Papa Francesco, il sindaco Marino e mons. Paglia

Foto: Ignazio Marino, sindaco di Roma

IL SINDACO MARINO, PAPA FRANCESCO E MONS. PAGLIA

Fa un po’ dispiacere che un viaggio importante come quello del Papa negli Stati Uniti, così carico di significati, rischi momentaneamente di affogare per l’opinione pubblica italiana nel marginalissimo “scontro” del Papa con il sindaco Marino. Viene da domandarsi se i nostri giornalisti abbiano tutti il senso delle proporzioni fra i particolari degli eventi su cui devono informare.
Ormai però in questo pasticcio ci siamo dentro e, senza perdere di vista i punti chiave dei discorsi e dei gesti di Papa Francesco negli USA, parliamone. Ce n’è per tutti. E può servire.

LE PAROLE FORTI DEL PAPA SUL SINDACO MARINO

Ha stupito innanzi tutto la forza inconsueta che il Papa ha messo nella sua risposta al giornalista che gli aveva chiesto il suo parere sulla presenza di Marino a Filadelfia. Personalmente ho pensato che al Papa fosse successo qualcosa di simile a quello che capitava a me quand’ero in emigrazione. Dovendomi esprimere non nella lingua materna, mi capitava spesso, anche dopo anni di presenza in Svizzera, di non calibrare perfettamente le parole e le frasi in francese. Però poi ho pure pensato che Papa Francesco si riferisse anche a qualcosa di non corretto nelle ragioni e nelle modalità di quella presenza. Si è saputo che a Filadelfia erano presenti anche organizzazioni gay, genders, con relativo ideale di famiglia, con forte ricerca di visibilità nei dibattiti e nelle manifestazioni. Dopo che Marino aveva vistosamente partecipato non molto tempo fa al gay pride di Roma e aveva enfatizzato in Campidoglio la registrazione di matrimoni gay celebrati all’estero. Che cosa voleva significare la sua presenza a Filadelfia, unico sindaco del mondo, con tanto di fascia? Un perfetto non senso, anzi un vero e proprio controsenso. Doveva quindi essere chiaro che era là non per invito del Papa e dei suoi collaboratori.

LA INELEGANTE GAFFE DI MONS. PAGLIA

Appendice poi ancora più miseranda della già meschina vicenda è stata la parte che ha visto al centro mons. Vincenzo Paglia che è caduto nella trappola di un imitatore, che per conto della “Zanzara” si è finto Renzi e gli ha chiesto il suo parere sulla faccenda Marino a Filadelfia. Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia ci è cascato come una pera cotta e ha risposto: “Certo che Marino si è imbucato. Lui ci ha brigato. Ha cercato di sfruttare questa situazione, e questo fa imbestialire il Numero Uno. Il sindaco è una brava persona. Però nessuno lo ha invitato. Il Papa era furibondo. È stato proprio un bischero”.
A parte il fatto che riesce difficile per chiunque pensare a un Papa Francesco furibondo e addirittura imbestialito. Al massimo contrariato, ma non furibondo; così pure alquanto esagerato, al di là di tutto, dare dell’imbucato e del bischero a Marino; ma Mons. Paglia come potrebbe essere definito? I milanesi avrebbero pronta per lui la traduzione nel loro dialetto della parola “rivoltella”. Ma lasciamo perdere.

IL PAPA CI BENEDICA TUTTI

Il Papa, lungi dall’essere imbestialito, nella sua misericordia avrà di sicuro una benedizione per tutti. Anzi tutto una benedizione furbi et orbi (come scriveva in questi giorni un giornale famoso): la benedizione del furbo per Marino che comunque un po’ ci ha giocato; quella dell’orbo per Mons. Paglia che non ha visto la trappola della Zanzara e ci cascato come un pivello.
Ne abbia una anche per i giornalisti italiani, perché non continuino a commettere l’errore di quel tale che quando il suo maestro gli indicava il sole, invece di guardare al sole, guardava il dito. E non ne lasci mancare una anche per noi perché nel contesto in cui viviamo non perdiamo la sinderesi.