Da “Animal House” e “Il pranzo di Babette” a “Chocolat”: un’abbuffata di cinema

Certo, tra i primi titoli che vengono in mente parlando di cinema e cibo c’è sicuramente “La grande abbuffata ” di Marco Ferreri anche se il provocatorio regista milanese lo coniugava con l’indistruttibile binomio di amore e morte (anzi, per la precisione: eros e thanatos). Ma subito ci vengono in mente titoli ormai quasi proverbiali come “Il pranzo di Babette” (1987) di Gabriel Axel con Stéphane Audran  o “Vatel” di Roland Joffé del 2000 con un gigantesco Gérard Depardieu nei panni del protagonista che dà il titolo al film, a fianco di Uma Thurman. E “Chocolat” (2000) dove Juliette Binoche faceva innamorare tutto il paesino francese con i suoi cioccolatini speziati? E Totò che in “Miseria e nobiltà” (1954) mangia gli spaghetti con le mani pescandoli da un’enorme zuppiera? E il delizioso “Pranzo di Ferragosto” (2008) di e con Gianni Di Gregorio e le sue incantevoli vecchiette? Insomma, sono tanti, troppi, i titoli che andrebbero citati: cosa sarebbe la saga de Il Padrino senza il binomio pistole e cannoli, o la profonda provincia francese spesso con le sue storie sordide, senza i momenti conviviali raccontati magistralmente dall’indimenticato Claude Chabrol, perfino nei film di Ferzan Ozpeteck (Ozpeteck, e va beh!) c’è sempre un pranzo o una cena che si rivelano i veri momenti topici della pellicola. Tanti, troppi, dicevamo i film che andrebbero citati se pensiamo che uno dei primi film della storia del cinema all’ora ai suoi primi vagiti si intitola proprio “Le repas de bébé”, girato dai fratelli Lumière, che mostra proprio un bambino che viene imboccato dai premurosi genitori. E che dire del cibo avariato che sarà uno dei motivi scatenanti della rivolta dei marinai della Corazzata Potemkin (che in originale sarebbe in Incrociatore) da cui il film di Ejzenstejn che non è certo la “c…” pazzesca come poi lo definirà Fantozzi, ma resta sicuramente uno dei film più importanti della storia del cinema. Lo stesso Fantozzi che sarà spesso “tragicamente” alle prese con il cibo. E lo si vede, e veniamo al punto, in uno degli spezzoni di film dedicati appunto al tema del cibo che stanno passando in queste serate nel cortile della Camera di Commercio di Bergamo (ingresso da piazza Dante) dove viene proiettato in continuità un programma, come dicevamo, di spezzoni di film legati al tema del cibo (imperdibile l’indimenticato John Belushi che in “Animal House” fa la “macchina spara cibo”), intercalati con vecchie reclame pubblicitarie degli ultimi trent’anni. È, questa, una delle sezioni del Food Film Festival organizzato dall’Associazione Montagna Italia e dalla camera di Commercio di Bergamo, che si sta svolgendo in queste sere in piazza Dante, al Quadriportico del Sentierone (dove avvengono le proiezioni dei film in concorso , tutte le sere alle 20.45) e al monastero di Astino (proiezioni film fuori concorso, dalle ore 21). Il Festival che propone anche incontri, laboratori del gusto a cura di Slow Food, presentazione di libri e, soprattutto, degustazioni a cura della Coldiretti, si concluderà domenica 20.