Pellegrinaggio e Giubileo/01. Origine e significato del pellegrinaggio

Foto: il pellegrinaggio resta anche oggi un evento importante nella comunità cristiana

I parroci, tra le loro iniziative pastorali,
danno notoriamente grande importanza ai pellegrinaggi.
I sociologi parlano di turismo religioso,
ma per i pastori si tratta di veri e propri esercizi spirituali.
In vista del prossimo Giubileo,
che come tutti i Giubilei, avrà la sua manifestazione principale
nel pellegrinaggio a Roma

o a una delle tante sedi abilitate,
parliamone. Lo farò in due puntate.

OGNI UOMO, OGNI CREDENTE È UN PELLEGRINO

Il camminare è una delle attività primordiali dell’uomo. Perciò viene naturale di pensare a lui come ad un “essere viaggiante” e di considerare tutta la vita come un cammino.

Anche per la Bibbia è così. Nel Libro della nostra fede, la vita come cammino è un motivo ricorrente.

Nell’Antico Testamento la vicenda di Abramo (che viene chiamato l’Arameo errante) e quella dell’Esodo degli Ebrei dall’Egitto son presentate come modelli per i credenti di tutti i tempi.

Nel Nuovo Testamento la vita cristiana è definita come un seguire Gesù sul la strada stretta e aspra della vita. Uno dei modi più antichi per indicare il cristianesimo è quello di chiamarlo semplicemente “la via del Signore” (At 9, 2; 18, 25). Gesù stesso si presenta come via, anzi come la via (Gv 14, 16).

I cristiani, si sa, sono nel mondo senza essere del mondo. Sono un popolo di sradicati (Eb 11,13; 13,9.14) e la loro vita è un continuo pellegrinare (1Pt 1, 1; 2, 11): non un vagabondare senza meta, ma un camminare nello Spirito (Gal 5, 16ss; Rm 8, 4) verso “il santuario” (Eb 8,9), cioè verso la patria che è nei cieli.

Il cristiano non è mai un arrivato (Fil 3, 12) finché non è giunto alla ‘terra promessa’  dove Gesù ci ha preceduto per prepararci un posto dove Dio sarà tutto in tutti.

I MOMENTI FORTI DEL PELLEGRINAGGIO DELLA VITA

Ogni viaggio che si rispetti, primo fra tutti quello della vita, ha dei momenti decisivi dai quali dipende la sua riuscita.

La partenza innanzitutto. Per i cinesi anche i viaggi più lunghi son fatti di tanti piccoli passi, il più imporrante dei quali è il primo. Se non si parte non si arriva da nessuna parte. Ma partire è uscire, liberarsi, lasciare (cfr Gen 12, 1s). Partire è un po’ morire. Ecco dove sta la difficoltà di ogni partenza.

I bivi sono pure importanti. Sono quei momenti in cui bisogna scegliere una direzione piuttosto che un’altra. Sono quindi momenti di incertezza, in cui si può sbagliare, ci si può smarrire, si può finire fuori strada, con l’esigenza poi, se ci si vuol salvare, di tornare sulla retta via (Cfr Dt 11, 26ss).

Poi ci son le soste, che possono essere di ristoro – come in 1Re 19, 5ss o in Mc 6, 30 – oppure di rilassatezza e di peccato – come in Es 32, 6 [il vitello d’oro].

Ma perché il viaggio sia buono e vada a buon fine non si devon trascurare la compagnia (v. Libro di Tobia), l’equipaggiamento (Es 12, 11; Lc 10, 4); l’alimentazione (Es 16; 1Re 19, 5ss; Gv 6, 31ss) e i punti di orientamento (Nm 21, 8s; Gv 3, 14ss; Sal 34, 6 [“Guardate a lui e sarete illuminati”]).

Decisivo quanto il partire è l’arrivare alla meta. Senza una meta chiara ogni cammino è solo un vagabondare e se non si arriva da nessuna parte è pressoché inutile mettersi in viaggio. L’arrivare è visto nella Bibbia come un “entrare nel riposo di Dio” (Eb 3, 7ss).

STORIA DELL’USANZA DEI PELLEGRINAGGI

Il passaggio dall’idea della vita come cammino verso Dio all’usanza del pellegrinare verso un luogo santo avviene con grande spontaneità. Per questo l’usanza del pellegrinaggio è antichissima (cfr Es 5, 3; 1Sam 1; 1Re 19) ed è presente praticamente in tutte le religioni storiche. Alla base sta la convinzione di fede che Dio è accessibile e interviene nel mondo in precise circostanze di tempo e di luogo. L’incamminarsi verso i “luoghi santi” in cui Dio si è in qualche modo manifestato diventa simbolo del cammino della fede.

Nel cristianesimo i pellegrinaggi iniziano dopo la fine delle persecuzioni (sec. IV) quando la Chiesa si assesta nella pace e viene meno la convinzione che la fine del mondo sia vicina.

Si hanno dapprima pellegrinaggi verso monaci ed eremiti, pellegrinaggi come iniziative di penitenza e di direzione spirituale. In seguito nasce l’usanza di pellegrinare alle tombe dei martiri e dei santi più noti, per venerarne la memoria e per chiederne l’intercessione.

Di pellegrinaggi in Palestina sui luoghi della redenzione si ha notizia fin dal sec. IV (S. Elena) e V (Eteria). Più tardivi (fine del sec. V) i primi pellegrinaggi mariani.

La disciplina penitenziale del Medio Evo favorisce enormemente lo sviluppo e l’organizzazione di questa pratica religiosa, che avrà come mete principali la Terra Santa, Roma e Santiago di Compostela.

Negli ultimi decenni, la nascita dell’industria turistica ha reso frequente l’abbinamento dei pellegrinaggi con il turismo, spesso però a scapito dell’aspetto autenticamente religioso e spirituale.