L’Oms: «La carne fa venire il cancro». Ma un tempo era un sogno proibito. Per molti lo è ancora

La notizia è stata lanciata nella sfera mediatica con sovrana indifferenza rispetto alle conseguenze nell’opinione pubblica: “L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione, massima autorità in materia di studio degli agenti cancerogeni che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro negli uomini”.
Ovviamente non abbiamo alcun titolo scientifico per poter esprimere un giudizio di merito, però qualche considerazione di buon senso ce la possiamo permettere, in attesa che la scienza, sovrana indiscussa dei nostri tempi sommamente increduli e ingenuamente creduloni, ci fornisca qualche evidenza medica di assoluto affidamento. Intanto guai a dimenticare da dove veniamo. Noi siamo un popolo con profonde radici contadine e c’è ancora qualche ottuagenario in circolazione che può spiegare ai più giovani che cos’era, agli albori del Novecento, la pellagra. Ma ci sono anche sessantenni che potrebbero raccontare come nel Secondo Dopoguerra italiano, fosse difficile per la maggioranza della popolazione avere un’alimentazione equilibrata. E c’erano tanti che la carne la sognavano. E poterla mangiare anche una sola volta a settimana era considerato un autentico lusso. E quando negli Anni Sessanta gli italiani cominciarono a mangiarne in abbondanza, era uno degli indicatori del “miracolo economico”.
Ricordare da dove veniamo ci può fare riflettere su tutti gli abusi alimentari di oggi che spesso, complice anche la qualità del cibo, producono problemi seri alla salute. Disfunzioni peraltro aggravate dall’insieme dei nostri stili di vita “moderni”.
Non ci permettiamo di dispensare consigli: chi siamo noi per giudicare? Ma di sicuro possiamo affermare che sarebbe necessario un ritorno alla sobrietà anche nell’alimentazione. Chi può sostenere ragionevolmente il contrario?
Però, questa notizia della “carne cancerogena” ha uno strano retrogusto. L’Expo di Milano ci ha ricordato che 800 milioni di persone nel mondo soffrono ancora la fame. Non so che effetto faccia su di voi, ma parlarne con indifferenza salottiera mentre c’è chi muore di fame, sinceramente ci disturba.