Percassi, L’Atalanta, lo stadio, Vittorio Feltri e le sue calde raccomandazioni al sindaco Gori

Foto: il presidente dell’Atalanta Antonio Percassi

Sull’Eco di Bergamo di qualche giorno fa, esattamente del 12 ottobre, Vittorio Feltri ha scritto una lettera al Direttore a proposito del ventilato acquisto dello stadio da parte del presidente dell’Atalanta Percassi. L’intento della lettera è dichiarato fin dalle prime righe: “Spero che l’affare si concluda a un prezzo ragionevole”. Più avanti Feltri si augura che il sindaco “non si fermi davanti a qualche milione in più o in meno… Giorgio Gori non può e non deve pretendere che il presidente nerazzurro si accolli anche le spese per restaurare il quartiere”.

Insomma un assist perfetto. Manca solo di buttare la palla in rete. Se il gol non ci sarà diventa evidentissimo che la colpa non sarà di Percassi che gioca benissimo, ma del sindaco che pretende troppo.

SIAMO CITTADINI PRIMA CHE ATALANTINI

Siamo tutti – o quasi tutti – atalantini. Lo è anche il sottoscritto, da sempre. Ma, prima di essere atalantini siamo cittadini che hanno in testa una convinzione banale banale: non è la città che deve vivere in funzione dell’Atalanta, ma il contrario: l’Atalanta in funzione della città. (A questo proposito si potrebbe chiedere a quelli di Santa Caterina se è proprio così, quando bisogna rintanarsi in casa per evitare la guerriglia urbana, dopo certe partite. Ma lasciamo perdere).

PERCASSI È UN IMPRENDITORE O UN BENEFATTORE?

Allora: va bene che lo stadio resti lì, va bene che lo si venda. Ma che almeno non lo si svenda. Perché, anche in questa occasione, anche con la lettera di Feltri, ci si trova di fronte a una ricorrente ambiguità. I protagonisti del mondo del calcio sono, a seconda delle occasioni, degli imprenditori che devono far bene i loro affari; oppure dei benefattori dell’umanità che regalano l’impareggiabile distrazione domenicale. Ma bisogna decidere cosa sono, una volta per sempre. Se c’è di mezzo un affare non bisogna chiedere al sindaco di trattare il presidente che fa l’affare come un benefattore che ha bisogno di un regalo. L’imprenditore faccia l’imprenditore e non si scandalizzi se il sindaco fa anche lui l’imprenditore che fa bene gli affari, che non sono i suoi, ma quelli della città.

IL REGALO DI OGGI E L’AFFARE DI DOMANI

Anche perché, non so se la cosa è stata pensata. Supponiamo che in un domani, magari lontano, Percassi non sia più presidente dell’Atalanta. Un altro presidente gli chiederà di poter far giocare l’Atalanta nello stadio. Ma allora chi ha ricevuto, oggi, un regalo si sentirà in obbligo di fare a sua volta il regalo a un nuovo presidente atalantino, domani?

Ma questo mi pare difficile perché se Percassi acquista lo stadio, ne fa quello che vuole, come ogni proprietario. Mi pare, quindi, che il tragitto più semplice per Gori sia che faccia il sindaco, che quindi stia attento a non prendersi un gol che gli farebbe perdere una partita molto importante e potrebbe, non si sa mai, compromettere anche le altre partite magari più importanti di questa.