Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile: un segno di speranza. E un mondo da rifare

Potremmo chiamarla «la sinergia della speranza». «L’adozione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un importante segno di speranza», aveva sottolineato Papa Francesco, rivolto ai membri dell’Assemblea generale dell’Onu, lo scorso 25 settembre a New York. Qualche ora dopo, l’Assemblea approvava ufficialmente l’adozione di quell’Agenda, aprendo di fatto un nuovo e decisivo capitolo nella storia dell’umanità. Non che fra i due momenti vi sia un nesso di causalità diretta; piuttosto una felice comunione d’intenti, pur con “radici” differenti, che dimostra di poter operare concordemente per il bene comune.
Dunque, le Nazioni Unite hanno ufficialmente firmato la nuova “ambiziosa” agenda, che prevede ben 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Ciò significa che i 193 Stati membri dell’Onu si sono impegnati a coordinare e armonizzare le loro politiche nazionali e internazionali, per affrontare – il più rapidamente possibile e, in ogni caso, entro il 2030 – le cause alla base della povertà, aumentando la crescita economica e la prosperità globale attraverso pratiche e meccanismi sostenibili, più comprensivi e rispettosi delle diverse necessità.
«La nuova agenda – ha entusiasticamente commentato Ban Ki-moon, Segretario generale delle Nazioni Unite, – è una promessa da parte di tutti i leader nei confronti di tutte le persone del mondo. L’agenda rappresenta una visione universale, integrale e trasformativa per un mondo migliore. […] La vera prova dell’impegno verso l’Agenda 2030 riguarderà la sua implementazione. Abbiamo bisogno dell’azione da parte di tutti e da tutto il mondo. I 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile sono la nostra guida. Essi rappresentano una lista da seguire per le persone e per il pianeta, una vera guida verso il successo».
L’eccezionalità dell’evento sta nel fatto che per la prima volta gli Stati membri decidono di agire adottando un’agenda che comprende molteplici temi ed obiettivi. Una scelta necessaria nell’attuale mondo globalizzato, dove le problematiche appaiono sempre più strettamente interdipendenti e interconnesse tra loro.
Un vasto mandato, dunque, quello dell’Onu, per una vera e propria sfida, orientata a ridurre il divario tra le aspettative di un mondo ideale in cui vorremmo vivere e la dura realtà. Anche per questo, ben conscio delle difficoltà di un comune agire concreto degli Stati, nel suo discorso all’Onu Papa Francesco aveva voluto sottolineare come, per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, non siano sufficienti “gli impegni assunti solennemente”. Piuttosto, “serve una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate”.
E c’è davvero da augurarsi che queste sue parole siano ascoltate e messe in pratica al più presto dai singoli governi, che dovranno però affrontare la difficile questione dei costi, stimati in cifre altissime. Dalla loro reale disponibilità a finanziare la transizione dipenderà dunque, con ogni probabilità, l’effettiva riuscita del programma.
Circa i contenuti dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, i suoi 17 nuovi obiettivi subentrano (proseguendone le finalità) ai dieci “Obiettivi di sviluppo del millennio” già approvati nel 2000. Essi, declinati in 169 obiettivi specifici, affrontano le questioni cruciali per il prosieguo dell’umanità. Il primo è “eliminare la povertà in tutte le sue forme e in ogni luogo”, partendo dall’assunto che 800 milioni di persone vivono ancora con meno di 1,25 dollari al giorno. Ad esso fa seguito l’impegno per l’azzeramento della fame, la sicurezza alimentare, il miglioramento nutrizionale e la promozione di un’agricoltura sostenibile. Tra gli altri obiettivi prefissati, di particolare rilievo la promozione della salute, l’acqua potabile per tutti, l’energia pulita e sostenibile, l’accesso all’istruzione, l’uguaglianza di genere e la promozione delle donne, una crescita economica inclusiva e sostenibile, l’impiego e il lavoro dignitoso per tutti, la protezione dei mari e della vita marina, la lotta ai cambiamenti climatici.
Come dire, c’è da “rifare” il mondo! Il compito è davvero arduo e il tempo a disposizione molto breve (appena 15 anni!). Ma, data la posta in gioco, val bene la pena di augurarsi – tutti insieme – che la buona volontà dimostrata dagli Stati membri in fase decisionale possa finalmente essere tradotta in fattiva operatività. Appuntamento al 2030, dunque, con l’auspicio di poterci rallegrare per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti.