Scalfari, Cavour e Bergoglio

Foto: il fondatore di “Repubblica”, Eugenio Scalfari

GLI ELOGI DI SCALFARI AL PAPA “SPUZZANO”

Un proverbio antico diceva: “I Greci fan paura anche quando portano doni”. Scalfari non è un greco, ma il suo articolo su Repubblica del 23 agosto scorso ingenera delle perplessità negli amici di Papa Francesco, perché pare un peana al Papa, in realtà è l’ennesima conferma, alla greca, di ciò che un “libero pensatore” pensa della Chiesa e dei suoi pastori.
La Chiesa – scrive Scalfari – da duemila anni predica la fede e l’amore del prossimo e una larga parte di essa mise in pratica quei valori. Ma contemporaneamente quella stessa Chiesa patrocinò guerre, stragi, inquisizioni, crociate… E quando cessò di far questo, continuò a praticare in varie forme e misura il potere temporale. Contro il potere temporale, questa è la battaglia che Francesco sta conducendo e che incontra opposizioni numerose e potenti dentro la Chiesa. E questo è anche il significato del pensiero moderno che divide la politica dalla religione. Rappresentano entrambe il bene comune, la politica quello del benessere, la religione quello dell’anima. Ho detto più volte a papa Francesco nei nostri incontri che Lui concepisce una libera Chiesa in un libero Stato, esattamente come diceva il conte Camillo Benso di Cavour. Benso e Bergoglio uniti insieme: per un liberale come me non ci potrebbe essere un sodalizio ideale migliore di questo“.

LIBERA CHIESA IN LIBERO STATO: L’IDEA DI CAVOUR, QUELLA DI SCALFARI E QUELLA DEL PAPA

Per cominciare si noti che secondo Scalfari la Chiesa, anche dopo avere smesso di patrocinare “guerre, stragi, inquisizioni, crociate, in nome del proprio Dio contro quello degli altri”… ha continuato a praticare in varie forme e misura il potere temporale.
C’è voluto Camillo Benso di Cavour a enunciare il principio di “libera Chiesa in un libero Stato”. E Scalfari è lieto che Papa Francesco sia d’accordo con Cavour e, da pontefice della laicità, annuncia al mondo d’essersi compiaciuto con lui di persona nei loro vari incontri in S. Marta. “Per un liberale come me – afferma trasognato – non ci potrebbe essere un sodalizio ideale migliore di questo”.
Ma Scalfari è certo d’aver capito bene? Analizziamo il suo articolo: in pratica egli cerca di accaparrarsi il Papa e nello stesso tempo lo contrappone alla Chiesa sempre in cerca di potere temporale.

SCALFARI NON PUÒ PENSARE DI METTERSI IN TASCA IL PAPA

Per i liberi pensatori, “libera Chiesa in libero Stato” significa che politica e religione “rappresentano entrambe il bene comune: la politica quello del benessere, la religione quello dall’anima”, e quindi è chiaro che per loro la Chiesa ha diritto di occuparsi delle cose spirituali, ma senza impicciarsi d’altro, se no, continua a tenere in piedi in una forma e in una misura diversa il potere temporale.
Solo da ciò si può capire che il Papa concepisce diversamente da Scalfari lo slogan di Cavour.
Non dice niente al lucido guru del laicismo italiano l’insistenza di Francesco sulla necessità per la Chiesa di uscire dal chiuso, di andare nelle periferie, di stare in mezzo alla gente fino al punto di sentire l’odore delle pecore? Il Papa e con lui tutti i suoi seguaci, impegnati per missione a lavorare perché il mondo sia sempre più il Regno di Dio, non possono esimersi dall’intervenire verbo et opere là dove il Regno languisce. Non possono stare a volteggiare sulle nuvole per far piacere a Scalfari e ai politici e ai vari padroni del vapore. E non fanno questo per ristabilire furbescamente il potere temporale, ma per far sentire il sogno di Dio nei più disparati aspetti del vivere umano.
Solo un esempio. Tutte le volte (e non sono rare) che l’immagine e la somiglianza di Dio sono calpestate in una persona, in una categoria, in un popolo, o nell’umanità intera, il Papa non può non dirlo e deve spingere gli uomini di buona volontà a impegnarsi per cambiare le cose. Nella Bibbia i profeti che tacciono per paura, per interesse, o per comodità son chiamati severamente cani muti.
Per parte loro, lo Stato e tutte forze politiche e sociali hanno come compito specifico di fare di tutto per attuare il benessere della società, nei limiti del possibile (la politica è appunto l’arte del possibile). Stimolati dai suggerimenti dei saggi (tra i quali la Chiesa), possono in certi casi sentirsi infastiditi (i consigli, innegabilmente, spesso fanno quell’effetto), ma poi, se sono saggi, superano il fastidio, valutano le proposte e, sempre nella misura del possibile, si impegnano, ed è bene per tutti.

LA CHIESA DA SEMPRE È PRONTA A PAGARE IL BIGLIETTO DI ENTRATA IN CAMPO

Nella storia, diverse realtà statuali non hanno gradito questi apporti “esterni” sia da parte della Chiesa che di altri e hanno cercato di censurarli sia ideologicamente che praticamente. Da qui persecuzioni di diverso genere verso gli “invasori di campo”: da quelle più feroci e cruente, a quelle più sottili della diffamazione, dell’ironia, dello sberleffo. La Chiesa ne sa qualcosa, ma non ha paura: è pronta a pagare, a chi lo pretende, il biglietto di entrata in campo.
È comunque da credere che, per il Papa, Cavour è meglio interpretato da Mattarella che da Scalfari. Infatti il Presidente della Repubblica, nel suo messaggio alla Chiesa Valdese il 23 agosto scorso, ha scritto: «La libertà è radice e prolungamento di ogni fede religiosa e la libertà religiosa è alla radice delle libertà civili». Libera Chiesa in libero Stato, perché lo Stato sia più bravo di far la sua parte.