L’incredibile furbata dalle Volkswagen. Parliamo di morale

La  Volkswagen è accusata, negli USA, di infrangere la legge. Avrebbe infatti montato sulle sue auto un software sulle centraline dei motori quattro cilindri diesel Volkswagen e Audi per barare durante i test ufficiali di controllo delle emissioni. In pratica il sistema fa in modo che la vettura sia a norma solo quando è in fase di “esame”. Dopo l’esame torna alla “normalita”, cioè a livelli di inquinamento ampiamente illegali. Gli organi di informazione parlano di possibilità di multe salate, fino a 18 milardi di dollari. Controlli sono in corso anche in Europa.

SI USA LA TECNICA PER TRUCCARE INVECE CHE PER MIGLIORARE IL PRODOTTO

Il fattaccio riguarda le leggi, l’economia, il lavoro. E tutto a livelli altissimi, se non altro per il peso del protagonista. “Prima casa automobilistica mondiale in termini di fatturato e di redditività, Volkswagen è l’undicesima più grande azienda tedesca. Con 592mila dipendenti è il terzo datore di lavoro e il primo costruttore per auto vendute nel mondo nel 2015”. Strano che una impresa di quelle dimensioni usi il suo potenziale tecnico per truccare i suoi prodotti invece che per migliorarli. Il risultato è una perdita colossale, per l’azienda stessa, per i risparmiatori, per gli automobilisti. Gli ultimi sviluppi parlano, infatti, di crisi interna all’azienda, con richieste di dimissioni, di possibili coinvolgimenti del governo tedesco.

LA MORALE SI PRENDE UNA RIVINCITA

Caso esemplare. Ciò che è immorale, stavolta, non la fra franca. Chi ha voluto guadagnare illegalmente, perde. La morale si prende la sua significativa rivincita. Sì la morale, quella morale che non riguarda la bontà personale di qualcuno, ma la bontà sociale di molti. Quella dove molti, moltissimi sguazzano malamente e dove molti guadagnano sulla spalle e sul lavoro degli altri. Potrebbe succedere che la ditta tedesca faccia meno macchine, ne venda di meno, perda soprattutto la faccia per una incredibile furbata.

FORSE PAGA (ANCHE) CHI NON HA COLPA

Quello che, semmai,  lascia perplessi è che, alla fine, molti di quelli che ci perdono, non ne hanno colpa. Pagano per la colpa di altri. Il che riconferma quella che si diceva prima. O la morale che regola la vita di tutti è una morale condivisa oppure si rischia, per una immoralità collettiva, una ingiustizia altrettanto collettiva.