Le poesie di don Adriano Peracchi: «Un bagliore di eternità in ogni cosa»

Lo si dice spesso, e a ragione: il cristianesimo è una religione feriale, non estatica; il vangelo di Gesù non invita a impennate mistiche, ma a cercare un senso nella normalità e, talvolta, nell’opacità dei nostri giorni. Ci pare che questa verità sia testimoniata anche in una raccolta di poesie di don Adriano Peracchi Umano stupore. Risonanze nel quotidiano (Edizioni Gruppo Aeper, pp. 144, 10 euro): «Il poeta che ci parla in questo libro – afferma nella prefazione al volume Fulvio Cesare Manara – scrive per farci cogliere un bagliore di eternità in ogni cosa. In un piccolo paese della Valle Seriana, magari, o nelle vite di persone comuni che incontriamo». Ordinato prete dal vescovo Clemente Gaddi nel 1965 – l’anno in cui si concluse il Concilio Vaticano II -, don Adriano è stato parroco di Bondo Petello di Albino dal 1996 al 2011; impegnato in numerosi progetti di integrazione delle persone con disabilità e di educazione alla pace, dice di sé, in una nota autobiografica, di essere ancora proteso nel tentativo di «diventare “uomo di confine”, non più al centro ma sulla soglia, nella condizione di ospitare ogni “altro” che sia in cammino». Le liriche comprese in Umano stupore, rinunciando in partenza a qualsiasi orpello stilistico, si presentano invece come meditazioni a voce alta, richiami a prendere una posizione (spirituale, morale e politica) rispetto alle tendenze e alla contraddizioni della nostra epoca. Le notizie relative alle stragi di migranti nel Canale di Sicilia, per esempio, ispirano la poesia I profeti di oggi:

[…]

Nella parabola, un ricco implora il povero di nome Lazzaro:

“Manda qualcuno ad avvisare i miei figli

di non essere distratti”.

 

La risposta è:

“Hanno Mosè e i profeti, ascoltate loro”.

Quei volti sconvolti sulle spiagge

Non sono forse i profeti di oggi?

 

In “Guardami”, invece, compare un riferimento al Vangelo di Luca (19, 1-10), in cui si racconta l’episodio del pubblicano Zaccheo che caparbiamente, dall’alto di un sicomoro, osserva la folla cercando di capire chi sia Gesù, finché questi non gli rivolge per primo la parola («Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua»). Oggi – si domanda don Adriano Peracchi – che cosa chiederebbe Cristo a noi, che viviamo spesso in posizione sopraelevata, «da spettatori avvezzi alle tragedie del mondo?».

 

Forse non grandi cose.

 

Soltanto un invito: “Guardami”.

“Guardami” è proprio il primo passo, senza il quale

Non c’è azione, sensazione, sentimento, gesto.

 

Nel 50° dell’ordinazione sacerdotale di don Peracchi, la comunità di Bondo Petello ha promosso la pubblicazione di un secondo volume, questa volta di fotografie e testimonianze, Con riconoscenza. Per la speranza di un mondo nuovo, anch’esso edito dal Gruppo Aeper.

Inoltre, sabato 3 ottobre alle 20 e 30, presso la Casa della Comunità, si terrà una lettura di alcuni testi tratti da Umano stupore, mentre domenica mattina si celebrerà un’eucaristia di ringraziamento.