Un giubileo bestiale – 2. Il gallo del pollaio del Papa

Chiesa di Tavodo (Trento): cuspide del campanile

IL CANTO DEL GALLO PER SVEGLIARE LA CHIESA

Ignazio Silone, lo sanno anche le mie galline, nella sua Avventura di un povero cristiano, dice che la Chiesa è partita come un nido di aquile ed è finita per diventare un pollaio. Io non saprei dire se il Vaticano è un pollaio in questo senso metaforico. So però che in Vaticano c’è anche un pollaio, un pollaio autentico, con tante belle galline. E io ne sono il re. Sono il gallo del pollaio del Papa.
Dai ritagli di giornale con cui le suore che ci accudiscono avvolgono le uova delle mie galline, sono venuto a conoscenza delle contestazioni dei fratelli protestanti al Giubileo del 2000 indetto da Giovanni Paolo II, che pure aveva fatto tanto per il superamento delle divisioni della Chiesa.
A me, in quanto gallo, i protestanti stanno simpatici perché, come si sa, han preso proprio un gallo come simbolo del loro grido di protesta levato nel ‘500 per svegliare la Chiesa e per denunciare il suo rinnegamento di Cristo. E, pur non essendo del tutto d’accordo con la radicalità della loro protesta, mi fa piacere che sui loro campanili resti l’emblema del gallo a perenne memoria di quel grido. Mi hanno detto che il Papa, tutte le volte che io canto la mattina presto, fa memoria del triplice rinnegamento di Pietro e di tutti i successivi rinnegamenti della Chiesa e ne chiede perdono al Signore. Da quando l’ho saputo, ogni mattina intono il mio chicchirichì in unione con le sue intenzioni.

IL GALLO CANTA ANCHE PER I PROTESTANTI

A questo punto però, io comincio a domandarmi se noi galli non dobbiamo cantare un po’ anche per loro, i protestanti, che forse stanno dormendo un po’ troppo sui clichés della loro antica protesta. Anche nei pollai si ha qualche volta l’impressione che per loro il Papa e i cattolici siano ancora come nel ‘500. Lo si è visto chiaro proprio anche nel loro atteggiamento verso il Giubileo del 2000.
Intendiamoci, ben fece Lutero nel 1517 a scuotere la Chiesa per l’innegabile scandalo delle indulgenze, ma la riconsiderazione che la Chiesa ha fatto della dottrina e della prassi delle indulgenze dal Concilio di Trento in poi, giù giù fino al Concilio Vaticano II, a Paolo VI e a Giovanni Paolo II, credo meriti un atteggiamento diverso anche da parte loro. E così era lecito sperare in un loro atteggiamento un tantinino più nuovo a riguardo del senso e del valore di questo Giubileo. Invece…

L’INDULGENZA DEL GIUBILEO NON È UN SACRILEGIO

Anch’io che sono un pollo ho capito che l’indulgenza non è un comodo surrogato della confessione e nemmeno una banalizzazione del cammino cristiano di conversione continua. Anch’io ho capito che, dopo il primo passo decisivo della conversione e dopo l’assoluzione del peccato nella confessione, resta da compiere un cammino convinto, che può essere anche lungo e faticoso, per arrivare all’amore perfetto di Dio. È come quando nei pollai c’è un’epidemia di pipita. Il veterinario col suo intervento indispensabile ci salva dalla morte, ma poi per noi resta da fare la convalescenza con una speciale alimentazione e con esercizi di riabilitazione in vista di una totale ripresa. Il cammino per superare le conseguenze del peccato, lo dicevo prima, può essere lungo e faticoso. Ma, perché sia più rapido e più felice, io posso chiedere l’aiuto della Chiesa, e lei mi fa il regalo straordinario di rendermi partecipe in modo speciale di tutto il bene accumulato dai cristiani lungo tutta la storia.

IL NOSTRO È TEMPO OPPORTUNO PER UNA BELLA INDULGENZA

Chi potrebbe negare che un Grande Giubileo della Misericordia con la sua bella indulgenza plenaria ha oggi la sua ragion d’essere? Con buona pace dei miei amici protestanti, il Papa ha quindi fatto bene ad indirlo. C’è da sperare, certo, che i cattolici prendano molto sul serio l’invito del Papa a un generoso cammino di conversione dei singoli e di tutta la Chiesa nel suo insieme, e che non riducano il Giubileo a una “pia pratica” da evadere burocraticamente o, peggio, superstiziosamente. Ma, me lo lascino dire i cristiani non cattolici, sarebbe bellissimo se, con modalità loro, con motivazioni loro, anch’essi sottolineassero questo momento di grave crisi morale con un deciso colpo di acceleratore nel loro cammino al seguito di Gesù Cristo, con il desiderio e la consapevolezza di essere utilmente sostenuti e aiutati in questo dalla preghiera della Chiesa intera.

Pensieri del gallo del Papa raccolti da don Giacomo Panfilo
letteralmente sorpreso (e chi non lo sarebbe?) dal livello teologico del pennuto.