia sono soprattutto i farisei e gli scribi. I farisei sono gli scrupolosi osservanti della Legge. Gli scribi sono gli studiosi della bibbia: vengono da Gerusalemme e quindi hanno, con tutta probabilità, una funzione ispettiva circa l’ortodossia religiosa di Gesù e dei suoi seguaci.

GLI AMICI DI GESÙ NON OSSERVANO LA LEGGE

Nel mondo ebraico esisteva una tradizione più rigida, che era in vigore soprattutto nel tempio, e che tendeva ad applicare anche ai laici le prescrizioni rituali che inizialmente erano soltanto per i sacerdoti. Il popolino è spesso disprezzato dagli scribi e dai farisei, proprio perché non si cura molto di tutte le molte, complicate leggi che i sacerdoti avevano elaborato.
Ora i discepoli di Gesù non osservano in maniera scrupolosa le leggi religiose e scribi e farisei lo fanno notare. In realtà è Gesù stesso che viene preso di mira. Come mai i discepoli di Gesù non si comportano secondo la tradizione degli antichi? Gli “antichi” erano gli anziani, i grandi maestri e quindi anche i capi religiosi di Israele che seguono le antiche, rigorose tradizioni.

LE TRADIZIONI DEGLI UOMINI SOFFOCANO IL COMANDAMENTO DI DIO

Gesù accetta la sfida e smaschera l’ipocrisia dei suoi interlocutori. Si rifà semplicemente alla predicazione profetica che attaccava spesso il culto senza cuore. “Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse io non le guardo (…) Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne…” (Amos, 5, 21-24). Tutto viene riassunto da una affermazione lapidaria: Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini. E’ l’affermazione centrale del brano. Gli uomini, “catturando” Dio e pretendendo di rappresentarlo in esclusiva, l’hanno banalizzato e l’hanno fissato nelle norme che loro stessi hanno creato.
In realtà non è ciò che sta fuori e che entra nell’uomo che lo contamina. Ma è ciò che esce dall’uomo. Affermazione rivoluzionaria. E’, semplicemente, l’abolizione del concetto di puro e impuro: non esistono cose buone o cattive che rendono buono o cattivo l’uomo. Ma è l’uomo che, con la sua cattiveria, rende cattivo il mondo e con la sua bontà, lo rende buono.

I FARISEI MODERNI, QUELLI CHE VANNO IN CHIESA E QUELLI CHE NON CI VANNO

Le affermazioni di Gesù sono davvero rivoluzionarie, soprattutto in rapporto all’ambiente religioso del suo tempo. Se si seguono i farisei, si dice che esiste un pezzetto di mondo, di spazio o di tempo, in cui Dio “abita”. Dio sta lì e quello spazio è sacro. La creazione è tutta buona, dice invece Gesù. Dunque Dio lo posso trovare ovunque. Non esiste un brano di mondo che Dio si è sequestrato come suo ed esclusivo. La mia bontà allora non sta nell’abitare in un angolo di spazio o in minuto particolare del tempo, ma sta nel vivere bene la mia vita, ovunque mi trovi. La fonte del male e del bene non sta nello spazio e nel tempo, ma nel cuore: male e  bene escono dalla mia libertà, dall’uso buono o cattivo dello spazio e del tempo, del mondo e degli uomini.

Evitare il rischio di delegare il nostro rapporto con il Signore. Delegarlo a un gesto, a una messa, a una confessione. E’ il rischio del gesto senza la libertà e senza il mettersi in gioco della persona. Di solito questa religiosità è anche quella che non ha molta sensibilità per gli altri: spesso, anzi, li combatte e li osteggia. Ma va criticato anche l’atteggiamento moderno di chi dice: “Io so che cosa devo fare. Me la intendo direttamente con Dio”. Ecco la religiosità tronfia e sicura di sé. Esistono oggi farisei che vanno in chiesa, ma anche farisei che non ci vanno. E’ una religiosità senza verifiche: nasce e muore dentro di sé. Gesù non vuole la pura esteriorità, ma un cuore che diventa vita.