La Porta Santa

Immagine: Michelangelo da Caravaggio, L’incredulità di san Tommaso (1600 – 1601), Bildergalerie di Potsdam. ” Il costato squarciato di Gesù è la vera porta santa”

Noi non siamo dei puri spiriti. Abbiamo un corpo. Quindi nella nostra religione non basta il pensiero; occorrono segni materiali con cui Dio ci fa toccare con mano che il suo amore non è astratto e noi manifestiamo con tutta la nostra concretezza a Dio i nostri sentimenti interiori. Uno dei segni più belli del Giubileo è il passaggio della Porta Santa per entrare nella Chiesa a chiedere la misericordia di Dio. Spieghiamolo! È un segno di alta profondità biblica.

LA PRIMA PORTA SANTA

Giacobbe in fuga (Gn 27, 41-45), una notte, sogna una scala che poggia sulla terra mentre la cima arriva al cielo e vede degli angeli che salgono portando su le preghiere dell’uomo e scendono portando giù le benedizioni di Dio. Al risveglio il fuggitivo capisce che per lui c’è speranza, perché il cielo non è chiuso e quella ne è la porta spalancata (Gn 28, 10-17). In quel sogno è chiaramente implicito il desiderio dell’uomo di incontrare Dio e la risposta di Dio a questo desiderio.
Nell’Antico Testamento i segni che da parte di Dio il cielo non è chiuso sono molti. Secondo la Lettera agli Ebrei (Eb 11), lungo tutta la storia Dio risponde ai bisogni di salvezza dell’umanità “molte volte e in diversi modi”. Si pensi all’Esodo, al Libro dei Giudici, ai profeti.

GESÙ È LA PORTA

Il sogno di Giacobbe si realizza pienamente in Gesù. Il cielo si apre già al suo venire nel mondo e poi al suo battesimo nel Giordano mentre scende su di lui lo Spirito Sano. Dopodiché egli stesso un giorno dirà esplicitamente ai suoi discepoli: “Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo” (Gv 1, 51). Infine più avanti dirà definitivamente: “IO sono LA porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10,9).
Il Siracide diceva: “Se vedi un saggio, va’ presto da lui; il tuo piede logori i gradini della sua porta” (Sir 6, 36). In base però a ciò che dice Gesù, non si tratta solo di entrare da lui, ma proprio di entrare in lui e attraverso d lui.
Ma come può avvenire questo? La risposta è sempre nel Vangelo. Raccontando la morte di Gesù, Giovanni dice che “uno dei soldati gli aprì (aperuit) il costato con la lancia” (Gv 19, 34). Ecco, il costato squarciato di Gesù è la vera porta santa. E, si noti bene, la porta non è in cima alla scala, come nel sogno di Giacobbe, ma è in fondo, là dove la scala poggia sulla terra, sul Calvario dove il Signore è sceso nel suo completo annientamento per essere il Dio-con-noi.

DALLA PORTA SANTA L’ACQUA DELLA VITA

Giovanni nel suo racconto (Gv 19, 35) precisa che dal fianco trafitto di Gesù uscì sangue e acqua (due degli elementi base della vita), segno che egli ci ha amati fino all’ultima goccia di sangue.
L’acqua dell’amore totale che esce da questa nuova porta santa, fa pensare a Ezechiele. In terra d’esilio il profeta vede il tempio di Gerusalemme ricostruito per il rilancio dell’Alleanza e guardando vede da sotto la soglia uscire dell’acqua. All’inizio è poco più di un rigagnolo, ma poi diventa un fiume che scende nel deserto e lo fa fiorire e arriva fino al Mar Morto e ne risana le acque (Ez 47, 1-10).
Il Papa, aprendo la Porta Santa del Giubileo della Misericordia, si fa portavoce di Gesù: “Chi ha sete venga a me e beva” (Gv 7, 37). Se accoglieremo l’invito, “attingeremo acqua con gioia alle sorgenti della salvezza” (Is 12, 3). E la sorgente della salvezza è appunto il Cuore trafitto di Gesù. (Come non pensare all’Apostolo Tommaso, che, anche con vantaggio nostro, va a constatare di persona, addirittura mettendoci il dito, che… la porta santa del nuovo Tempio è veramente aperta?).

L’ANNO SANTO E LA SETE DEGLI UOMINI

L’accesso alla porta santa è… questione di sete. Il Giubileo è anzitutto per coloro che, per negligenza propria o per cattiveria altrui, hanno il cuore ridotto come un deserto, arido, senz’acqua (Sl 63, 2), e ha sete di amore, di verità, di giustizia. Poi è per chi il cuore ce l’ha inquinato per aver bevuto a fonti avvelenate. Però, perché l’accostarci alla Porta santa non sia solo un gesto rituale, ma sia davvero un accostarci alla fonte viva della salvezza, serve come sempre anzitutto l’ascolto della Parola, che scende come la pioggia (Is 55, 10) a fecondare la terra, e poi serve l’accostarci all’Eucaristia, perché Gesù ha detto: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6, 56). In questo entrare e dimorare di Gesù in noi e di noi in lui sta il massimo della misericordia di Dio. E questo è lo scopo del Giubileo.