La cultura? Non è un settore da specialisti. E’ qui che la Chiesa misura la sua capacità di parlare all’uomo di oggi

La cultura non è un settore specialistico o d’élite, non è una zona riservata agli intellettuali, ma è il terreno principe sul quale si misura l’azione pastorale. Il primo convegno diocesano di pastorale della cultura, dei beni culturali e delle comunicazioni che si è svolto nei giorni scorsi al Cinema Conca Verde è partito dai fondamentali, dalle domande più semplici ma anche più provocanti: cos’è la cultura e cosa intendiamo con questa parola, chi è il soggetto che fa e che genera cultura?

Sono 27 le realtà che fanno riferimento al settore pastorale della cultura, dei beni culturali e della comunicazione della diocesi: una notevole ricchezza, di cui essere, prima di tutto, consapevoli. Ed è questo “censimento”, questo ragionamento su ciò che esiste, uno dei presupposti di questo primo incontro, preceduto e seguito dal lavoro di un tavolo permanente che riunisce i rappresentanti di questi organismi e intende essere fondamento di una nuova stagione di lavoro comune, a servizio delle comunità.

Diverse voci, numerose espressioni: la pluralità è un dono, a patto che, ha sottolineato il vescovo Francesco Beschi, offrendo una direzione, “non diventi dispersiva o disgregante”. Dalla cultura, ha sottolineato ancora il vescovo, non si può prescindere: “Ogni volta che si dà una valutazione, un’interpretazione della realtà si fa cultura”.

“La cultura – ha ricordato don Fabrizio Rigamonti, direttore dell’ufficio diocesano per la pastorale della cultura, è un punto di snodo centrale per l’evangelizzazione”. Spesso pensiamo di sapere già, diamo per scontato che tutto prosegua come è stato in passato, non cogliamo la distanza che va allargandosi tra la Chiesa e la cultura postmoderna, la Chiesa e il linguaggio dell’uomo contemporaneo: “Non basta più attuare quello che ci è stato consegnato” afferma con forza il vescovo.

“La Chiesa deve essere pronta – sottolinea monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della diocesi di Milano – ai cambiamenti culturali, altrimenti si trova priva di strumenti e di linguaggio. Bisogna articolare un vero progetto”. C’è bisogno della cultura, chiarisce, perché il cristianesimo si faccia strumento per porsi davanti alla vita: un esempio concreto viene dalle feste di questi giorni. “La festa dei santi – dice Bressan – è un antidoto ai riti pagani di Halloween, che rimuove il problema, la paura della morte”. Preoccupa l’incapacità della Chiesa di esprimersi in ambito politico: “Non siamo più in grado – continua Bressan – di aiutare la società a risolvere alcuni problemi. Ma una diocesi fa cultura nel momento in cui aiuta i cristiani a prendere di posizione di fronte alle questioni più importanti, quelle che la gente vive ogni giorno: la malattia, l’immigrazione, la fragilità. Cosa offriamo perché sia possibile avere una posizione più umana?”

Don Fabrizio Rigamonti ha condensato la natura delle realtà diocesane legate all’ambito culturale in tre verbi, tre azioni, tre grandi ambiti tematici: custodire il passato, interpretare il presente, comunicare nella lingua di tutti. Nel rispetto della missione specifica di ognuno, c’è però un terreno che unisce tutti, ed è quello del servizio alle comunità, alle parrocchie, al territorio, del contributo offerto per colmare la distanza tra coscienza privata e cultura pubblica.

Seguendo questa direzione, il lavoro da fare è molto, l’orizzonte è aperto e l’esperienza può essere entusiasmante, a patto che si accetti di mettersi in gioco, a partire dalla formazione: “per avere alcune linee – come ha chiarito don Fabrizio – entro le quali ci si possa riconoscere non per ingabbiare ma per alimentare sinergie, e rendere sempre di più protagoniste le comunità parrocchiali”.

Il progetto ha un’espansione a cerchi concentrici: le realtà diocesane, le comunità parrocchiali, le associazioni, i movimenti, gli altri soggetti che si muovono in ambito culturale. Intanto, finito il convegno, è già cominciato un confronto molto vivace, fatto per ora di contributi inviati all’ufficio per la pastorale della cultura (per avere tutti i riferimenti basta cliccare su www.diocesibg.it).