Umanimondo: uno spazio di cura. I giovani volontari Caritas si mettono in moto

Guccini, cantando i dodici mesi, definisce settembre “mese del ripensamento” e in cui “ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità, come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità” e così è un po’ per tutti, di ritorno dalla più o meno lunga pausa estiva, più o meno pronti a riprogrammare un nuovo anno; e così è anche per noi, volontari in Caritas del gruppo di Umanimondo. Umanimondo nasce in Caritas cinque anni fa, quando, dopo dieci anni di viaggi di carità e di altrettante testimonianze nelle parrocchie e negli oratori della diocesi, i viaggiatori hanno voluto creare uno spazio e un tempo in cui condividere gioie e dolori delle esperienze vissute, cercando il modo migliore di rielaborare, senza lasciare che il viaggio terminasse una volta terminato il racconto. Dopo cinque anni, durante i quali sono entrati e usciti nella commissione volti e storie di vita, anche Umanimondo, in questo settembre, si è ripensato, mettendo in discussione il proprio statuto ontologico, mai stato scritto, eppure sempre condiviso dai partecipanti, e si è messo in gioco, per accogliere le potenzialità che ogni persona può offrire al gruppo. Sabato 24 ottobre, infatti, si è svolto, presso Casa Padre Aldo, a Monterosso, il primo Open-day di Umanimondo. Gli operatori Caritas, insieme ai membri presenti nella Commissione da quando è nata e a noi che da meno tempo ne facciamo parte, hanno deciso di rinnovare l’identità del gruppo: non più soltanto il luogo in cui ci si prende cura di quanti sono partiti e decidono di proseguire la propria esperienza in Caritas un volta tornati, ma uno spazio aperto a tutti i giovani volontari presenti in Caritas, ognuno con il proprio incarico, quale volontari dei servizi mensa e dormitorio, servizio civilisti e AVS, uno spazio, appunto, in cui, chi già ne conosce lo stile, dichiara SI (io) CURO e, quindi, scelgo di prendermi cura di un tu che si prende cura del prossimo. Per far conoscere la storia e lo stile di Umanimondo ai futuri membri o anche solo a qualche affezionato, abbiamo organizzato un percorso costituito da tre momenti: nella prima stanza, dopo un momento di accoglienza, la presentazione della commissione da parte di un accompagnatore e i ragazzi hanno potuto vedere su un planisfero e attraverso le immagini di un video dove e in che modo Caritas, attraverso i giovani, opera a Bergamo, in Italia e nel mondo. La seconda stanza offriva la testimonianza, elemento fondamentale e alla base di Umanimondo, tanto quanto la domanda del cuore che la scaturisce. Infine, una terza stanza, in cui ogni volontario appartenente al gruppo presentava se stesso e cosa offre a Caritas, attraverso una sorta di carta di identità, la stessa che quanti hanno partecipato (non troppi, devo ammettere) sono stati invitati a compilare, parlando di sé e di quanto potrebbero o vorrebbero offrire ad Umanimondo. Un breve viaggio alla scoperta di Umanimondo, della sua storia, del suo stile, dei volti che lo rendono possibile, perché alla base stanno tanto il fare quanto il vivere. E per vivere appieno il nostro stile, abbiamo proposto anche un momento di preghiera, in cui abbiamo letto il brano del buon Samaritano, cercando di riscriverlo secondo il nostro modo di agire e ricevere cura, guidati dalle parole di Don Di Liegro, che esorta i volontari a “prendere coscienza di quello che avviene, del dolore, della povertà e delle precarietà dell’esistenza e  mobilitare tutte quelle energie che vogliono ridare speranza” e a ricordare “che il noi viene molto prima dell’io” e che “non solo non si può amare a distanza restando fuori dalla mischia e senza sporcarsi le mani, ma non si può amare senza condividere ciò che uno è, ciò che uno ha, ciò di cui necessita”. Noi siamo sicuri che il primo seme del prendersi cura è stato piantato e  “l’inverno è lungo ancora, ma nel cuore appare la speranza…”.